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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Italia

Più rifugiati che migranti economici: ecco l'Italia che aspetta lo Ius Soli

Nel rapporto Migrantes la Caritas traccia tutti i numeri di un'emergenza epocale: sono 5.026.153 le persone di cittadinanza straniera in Italia e più della metà sono concentrate in tre regioni del Nord ed una del Centro

Dopo la crisi del 2008 il numero degli stranieri residenti nell'Unione Europea ha continuato a crescere giungendo ad un totale di quasi 37 milioni, con un'incidenza sulla popolazione totale del 7,3%. E l'Italia non fa eccezione, ma i dati diffusi oggi dal Rapporto Caritas Migrantes dimostrano che da noi si ha una percezione sbagliata del fenomeno, in atto non c'è una invasione ma un vero cambiamento epocale come si evince anche dal motivo delle richieste di rilascio del permesso di soggiorno: se si conferma la prevalenza dei motivi di lavoro (42,0%) e di famiglia (41,5%) il terzo motivo per importanza è quello legato alla richiesta di asilo (9,7%) che, rispetto agli anni precedenti, ha sopravanzato il motivo dello studio.

Quanti sono

Nel 2015 sono 243,7 milioni le persone che nel mondo vivono in un paese diverso da quello d’origine: il numero di migranti è aumentato dal 1990 del 59,7% e rappresentano il 3,3% dell’intera popolazione mondiale. L'Europa, ospitando il 31,2% del totale dei migranti internazionali, risulta insieme all’Asia e al Nord America, tra le aree con maggiore presenza dei migranti internazionali. 

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Al 1° gennaio del 2000, gli stranieri residenti nei paesi dell'Europa mediterranea erano 21,1 milioni e in otto anni sono aumentati di poco più di 10 milioni di unità, cioè il 48% (Tab. 3). Dopo la crisi del 2008 il numero degli stranieri residenti in Europa ha continuato a crescere giungendo, nel 2015, nell’area UE-28, a 35,1 milioni (6,9% della popolazione totale), con un aumento del 3,6% rispetto al 2014. Nel 2016, gli stranieri presenti nell’UE-28 sono ulteriormente aumentati del 5,1%, giungendo ad un totale di quasi 37 milioni, con un’incidenza sulla popolazione totale del 7,3%. 

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Considerando la distribuzione nei vari paesi, il 76,2% dei residenti stranieri è ospitata in 5 Stati membri dell’UE-28.  Di questi, la più alta quota spetta alla Germania (23,4%), seguita dal Regno Unito (15,3%). L’Italia è al terzo posto (13,6%), seguita dalla Spagna (12,0%) e dalla Francia (11,9%).

Gli stranieri che arrivano in Italia sono per la stragrande maggioranza di passaggio nella nostra penisola: il Rapporto Caritas Migrantes riprendendo i dati ISTAT sulla popolazione residente in Italia mostrano che al primo gennaio 2016 risiedevano in Italia 60.665.551 persone, di cui 5.026.153 di cittadinanza straniera, l'8,3% del totale (diminuita rispetto all'anno precedente di 130.061 unità. 

Al primo gennaio 2016, con un aumento di sole 1.217 unità (+0,03%) rispetto alla stessa data del 2015, risultano concessi 3.931.133 permessi di soggiorno, di cui il 48,7% riguarda le donne. Rispetto alla durata, il totale dei permessi si ripartisce tra 1.681.169 "con scadenza" (40,5%) e 2.338.435 "di lungo periodo" (59,5%).

Dove vivono

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In tre regioni del Nord ed una del Centro è concentrata più della metà dell'intera popolazione straniera presente in Italia (56,2%): si tratta della Lombardia (22,9%), del Lazio (12,8%), dell'Emilia Romagna (10,6%) e del Veneto (9,9%). Lo afferma il Rapporto Caritas Migrantes 2016 pubblicato oggi.

A inizio 2016, il 58,6% degli stranieri vive nel Nord, mentre questa percentuale scende al 25,4% nel Centro, con un ulteriore calo nel Mezzogiorno (15,9%).

In Italia sono presenti 198 nazionalità, su un totale mondiale di 232, e dei cittadini stranieri presenti in Italia, oltre il 50% (oltre 2,6 milioni di individui) sono cittadini di un paese europeo: di questi solo 1,5 milioni sono cittadini di un paese dell'Unione, la restante parte proviene dagli Stati dell'Europa Centro-Orientale. I gruppi, le cui quote sono più consistenti, sono i romeni (22,9%), gli albanesi (9,3%) e i marocchini (8,7%): nel complesso, queste tre nazionalità rappresentano il 40,9% del totale degli stranieri residenti.

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L'impatto economico 

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Per la prima volta, nella storia recente, i flussi di rimesse monetarie verso i paesi in via di sviluppo hanno subìto un calo per due anni successivi: tra il 2014 e il 2015 (-1,0%) e tra il 2015 e il 2016 (-2,4%). Secondo la Banca Mondiale, le rimesse monetarie verso i paesi in via di sviluppo sono stimate in 429 miliardi dollari nel 2016.

E' l’India il paese che riceve la maggior quota del volume globale delle rimesse, con una cifra stimata di 62,7 miliardi nel 2015, seguita dalla Cina (61 miliardi), e dalle Filippine (30 miliardi). Va comunque tenuta presente la possibilità che questo dato sia sottostimato, se si tiene conto che la stessa Banca Mondiale nel 2007 affermò che alle cifre ufficiali dei trasferimenti in denaro da parte dei migranti verso i paesi in via di sviluppo andasse aggiunto circa il 50% o più, rappresentato dai flussi non registrati attraverso canali informali. Così costituito, tenendo conto della sua formalità e informalità, il flusso di rimesse rappresenta la più grande fonte di finanziamento di molti paesi in via di sviluppo.

Le analisi ISMU su dati Bankitalia, nell’anno 2016, indicano che il volume complessivo delle rimesse inviate dall’Italia ammonta a poco più di 5 miliardi di euro: da Lombardia (1,1 miliardi di euro), Lazio (776 milioni), Toscana (quasi 478 milioni) ed Emilia Romagna (456 milioni) partono il 56,7% del totale italiano delle rimesse inviate dall’Italia.

Permessi e cittadinanza (aspettando lo Ius solis)

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Al 1° gennaio 2016, con un aumento di sole 1.217 unità (+0,03%) rispetto alla stessa data del 2015, sono stati concessi 3.931.133 permessi di soggiorno, di cui il 48,7% riguarda le donne mentra al 31 dicembre 2015 su un totale di 178.035 acquisizioni di cittadinanza di stranieri residenti, ben 158.891 riguardano non comunitari residenti, con un aumento, rispetto alla stessa data del 2014, del 37,1%

Coloro che acquisiscono la cittadinanza per trasmissione dai genitori e coloro che, nati nel nostro Paese al compimento del diciottesimo anno di età, scelgono la cittadinanza italiana sono passati da circa 10 mila nel 2011 a oltre 66 mila nel 2015 con una crescita costante e molto sostenuta: tra coloro che acquisiscono la cittadinanza italiana i maschi sono uno su due (52%). 

Nel 2015, i matrimoni misti (in cui uno sposo è italiano e l’altro straniero) ammontano a 17.692. Il tipo prevalente è quello in cui è la sposa ad essere straniera: 13.642 nozze (il 77,1% di tutti i matrimoni misti).

Gli uomini italiani che nel 2015 hanno sposato una cittadina straniera hanno nel 20% dei casi una moglie rumena, nel 12% un’ucraina e nel 6% una russa. Nel complesso, oltre una sposa straniera su due è cittadina di un paese dell’Est Europa.

Le donne italiane che hanno sposato un cittadino straniero, invece, hanno scelto più spesso uomini provenienti dal Marocco (13%), dall’Albania (11%) e dalla Romania (6%). Complessivamente, in questo tipo di coppia, il 32% degli sposi è cittadino di un paese dell’Est Europa, il 27% di un paese africano.

La scuola

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Nell’anno scolastico 2015/2016, gli alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole italiane sono 814.851, il 9,2% del totale degli alunni. Rispetto al 2013/2014, vi è stato un aumento di 664 unità (+0,1%).

Gli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia sono il 58,7% del totale degli alunni stranieri (erano il 34,7% nell’anno scolastico 2007/2008). 

Il fenomeno dell’overeducation, ovvero l’eccesso di laureati non assorbiti dal mercato del lavoro è molto diffuso tra gli immigrati: questo tasso è del 19,9% tra i cittadini italiani, valore già estremamente elevato, tra gli immigrati con titolo di studio universitario raggiunge il 65,9%. Se i laureati italiani sono prevalentemente impiegati in lavori esecutivi di ufficio (11,8%) ed in attività di vendita e di servizio (5,6%), i laureati stranieri sono, soprattutto, operai (39,2%), di solito non qualificati, o domestici (22,3%). Il Censimento del 2011 ha anche mostrato come l’overeducation riguardi quasi tutti gli immigrati altamente qualificati di alcune nazionalità, come i filippini (92,2%) e gli ucraini (90,4%).

L'occupazione

Dai microdati ISTAT-RCFL al I semestre 2016, la popolazione immigrata in età da lavoro è di 4.125.307 persone da 15 anni e oltre, di cui il 42,8% sono occupati e il 51,8% inattivi.

Gli stranieri in cerca di occupazione sono 425.077 di cui 284.266 di nazionalità non-UE. Gli inattivi stranieri sono 1.202.926, di cui 869.833 non-UE (72,3%) e 333.093 UE (27,7%). 

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In Italia 3.276.720 giovani non studiano né lavorano, poco meno di un quarto dei 15-34enni (Istat 2016). Limitando l’analisi alla componente straniera, la quota di NEET sale al 35% dei residenti stranieri in questa classe d’età. Per la componente femminile, l’incidenza raggiunge addirittura il 47,3%, svettando di ben 20 punti percentuali al di sopra di quella autoctona. In definitiva, oltre a presentare un’incidenza di NEET particolarmente elevata, l’Italia è uno degli Stati europei con il maggiore differenziale a sfavore degli stranieri. 

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"L'Italia di oggi e di domani o riuscirà ad essere diversa, capace cioé di nuovi incontri e relazioni, o rischierà di non avere futuro. L'incontro è la parola chiave che deve guidare le nostre comunità" scrivono i direttori di Caritas e Migrantes, don Francesco Soddu e monsignor Giancarlo Perego. Il modello che indicano è quello della "convivialità delle differenze", in cui soprattutto le nuove generazioni sono chiamate ad avere il ruolo di protagoniste.

Leggi la sintesi del rapporto con i dati regione per regione: download Sintesi Rapporto Migranti

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