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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Italia

Stupro "meno grave" se la vittima è ubriaca o drogata: la sentenza che fa discutere

La Cassazione ha stabilito che alla pena per gli aggressori non può essere aggiunta l'aggravante nel caso in cui la vittima di una violenza sessuale abbia fatto volontariamente uso di sostanze alcoliche o stupefacenti

La Cassazione ha rinviato a nuovo processo, per rivedere la pena al ribasso, un caso di stupro di gruppo commesso da due 50enni ai danni di una ragazza. Secondo quanto appurato dai giudici, durante una cena la donna aveva bevuto tanto da "non riuscire ad autodeterminarsi".

La donna si era recata poi al pronto soccorso descrivendo in modo confuso un rapporto sessuale non consenziente. 

I due erano stati assolti in primo grado dal gip di Brescia, nel 2011, perché la donna non era stata riconosciuta attendibile. Ma la Corte d'Appello di Torino a gennaio 2017 aveva valutato diversamente il referto del pronto soccorso, che evidenziava leggeri segni di resistenza, e condannato i due uomini a tre anni.  

Puntando su quanto concluso dal primo giudice, la difesa degli imputati aveva sostenuto che non vi fosse stata condotta violenta da parte dei due imputati, né riduzione a uno stato di inferiorità, dato che la ragazza aveva bevuto volontariamente.

La Cassazione ha stabilito che se la vittima di uno stupro si trova ad essere ubriaca per avere assunto volontariamente alcol o droghe, alla pena non può essere aggiunta l'aggravante.

I giudici della suprema Corte nella sentenza 32462, terza sezione penale, sottolineano come si prefiguri il reato di "violenza sessuale di gruppo con abuso delle condizioni di inferiorità psichica o fisica" anche se la vittima ha assunto alcol volontariamente, visto che "in uno stato in infermità psichica", a prescindere da chi l'abbia determinato, mancano le condizioni per prestare un "valido consenso".

Tuttavia, "l'assunzione volontaria di alcol esclude la sussistenza dell'aggravante", e il relativo aumento di pena, poiché "deve essere il soggetto attivo del reato" a usare l'alcol per la violenza "somministrandola alla vittima". Quindi, "l'uso volontario, incide sì sulla valutazione del valido consenso, ma non anche sulla sussistenza aggravante".

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