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Giovedì, 28 Marzo 2024
Carcere

Regina Coeli, due suicidi in meno di 24 ore: "Bisogna abolire questo carcere"

Prima l'assassino del gioielliere romano, poi un diociottenne romeno. Entrambi stavano nello stesso reparto della casa circondariale. Ma di carcere, nel nostro Paese, non si è mai smesso di morire

Stesso reparto, stesso gesto, nonostante gli stretti controlli. Due detenuti si sono suicidati nel carcere romano di Regina Coeli l'uno a poche ore di distanza dall'altro. Il primo è stato Giancarlo Nocchia, il presunto assassino del gioielliere romano di Prati e il secondo un giovane 18enne romeno in isolamento con l'accusa di essere uno degli assassini del truccatore dei vip Mario Pegoretti. 

Nocchia si trovava nello stesso settore del giovane e di turno c'era la stessa guardia carceraria. Proprio lui ha dato l'allarme e ha chiamato i primi soccorsi. Lui era anche l'unico agente di guardia: "Il carcere soffre come altre strutture di un forte problema di sotto organico - dichiara Leo Beneduci, il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp - In questo periodo si sommano una serie di concause: il sotto organico, le ferie, la presenza insufficiente di psicologi per l'assistenza dei detenuti. Regina Coeli è un carcere ormai vecchio, inadeguato. In questo quadro, un altro fattore da non sottovalutare è quello del caldo, che va ad aggiungersi a una situazione già di per sé complessa e può esacerbare situazioni di forte pressione dei detenuti".

POLEMICHE (STERILI) - Caldo a parte, sul tema non sono mancate le polemiche sterili, scatenate sui social network dal leader della Lega Matteo Salvini, i cui account Facebook e Twitter sono oramai i suoi pulpiti privilegiati da cui vengono sparate sentenze, che sembrano perfettamente architettate per fomentare odio e raccogliere consensi elettorali con discorsi spiccioli, dimenticando qualsiasi tipo di pudore di fronte alla morte drammatica di due persone. 

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IL PROBLEMA DEI SUICIDI - C'è invece chi si occupa del problema dei suicidi nelle carceri tutti i giorni da 15 anni. Perché di carcere in Italia si muore tutti i giorni: la media è di tre suicidi al giorno. A tenere aggiornato il bollettino dei lutti è il centro studi di Ristretti Orizzonti. Dall'inizio dell'anno 24 persone detenute si sono tolte la vita in cella o in un ambiente confinato. Altri 37 reclusi sono morti nei penitenziari per malattia, per overdose o per motivi che ancora sono tutti da chiarire. Dal 2000 si contano 2.433 decessi, 869 dei quali per suicidio. Per non parlare dei dati sulla salute dei detenuti: sette detenuti su dieci sono malati, molti di patologie gravi che spesso nella case circondariali non possono essere curate.

LA MALAGESTIONE - Il carcere in Italia non è un'istituzione "umana" anzi dalla Corte europea dei Diritti umani era stata definita "degradante". Per evitare le sanzioni che sarebbero arrivate proprio dalla Cedu è stato approvato il decreto dell'ex ministro della Giustizia Cancellieri, denominato "svuotacarceri". Ma nonostante i provvedimenti istituzionali che si sono concentrati sul problema del sovraffollamento, il carcere è rimasto "un corpo enorme con una febbre altissima che va curato" come ha più volte sottolineato il senatore e presidente della Commissione diritti umani Luigi Manconi, autore insieme a Valentina Calderone del volume "abolire il carcere" edito da Chiare Lettere. 

Inside Carceri: dentro le carceri italiane | Foto insidecarceri.com

Un tema che coinvolge anche il personale e la sua gestione interna: più volte i sindacati di polizia non hanno esistato a parlare di condizioni e turni di lavoro massacranti e carenza di organico. A Regina Coeli mancherebbero ben 250 poliziotti rispetto all'organico previsto, in una delle tante strutture afflitto dal problema del sovraffollamento. Più detenuti rispetto a quanto previsti e meno personale insomma

Ma sul tema le associazioni hanno l'occhio più lungo: "Le due tragedie di Regina Coeli devono indurre a rivedere e se possibile eliminare del tutto la pratica dell'isolamento e a investire energie umane nei reparti dei nuovi giunti, dove a tutti deve essere consentito di vivere in comunità e di avere un sostegno psicosociale adeguato. E questo un compito anche delle ASL. La questione dei suicidi in carcere non c'entra con il numero degli agenti di polizia penitenziaria, già oggi tra i più alti di Europa. Di tutto ciò gli Stati Generali dell'Esecuzione Penale, organizzati dal ministero della Giustizia, sono un'ottima occasione per cambiare in meglio le prassi" spiega Patrizio Gonnella, dell'Associazione Antigone, che da anni si occupa dei diritti delle persone detenute. 

GLI STATI GENERALI - Dopo tanti anni finalmente il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha convocato e istituito gli Stati generali delle carceri, per cercare di mettere almeno su carta quella famosa riforma del sistema penale, che dovrebbe essere scritta insieme alle associazioni e alle realtà che si occupano da anni di questo tema. 

Intanto però il carcere rimane un'istituzione "inumana e degradante", come definita da Strasburgo, e le morti non si fermano. Per questo il rapporto di Ristretti Orizzonti, che monitora attraverso le notizie dei media tutti i dati relativi alle "morti di carcere", da sempre assieme ai dati pubblica i nomi di coloro che hanno perso la vita. Perché prima del carcere, prima del detenuto, c'è la persona, la sua storia. 
 

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