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Giovedì, 28 Marzo 2024
CASO ILVA

Taranto, disastro Ilva: a processo Vendola e la famiglia Riva

La prima udienza il 20 ottobre con 47 imputati, tra cui anche l'ex governatore pugliese e la famiglia dei patron dell'acciaio italiano. L'accusa riguarda il disastro ambientale e sanitario della città di Taranto, una delle più inquinate d'Italia e con tassi tumorali record

Tutto comincerà il 20 ottobre: gli imputati saranno 47 e tra loro ci sono anche nomi illustri. Come l'ex governatore pugliese Nichi Vendola, il presidente della provicia di Taranto Gianni Florido, il sindaco della città Ippazio Stefano e poi, ovviamente, la famiglia Riva, proprietaria dell'acciaieria. L'accusa è pesante e riguarda il disastro ambientale e sanitario di Taranto, quella città dove "nascere sembra una condanna"

Perché? Perché a Taranto si può nascere con un tumore al cervello ed essere già condannati a vivere poco più di cinque anni, come successe al piccolo Lorenzo. Perché l'inquinamento in questa città è più alto del 10% rispetto al resto d'Italia e nel quartiere Tamburi, dove vivono tanti operai dell'acciaieria vista la vicinanza con lo stabilimento, il tasso tumorale è fuori media e fuori qualunque statistica medica. E da quel quartiere si scappa quando si mette su famiglia. Ma nulla da fare visto che uno studio ha evidenziato che l'aerea a caldo dello stabilimento ha danneggiato Taranto per le prossime tre generazioni e che tutta la filiera alimentare (dalla carne, alle uova, alle famose cozze tarantine) è contaminata da diossina. 

Per questo quella risata dell'ex governatore Vendola al telefono con Girolamo Archinà, "dominus indiscusso di tutti gli affari illeciti dell'azienda" aveva subito creato uno scandalo politico senza precedenti. Ora il deputato di Sel è a processo e con lui ci sono anche Fabio Riva, in cella a Taranto dopo una latitanza londinese durata 2 anni e mezzo. Mentre i condannati con rito abbreviato sono Don Marco Gerardo, ex segretario dell'ex arcivescovo di Taranto Benigno Luigi Papa, e l'ex consulente della Procura ionica Roberto Primerano: il primo a dieci mesi di carcere per favoreggiamento personale, il secondo a tre anni e quattro mesi per falso ideologico e assolto dalle accuse di disastro doloso in concorso e avvelenamento in concorso di acque o di sostanze alimentari.

Ilva, la rabbia di Taranto

I nodi cominciano a venire al pettine, nonostante gli anni di allarmi lanciati da associazioni e comitati del territorio. L'ex governatore Vendola, secondo l'accusa, avrebbe anche esercitato pressioni sul direttore generale di Arpa Puglia (Agenzia regionale di protezione ambientale), Giorgio Assennato (a sua volta a giudizio per favoreggiamento personale), per far "ammorbidire" la posizione della stessa agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall'Ilva. In questo modo, sostiene la procura, Vendola avrebbe consentito all'azienda di continuare a produrre senza riduzioni di emissioni inquinanti, come invece suggerito dall'Arpa in una nota del 21 giugno 2010 stilata dopo una campionatura che aveva rilevato picchi di benzoapirene.

Vendola si difende dal suo profilo Facebook:

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Intanto chi vive a Taranto ha poco da scegliere: il governo ha posto la fiducia sul decreto salva-Ilva che lascerà acceso l'altoforno dove poco tempo fa è morto bruciato vivo Alessandro, un operaio di poco più di trent'anni. Perché chi vive in questa città sembra costretto a scappare, visto che scegliere tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro (la maggiorparte dei cittadini tarantini lavora in uno dei reparti dell'Ilva) è praticamente impossibile. 

Ilva, operai in protesta

  

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