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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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'Ndrangheta ad "alta velocità": le mani delle cosche sulla Tav

Arrestate venti persone tra Torino, Milano, Genova e Catanzaro. Nel mirino degli inquirenti l'alias piemontese di una cosca calabrese: avrebbero tentato di pilotare gli appalti pubblici sulla Tav Torino-Lione

ROMA - La paura c'era. E puntualmente le premesse non sono state disattese. La 'ndrangheta aveva messo gli occhi sulla Tav Torino-Lione in Val di Susa, in Piemonte. Venti persone sono state arrestate questa mattina dai carabinieri del Ros in seguito a un'inchiesta su un tentativo della malavita organizzata di infiltrarsi nella filiera degli appalti pubblici piemontesi. 

Tra gli appalti nel mirino, proprio quelli sulla grande opera ferroviaria. L'accusa è di far parte di un sodalizio criminale che ha cercato di inserirsi nel tessuto economico di Torino per ottenere vantaggi nei numerosi appalti pubblici. Il tentativo delle cosche, precisano gli inquirenti, non ha avuto successo.

Gli arresti, oltre che a Torino, sono stati effettuati a Milano, Genova e Catanzaro. I capi di accusa per le persone coinvolte sono associazione di tipo mafioso, estorsione, usura e traffico illecito di rifiuti. Eseguito anche un sequestro preventivo di società e beni per un valore di quindici milioni di euro.

L'operazione "San Michele", così l'hanno battezzata i carabinieri, ha smantellato un sodalizio criminale che risulta la proiezione in Piemonte della cosca Greco di San Mauro Marchesato, nel crotonese. L'attività investigativa ha documentato la diffusa infiltrazione della cosca nel tessuto economico e imprenditoriale della provincia di Torino e in particolare nel settore degli appalti pubblici.

Torna così alla mente l'allarme lanciato dal deputato Sel, Giorgio Ariaudo, nel novembre 2013, quando l'accordo tra Francia e Italia per la costruzione dei cantieri per la Tav non era ancora stato ratificato. "La Ratifica - spiegava il deputato - oltre a confermare l'opera prevede per la sua realizzazione la prevalenza del diritto francese rispetto a quello italiano". 

Gravissima la conseguenza: "Essendo il diritto francese meno strutturato e meno vincolante sulle norme antimafia, è incomprensibile, inaccettabile e incostituzionale che un'opera che impegna molti appalti e subappalti e cospicue risorse per lunghissimo tempo venga sottratta alla massima trasparenza e alle tutele massime possibili dell'ordinamento antimafia italiano“. La paura c'era. Il perché si è capito solo oggi. 

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