Amatrice, le voci di chi ce l'ha fatta: "Case inagibili ma ancora in piedi"

Abitano le palazzine di via Piacente, quelle di più recente costruzione che le scosse fatali non sono riuscite a piegare. Ezio, 65 anni, ha dormito in macchina. Nicola e Francesca, 50, hanno rimediato un bungalow di legno da un villaggio turistico di Ponte a Tre Occhi, frazione di Amatrice. Nelle villette, crepate ma ancora in piedi, proprio davanti alla tendopoli campo Lazio, non possono ancora tornare.

“Dobbiamo aspettare che ci dicano se sono agibili – racconta Francesca – vorrei solo poter entrare per prendere qualcosa, magari qualche vestito”. Anche Nicola, gommista, vorrebbe potersi cambiare. “Sono così ancora con la tuta da lavoro”. Stanotte dormiranno nelle tende della Protezione Civile. Lacrime e battute per esorcizzare il dramma si alternano nel racconto di chi, comunque, si sente fortunato. “Proprio mentre ha rifatto una scossa, sapete dov'ero? In bagno! (ride, ndr) Tempismo perfetto. Mi ero appena infilato in casa un attimo sono fuggito velocissimo”. Poi guarda i due amici: “Coraggio, ripartiremo”.

Anche Loredana (in foto), 45 anni, ha una casa ancora in piedi. Ma le “fortune” si fanno relative in un clima dove la disperazione è un po' di ognuno. “Non è crollato il palazzo, ma all'interno le mura sono tutte cadute, poi l'ultima scossa ha fatto cadere quello che era rimasto, non c'è più niente qui”. Ai nostri microfoni parla smarrita: “Bisogna ricominciare, ma non sarà facile. Servono aiuti, abbiamo tanto bisogno di aiuti”. Lo ripeto finché ha forze: “Aiuti, abbiamo bisogno di aiuti. Forse è peggio ancora che a l'Aquila, qui l'unica vita, anche commerciale, che avevamo, Corso Umberto I, si è sbriciolato. E' polvere”.

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