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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Italia

Terremoto, per gli abitanti delle casette ora arrivano anche le super-bollette

Nelle Sae non ci sono caminetti, né si possono usare stufe a pellet pena la perdita della garanzia. Così mentre l'inverno è già arrivato tra le montagne del Centro Italia, per gli sfollati del cratere arrivano le prime bollette. E le sorprese sono amare

"Vivere in una Sae con 600 euro di pensione. E vedersi arrivare 582 euro di bolletta del gas". Una situazione insostenibile quella denunciata da un terremotato di Accumoli, la cittadina reatina epicentro del terremoto del Centro Italia del 2016. Qui, tra le montagne che si incuneano tra Lazio, Abruzzo e Marche è arrivato l'inverno e le prime spiacevoli sorprese, un problema soprattutto per le frazioni più piccole dove la distribuzione della rete del metano non arriva.

A Macchia, frazione di Accumoli, le aree dove sono state costruite le Sae sono servite da gas Gpl mediante un unico bombolone con consumi poi ripartiti in base ai singoli moduli: per G.C. l'accensione del riscaldamento tra novembre e dicembre ha comportato il consumo di 144 metri cubi di gas Gpl che al prezzo di 3.5 € al metro cubo hanno fatto lievitare la spesa per riscaldare la casetta alla cifra monstre di 582 euro.

Il problema non è la tariffa, in linea con il mercato: il gas Gpl a consumo ha un prezzo medio che si aggira sui 5 euro al metro cubo e, come spiega a Today il sindaco di Accumoli Stefano Petrucci, per le Sae di Macchia è stato raggiunto un accordo con il gestore che serviva già la zona per "calmierare" il prezzo della fornitura con uno sconto del 40% sulla tariffa di mercato. 

Tutto nasce ancora una volta dalle tanto tormentate "casette" già all'indice per i ritardi di costruzione, ad oggi ne sono state consegnate 2251 su 3662 che erano state ordinate (qui la situazione aggiornata), e giudicate dagli stessi terremotati tutt'altro che ideali per la condizione climatica in cui si trovano i centri abitati del cratere sisma del Centro Italia.

Nelle Sae infatti non è consentito installare sistemi di riscaldamento alternativi, salvo pregiudicare la garanzia con cui le casette sono state consegnate ai terremotati. Ecco dunque che chi utilizzava il gpl, ben più caro del metano, solo per cucinare ora è costretto a tenere il riscaldamento acceso vita natural durante con cotanto aggravio in bolletta che in molti ora non riescono a pagare.

"Abbiamo già avanzato una richiesta al capo del dipartimento della Protezione Civile per venire incontro ai nostri concittadini" spiega a Today il sindaco di Accumoli Stefano Petrucci intervistato dopo la segnalazione.

"Siamo già a conoscenza di questi casi e ci stiamo già muovendo di conseguenza perché si tratta di una situazione insostenibile. In queste aree le case erano tutte munite di termostufe o camini a legna o stufe a pellet".

E in effetti qui tra queste montagne la legna non manca. Peccato che nelle Sae, che non sono dotate di camini, non possono essere installati per motivi di sicurezza né stufe a pellet o a biomassa per ovviare al rischio di incendio.

"Ogni modifica all'impianto con cui sono state consegnate le Sae - spiega il sindaco Petrucci - deve essere approvata dal consorzio nazionale dei servizi, pena la decadenza della garanzia. Se succedesse qualcosa, un incendio come un'intossicazione da monossido, chi si assumerebbe la colpa?" si interroga il primo cittadino

E' allora possibile fare qualcosa?

"La tariffa con cui i fornitori garantiscono ai cittadini che vivono nelle Sae il gas Gpl è già scontata del 40%, ho avanzato la richiesta al Dipartimento della Protezione Civile affinché interceda con l'autorità per l'energia per dimezzare i costi stabilendo per queste aree disagiate un'equiparazione del costo del rendimento tra Gpl e Metano".

Occorre però fare presto, come sostengono in molti terremotati: ancor prima delle chiese e delle piazze chiedono di ripristinare le condizioni per vivere il proprio territorio.

E bene ribadirlo, come sottolinea Francesca Mileto dal CoordinamentoTerremoto Centro Italia, alcune soluzioni sono state prese: nelle Marche a chi entra nelle casette viene proposto un "contratto a garanzia" come forma di tutela da speculazioni per la fornitura di luce e gas, e ad Amatrice una delle battaglie del sindaco Sergio Pirozzi è stata proprio l'equiparazione delle Sae a "prima casa" per evitare un aggravio dei costi delle forniture. Ora la corsa contro il tempo riguarda le zone più isolate di questi borghi. Il rischio è che queste aree già interessate dallo spopolamento prima del terremoto, con le difficoltà post sisma e di una ricostruzione che ancora stenta, diventino troppo "difficili" per essere abitate e chi tenta di resistere possa essere cacciato dalle spese piuttosto che dalla paura. 

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