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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Venezia

"Un attentato a Venezia per guadagnare il paradiso": sgominata una cellula jihadista

L'operazione nella notte tra mercoledì e giovedì da parte di polizia e carabinieri. In manette un trio di kosovari gravitanti in centro storico: anche un minorenne in stato di fermo

VENEZIA - Il blitz della polizia di Stato e dei carabinieri è scattato stanotte: nel mirino delle forze dell'ordine una cellula jihadista in pieno centro a Venezia. Tre gli arresti. L'operazione è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della città lagunare. Alla cellula gli investigatori sono arrivati grazie ad una capillare attività di controllo del territorio, svolta in stretto coordinamento da polizia e carabinieri. 

Secondo gli inquirenti, volevano compiere un attentato su uno dei simboli più conosciuti di Venezia, il ponte di Rialto.

CHI SONO I TRE ARRESTATI - Le tre persone finite in manette sono tutti cittadini originari del Kosovo e residenti in Italia con un regolare permesso di soggiorno. E' stato fermato anche un minorenne. Eseguite anche dodici perquisizioni: dieci in centro storico a Venezia, una a Mestre e una a Treviso. L'indagine è stata svolta dagli uomini del reparto operativo dei carabinieri e dal personale dalla Digos di Venezia: dopo aver individuato la cellula, sono state ricostruite le dinamiche relazionali, la radicalizzazione religiosa dei vari soggetti, i luoghi che frequentavano.

All'operazione hanno partecipato anche i Nocs e i Gis, il personale della Direzione centrale della polizia di prevenzione, unità cinofile dei carabinieri, il nucleo artificieri della questura di Venezia e personale della polizia scientifica.

Adelchi D'Ippolito, procuratore aggiunto di Venezia, ha reso noti i particolari dell'attività investigativa: "E' risultato che presso l'appartamento di uno dei cittadini kosovari c'era un vero e proprio centro di raccolta e di preghiera. Queste persone noi le abbiamo tenute sempre sotto controllo, non sono sfuggite per un attimo alla nostra attenzione. Abbiamo controllato ogni rapporto, ogni loro contatto con il mondo esterno. Siamo riusciti a inserirci e controllare anche il loro mondo telematico e tutto quello che riuscivano a comunicarsi. Tutti e 4 questi soggetti svolgevano una vera e propria attività di autoaddestramento, di preparazione al compimento di attività criminali e attentati. E procedevano da un lato attraverso esercizi fisici per mantenere efficiente la forma fisica e dall'altro commentando e visionando alcuni video promozionali dell'Isis che spiegavano come si potessero realizzare delle tecniche di aggressione particolarmente rapide nell'esecuzione. Abbiamo verificato che tra la complessa attività di autoaddestramento che ponevano in essere c'era anche quella di fabbricazione di esplosivi fatti in casa".

"UN ATTENTATO A VENEZIA PER GUADAGNARE IL PARADISO" - "L'attentato del 22 marzo di Londra - continua il procuratore - ha ricevuto grande consenso e apprezzamento da parte dei quattro cittadini kosovari arrestati. C'è stato un dato allarmante: i quattro kosovari inneggiavano all'isis, parlavano tra loro. Uno diceva 'non vedo l'ora di prestare giuramento ad Allah per ucciderne cento o mille'. Uno di loro dice che 'commettere un attentato a Venezia significa guadagnare direttamente il Paradiso". La frase esatta era 'con Venezia guadagni subito il paradiso, con quanti miscredenti ci sono qua. Mettere una bomba a Rialto'. Uno risponde: 'Sì, per buttarla. E poi boom boom'. Nella progettualità criminale c'era in preparazione o quantomeno in progettazione questo attentato".

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