rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Allerta terrorismo

L'aspirante terrorista resta in cella: "Pronto ad attentato in un centro commerciale a Milano"

Il tribunale del Riesame ha detto "no" alla scarcerazione di Nadir Benchorfi, il trentenne di origine marocchina arrestato il 2 dicembre scorso a Milano. Ad un suo contatto siriano l'uomo aveva giurato di essere disponibile a compiere una attacco terroristico in Italia

Restano chiuse le porte del carcere per Nadir Benchorfi, il trentenne di origine marocchina arrestato il 2 dicembre scorso nella sua casa di via Tracia, zona San Siro, perché ritenuto un aspirante terrorista dell’Isis. 

Benchorfi, che deve rispondere di associazione con finalità di terrorismo internazionale, aveva giurato ad un suo contatto siriano - ed è questo il motivo del "no" del tribunale del Riesame - di essere disponibile a compiere un attentato in Italia. Tra i suoi obiettivi potenziali, l’ipotesi degli investigatori, i centri commerciali: luoghi grandi e affollati che lo stesso trentenne conosceva bene per aver lavorato come aiuto cuoco nel mega mall di Arese. 

Il marocchino, arrivato in Italia all’età di dodici anni e ben integrato, si sarebbe radicalizzato in Germania, Paese dove aveva lavorato come cuoco dal 2012 al 2014. Proprio in Germania avrebbe conosciuto persone che da lì a qualche mese avrebbero preso la via della Jihad. (Nel video in basso le immagini dell'arresto).

I contatti tra l’uomo e il "refente" dell’Isis - un siriano impegnato nei territori di guerra - sarebbe avvenuti via Telegram o attraverso altri mezzi di comunicazione cifrati. Lo stesso Benchorfi avrebbe inviato soldi all'estero per, secondo gli investigatori, sostenere la causa del Califfato. 

Le indagini che hanno poi portato all'arresto dell’aspirante terrorista sono iniziate a settembre, quando gli agenti della Digos hanno ricevuto una segnalazione da "fonti investigative". 

A tradire il trentenne sono stati alcuni movimenti di denaro - per un totale di seimila euro - coi quali lui avrebbe finanziato la causa del califfato. Proprio seguendo il flusso dei soldi, gli investigatori hanno ricostruito la rete del marocchino.

CONTINUA A LEGGERE SU MILANOTODAY

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'aspirante terrorista resta in cella: "Pronto ad attentato in un centro commerciale a Milano"

Today è in caricamento