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Venerdì, 19 Aprile 2024
La storia

Roma, un solo fegato salva la vita a due bambini

Eccezionale intervento all'ospedale Bambin Gesù di Roma: un piccolo di un anno e un ragazzino di sedici, in gravissime condizioni, hanno ricevuto parte del singolo organo di un donatore: "Siamo grati a chi regala una nuova possibilità di vita"

ROMA - Una corsa contro il tempo. Erano entrambi in lista per un trapianto di fegato, entrambi in condizioni critiche. Una bambina di un anno e un paziente più grande, di sedici anni, ricoverati ad agosto all'Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma in attesa di un organo che tardava ad arrivare. Poi finalmente l'annuncio di un donatore disponibile, la corsa per il prelievo dell'organo e la decisione di operarli insieme, provando a utilizzare lo stesso fegato per i due bambini.

"Una scelta rischiosa dettata dall'urgenza delle condizioni cliniche dei due pazienti, in competizione per uno stesso trapianto. I due piccoli pazienti stanno bene e usciranno probabilmente dall'Ospedale pediatrico della Santa Sede nei prossimi giorni. Ci siamo trovati davanti ad una situazione difficile - spiega il Jean De Ville, direttore del dipartimento Chirurgico del Bambin Gesù - ma anche un'opportunità che capita raramente: poter utilizzare contemporaneamente lo stesso organo per due bambini ricoverati, offrendo ad entrambi una prospettiva di vita e di guarigione".

L'INTERVENTO D'URGENZA - Il paziente più grande, un ragazzo di sedici anni, era il primo in lista d'attesa, con una condizione clinica in progressivo deterioramento nutrizionale e scompenso della funzionalità epatica. Era stato ricoverato più volte negli ultimi mesi e necessitava ormai di un'assistenza continua ospedaliera. La paziente più piccola, di appena un anno, era inizialmente candidata al trapianto da donatore vivente - il suo papà - ma si era manifestato invece un problema di compatibilità. Visto il peggioramento della sua condizione clinica, in mancanza di un organo disponibile, era stato deciso di correre il rischio di una preparazione immunitaria specifica, per tentare il trapianto pur in presenza di un gruppo sanguigno diverso. Mentre la preparazione era sul punto di iniziare, è arrivata notizia di un donatore.

Spiega il professor Jean De Ville: 

La destinazione degli organi da trapiantare segue un algoritmo nazionale dove la priorità va sempre al paziente più ammalato. In questo caso i due bambini erano molto simili nella loro criticità e la decisione di trapiantare uno lasciando aspettare l'altro era difficile da prendere. Fortunatamente, la loro differenza di peso e grandezza consentiva di utilizzare lo stesso fegato per entrambi e abbiamo così potuto procedere con trapianto simultaneo da donatore cadavere.

La divisione di un fegato per trapiantare due pazienti è una tecnica consolidata in Italia, uno dei Paesi dove questa procedura è stata maggiormente utilizzata al mondo. L'uso più comune prevede l'allocazione della parte destra del fegato ad un paziente adulto, e la parte sinistra (più piccola) ad un bambino. Il lavoro è normalmente ripartito tra tre equipe (una per il prelievo e due equipe differenti per i due trapianti). Per motivi di preservazione questi tre interventi devono essere realizzati quasi contemporaneamente. In questo caso, il rischio consisteva nel dover fare i tre interventi con la stessa equipe e i due trapianti nello stesso ospedale, con un impegno importante dal punto organizzativo e professionale. Dall'inizio dell'anno sono diciassette i trapianti di fegato realizzati al Bambino Gesù, di cui dieci da donatore vivente, il numero più alto registrato in Italia.

"Mi sento di dove ringraziare - aggiunge De Ville - tutti coloro che hanno reso possibile questo risultato: l'equipe medica, il personale infermieristico, la direzione sanitaria, il Centro trapianti nazionale e regionale. Ma la nostra gratitudine principale, ogni volta che eseguiamo un trapianto, va alla generosità e al coraggio di quanti decidono di donare i loro organi regalando a tante persone, spesso bambini, una nuova possibilità di vita".
 

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