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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

I prefetti non possono annullare le trascrizioni delle nozze gay: illegale la "direttiva Alfano"

Sentenza storica del Consiglio di Stato che pone fine alla guerra tra ministero dell'Interno e comuni sui matrimoni tra persone dello stesso sesso: illegittimi gli annullamenti delle trascrizioni disposti (su "invito" di Alfano) dai prefetti di Milano e Udine

ROMA - Fine della guerra tra prefetture, a suo tempo spinte dal ministro Alfano che parò di "disobbedienza civile", e comuni: i prefetti non possono annullare le trascrizioni comunali delle unioni civili. Con due sentenze (n.5047 e 5048) pubblicate questa mattina, la Terza Sezione del Consiglio di Stato ha ritenuto illegittimi, per incompetenza, i decreti dei Prefetti che nel 2014 hanno annullato gli atti con cui i sindaci di Milano e di Udine avevano trascritto nei registri dello stato civile tredici matrimoni contratti all'estero da persone dello stesso sesso. 

ANNULLAMENTI ILLEGITTIMI - Il Consiglio di Stato, si legge in una nota, "ha ritenuto fondati i ricorsi proposti dagli interessati e dal Comune di Milano, rilevando che solo il Consiglio dei Ministri, e non anche il Prefetto, può esaminare la legittimità degli atti emessi dai Sindaci quali ufficiali di stato civile e disporne l'annullamento, se essi risultano illegittimi". La Terza Sezione, "per ragioni di carattere processuale, non si è invece occupata della questione sostanziale sul se i sindaci possano o meno disporre la trascrizione nei registri dello stato civile dei matrimoni contratti all'estero da persone dello stesso sesso".

STATO BATTE ALFANO - Era il 2014 quando alcune città, in attesa delle legge sulle Unioni Civili, decisero di celebrare comunque le prime unioni civili. Immediata la risposta del ministero dell'Interno, Angelino Alfano, che invitò i prefetti ad annullare le trascrizioni nei registri anagrafici. Una sorta di appello "alla disobbedienza" dall'alto. Tutto inutile: oggi il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittimo l'operato dei prefetti su "ordine" di Alfano.

"Roma pride": l'orgoglio gay in marcia nella capitale | Foto Ronchini

IL CASO DI MILANO - Fu il sindaco Giuliano Pisapia, in attesa delle legge poi arrivata l'anno successivo, a decidere di firmare dodici trascrizioni: erano coppie in cui almeno uno degli sposi o delle spose aveva la residenza a Milano ma aveva deciso di celebrare l'unione in Paesi stranieri dove le nozze gay erano già consentite. Immediato l'appello di Alfano al prefetto: "Annullare tutto". Ma ora, ad essere "annullato", è stato il diktat di Alfano e il conseguente annullamento del prefetto Francesco Paolo Tronca.

IL CASO DI UDINE - Praticamente identico il caso di Udine. Il sindaco Furio Honsell registrò il matrimonio contratto all'estero da Adele Palmeri, cittadina udinese, e Ingrid Owens, entrambe residenti in Belgio. Di riflesso, il prefetto Provvidenza Delfina Raimondo recepì alla lettera la direttiva di Alfano, e annullò il tutto. Ora la decisione del Consiglio di Stato che ha ribaltato il tutto. Le unioni registrate prima della legge nazionale sono da considerarsi valide. 

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