rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Università: i dati sulle immatricolazioni, sui laureati e sugli abbandoni

Immatricolazioni inferiori al 60%: il dato più basso degli ultimi 30 anni. Soltanto il 32,8% degli studenti porta a termine un corso di laurea a fronte di una media europea pari al 38%

Le immatricolazioni presso le università italiane sono le più basse d'Europa, così come il numero di laureati. Altissima la parcentuale di abbandoni. Secondo la più recente ricerca sull'argomento, condotta dall'Eurostat, i laureati in Italia, nella fascia d'età tra i 30 e i 34 sarebbero, nel 2011, soltanto il 20, 3 %.  Molto più alta la media europea: 34,6%. I dati italiani non migliorano se messi a paragone con quelli dei paesi economicamente più avanzati:  in Germania i trentenni laureati sono il 30,7% del totale, in Spagna il 40,6%, in Francia il 43,4%, in Gran Bretagna il 45,8%. L'obiettivo per il 2020 è il 40% a livello Ue. Ma l'Italia data la posizione di partenza non riuscirà a raggiungere l'obiettivo.

Molto alta la percentuale di abbandoni che, tra le altre cose, cresce con il passare degli anni. Dai dati disponibili nel rapporto OECD Education at a Glance (2010) in Italia soltanto il 32,8% degli studenti porta a termine un corso di laurea a fronte di una media OECD pari al 38%.

In diminuizione, invece, il numero di immatricolazioni. Nell’anno accademico 2010/2011, secondo l’ultimo rapporto del comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, organo del Miur, il numero di nuovi iscritti nelle università italiane è leggermente inferiore al 60% di tutti i giovani diplomati delle scuole superiori. Si tratta del valore più basso degli ultimi 30 anni. Dopo la riforma didattica del 1999, la percentuale di diciannovenni che si immatricola accedendo al sistema universitario era aumentata (fino al 56,5% nell’a.a. 2003/04), ma negli ultimi anni è in continua diminuzione.

Causa del fenomeno sicuramente le amareggianti prospettive economiche dei laureati. Secondo l'Udu (il sindacato degli studenti universitari) influiscono molto anche i tagli realizzati negli ultimi anni ai fondi per il diritto allo studio, che sono scesi a soli 12 milioni di euro rispetto ai 2 miliardi assegnati da Francia e Germania. Il dato viene confermato dalle ricerche. 

Secondo l'XI rapporto del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario con riferimento alla quota percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione universitaria, i valori percentuali più elevati si registrano per la Norvegia (5,3%), la Nuova Zelanda (5,2%), il Canada (4,5%) e la Danimarca (4,5%). Nelle ultime posizioni, subito prima dell’Italia, si collocano il Giappone (1,7%) ed il Regno Unito (2,0%).

La decisione del nostro governo di investire meno soldi pubblici nell'Istruzione comporta che sono sempre più numerosi gli studenti meritevoli di borsa (almeno 45.000) sono rimasti senza ed hanno enormi problemi a continuare gli studi. In pratica l'università diventa sempre di più un privilegio che non tutti si possono permettere. Anche perchè le tasse d'iscrizione delle nostre facoltà sono tra le più care d'europa. Siamo il terzo Paese europeo con le tasse universitarie più care.

 

L'XI rapporto del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Università: i dati sulle immatricolazioni, sui laureati e sugli abbandoni

Today è in caricamento