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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Armi italiane vendute ai sauditi: 45 cittadini presentano un esposto in Procura

Dalla sola La Spezia sono stati inviati più di 21 milioni di euro di armamenti agli Emirati Arabi Uniti, paese che fa parte della coalizione sunnita attiva nel conflitto in Yemen: "Non ci risulta che le Camere siano state consultate. Così favoriamo la cooperazione internazionale?"

Passano all'azione, con gli strumenti che la legge consente loro, alcuni cittadini di La Spezia. E' stato presentato in Procura l’esposto della Rete Italia per il Disarmo per chiedere di indagare sulle forniture di bombe dall'Italia all’Arabia Saudita. Dall'Italia, e anche dal porto ligure, sono partiti nei mesi scorsi carichi di armi destinati alla coalizione sunnita che sta bombardando lo Yemen senza alcun mandato internazionale

L'esposto chiede di verificare possibili violazioni della Legge n. 185 del 1990 in riferimento alle recenti numerose forniture di bombe aeree dall’Italia alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita. La Rete italiana per il disarmo è un network che raggruppa oltre venti organizzazioni della società civile.

Giorgio Beretta, il coordinatore locale della Rete Disarmo, spiega come stanno le cose: "Siamo giunti a questa decisione dopo le continue spedizioni di tonnellate di bombe della RWM Italia dalla Sardegna all’Arabia Saudita: bombe che servono a rifornire la Royal Saudi Air Force che dallo scorso marzo sta bombardando lo Yemen senza alcun mandato da parte delle Nazioni Unite infiammando un conflitto che portato a oltre seimila morti di cui circa la metà tra la popolazione civile (tra cui 830 tra donne e bambini) e alla maggior crisi umanitaria in tutto il Medio Oriente. A fronte delle risposte, evasive e anche contraddittorie, degli esponenti del Governo – che in questi mesi non ha mai ritenuto di sospendere le forniture militari ai sauditi nonostante le nostre ripetute richieste – abbiamo ritenuto necessario anche qui alla Spezia, come in altre città, inoltrare alla Magistratura un esposto per chiedere alle autorità preposte di verificare possibili violazioni della legge 185 del 1990 che regolamenta l’esportazione di sistemi militari dall’Italia". 

Una posizione chiara e non "solitaria". Infatti nelle scorse settimane un simile esposto, promosso dalla Rete Italiana per il Disarmo, è stato presentato nelle Procure di Roma, Brescia (dove ha sede l’azienda tedesca RWM Italia fornitrice delle bombe aeree) e Verona.

I numeri destano impressione. Dalla sola La Spezia, tra aprile e settembre 2015, sono stati inviati più di 21 milioni di euro di armamenti agli Emirati Arabi Uniti, paese che fa parte della coalizione sunnita attiva nel conflitto in Yemen. "Di fronte a queste continue forniture di armamenti a nazioni in guerra - dice Giancarlo Saccani del Gruppo di azione nonviolenta della Spezia - riteniamo che sia improrogabile aprire un confronto anche nella nostra città sulla produzione e sulle esportazioni di sistemi militari: sono ormai diversi anni che la nostra industria della difesa si mantiene operativa grazie soprattutto agli ordinativi di diversi paesi che alimentano tensioni e conflitti nel mondo".

La Legge italiana (n. 185 del 1990) vieta espressamente non solo l’esportazione, ma anche il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento "verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere" e “verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione”. Nel documento presentato da Rete Disarmo vengono ricostruite le sei spedizioni avvenute nell'arco di pochi mesi e le reazioni di rappresentanti del governo e della società civile, elencando inoltre iniziative legali condotte in altri Paesi da associazioni che hanno rilevato nelle forniture di armamenti all’Arabia Saudite una violazione del Trattato Internazionale sugli Armamenti.

"Non ci risulta - ha aggiunto Giorgio Pagano, già Sindaco della Spezia e attuale Presidente dell'Associazione Funzionari senza Frontiere - che le Camere siano state consultate in merito a queste spedizioni di bombe all’Arabia Saudita, anzi sono state presentate diverse interrogazioni parlamentari alle quali il Governo non ha ancora dato risposta. E non dobbiamo dimenticare che gruppi vicini alla monarchia Saudita hanno sostenuto finanziariamente ISIS-Daesh. Inviare armamenti non è certo il modo migliore per favorire la cooperazione internazionale e la pace".

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Un carico di migliaia di bombe è partito due settimane fa dall’aeroporto di Cagliari con destinazione la base dell’aeronautica militare saudita di Taif, non lontano dalla Mecca. A partire dall’ottobre 2015 due spedizioni sono avvenute via aereo cargo, altre due sono state effettuate imbarcando le bombe ai porti di Olbia e Cagliari). Le bombe sono prodotte dalla RWM Italia, azienda tedesca del gruppo Rheinmetall con sede legale a Ghedi (Brescia) e stabilimento a Domusnovas (Carbonia-Iglesias) in Sardegna.

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