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Martedì, 23 Aprile 2024
La storia

"Lasciate morire Vincent": eutanasia per il paziente "disabile"

"Lasciar morire il paziente in questo caso non è una violazione dei diritti umani". La Corte di Strasburgo chiude il caso di Vincent Lambert, 38enne tetraplegico dal 2008 a seguito di un incidente stradale

ROMA - Una storia di tribunali, accanimento terapeutico e famiglie divise. Una storia, soprattutto, di vita e diritti umani. Vita appesa a un filo quella di Vincent Lambert, 38enne francese tetraplegico in stato di coscienza minima, alimentato e idratato in modo artificiale. La sua storia è sulle prime pagine dei giornali francesi e al centro del dibattito pubblico da anni, anche perché si tratta di una vicenda molto complessa che vede coinvolti, su fronti opposti, i genitori e la moglie dell’uomo. Oggi, da Strasburgo, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha autorizzato l'eutanasia per Vincent: il trattamento medico che lo tiene in vita potrà quindi essere interrotto.

L'INCIDENTE NEL 2008 - Il tribunale di Strasburgo ha respinto così un appello dei genitori dell'uomo, confermando il pronunciamento del Consiglio di Stato francese, che aveva autorizzato i medici a mettere fine all'alimentazione artificiale. Lambert, ex infermiere, nel 2008 fu vittima di un incidente stradale con la sua motocicletta. Un incidente che gli causò danni cerebrali irreversibili. Da allora vive in un cronico stato di coscienza minima, giudicato irreversibile da diverse perizie mediche. Nello stato di coscienza minima (definizione utilizzata per distinguere questa condizione dallo stato vegetativo) il paziente manifesta dei comportamenti e delle piccole reazioni, ma la "coscienza" di tali comportamenti e reazioni può essere molto ambigua, incostante e soprattutto difficile da stabilire. Lambert muove gli occhi e sente il dolore. Dopo sette anni e decine di sedute di logopedia, non è stato possibile stabilire con lui alcun codice di comunicazione: è completamente afasico e ha subìto danni irreversibili al cervello. 

LE FAMIGLIE DIVISE - Ricoverato in un ospedale di Reims, il suo caso ha suscitato un grande dibattito in Francia, perché la famiglia di Vincent si è letteralmente spaccata sulla sorte dell'uomo. La moglie Rachel e gli stessi medici, impugnando la legge Leonetti del 2005 che vieta l'accanimento terapeutico, hanno chiesto alle autorità sanitarie di poter interrompere le cure. I genitori di Vincent, ferventi cattolici, sono sempre stati contrari ad applicare al figlio "l'eutanasia passiva" - diversa da quella "attiva", in cui l'individuo manifesta con coscienza la propria volontà di morire - e si sono opposti al distacco di loro figlio dalle macchine che lo tengono in vita e, inevitabilmente, dalla vita stessa. Lasciarlo andare, per la moglie e alcuni medici, è "solo un atto d’amore". I genitori dell’uomo, invece, si sono sempre opposti: secondo loro la legge Leonetti non si applica al caso di Vincent, che è "disabile" ma non affetto da una malattia incurabile. "Non è in fin di vita", hanno sempre sostenuto.

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LE TAPPE IN TRIBUNALE - Il Consiglio di Stato francese, massima autorità amministrativa del Paese, l'anno scorso era stato investito del caso dal ricorso della moglie del 38enne, emettendo un verdetto a favore dello stop alle cure. Fra gli elementi presi in considerazione dall'alta corte francese, la perizia di tre esperti di neuroscienze che aveva stabilito "l'irreversibilità delle lesioni cerebrali". I genitori di Vincent avevano fatto ricorso alla Corte europea dei diritti umani, che aveva decretato la sospensione della sentenza arrivando oggi alla sua decisione: poiché non c’è speranza di recupero e la nutrizione e l’idratazione non potranno avere alcun effetto positivo sul suo stato, interrompere le cure nel caso di Vincent Lambert non è una violazione dei diritti umani. 

LE REAZIONI DELLA FAMIGLIA - Dopo la "vittoria", la moglie Rachel ha ammesso che "non c'è alcun sollievo, non c'è gioia da esprimere". "E' un piccolo passo per Vincent Lambert, ma un grande passo per la nostra umanità", ha detto il medico curante Eric Kariger intervistato da France Info. La madre di Vincent, Viviane, è invece disperata:

Mio figlio non è in fin di vita. Mi arrabbio quando mi si dice che è alla fine della sua vita, Vincent è una persona disabile. Sono molto triste per questa sentenza, che per me è uno scandalo

IL TESTAMENTO BIOLOGICO - A livello europeo la "dolce morte" è legale soltanto in Belgio, Paesi Bassi e Svizzera. In Francia, invece, il presidente François Hollande aveva promesso l'introduzione di una norma per regolamentare l'eutanasia, ma l'unica normativa vigente resta la legge Leonetti, che non legalizza l'eutanasia ma stabilisce che le cure non devono essere caratterizzate da "accanimento". La storia di Vincent ripropone con urgenza la questione del testamento biologico, l'espressione anticipata delle proprie volontà da utilizzare in caso di perdita improvvisa delle proprie facoltà mentali. Perché senza l'autodeterminazione della persona - come insegnano i casi di cronaca più recenti - spesso tutto si risolve in un dibattito sterile su cosa sia giusto e cosa no. Come per Vincent, con una madre che si batte per lasciarlo vivere e una moglie che lotta per lasciarlo morire. 

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