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Giovedì, 25 Aprile 2024
il caso

"Potevo riportare i marò a casa ma il ministro mi ha fermato"

Parla Vinod Sahai, uomo d’affari tra i principali gatekepeer delle relazioni tra Italia e India: a maggio aveva inviato una e-mail alla Mogherini in cui spiegava che aveva preparato un'istanza alla Corte suprema indiana: è stato ignorato

Vinod Sahai, rappresentante degli oltre 200mila indiani che vivono in Italia e uomo d’affari tra i principali gatekepeer delle relazioni tra Italia e India, lancia accuse pesantissime sul caso Marò. "Potevo far tornare i marò in Italia ma il ministro mi ha fermato": è quanto si legge sul Giornale. Questi i fatti: il mediatore sostiene di aver proposto più volte prima al ministro di Monti Giampaolo di Paola e poi a Federica Mogherini di avviare una soluzione extragiudiziale alla vicenda dei marò ma di essere stato bloccato dal primo e ignorato dalla seconda.

Ora come ora il governo italiano ha proposto al governo di Delhi di far rientrare i marò in patria in attesa del processo. Un giudizio in un Paese terzo oppure il processo immediato con condanna da scontare in Patria. Il punto secondo Sahai è che proprio la stessa soluzione era stato prospettata da tempo dagli indiani d'Italia e non è mai stata presa in considerazione. Tra due giorni il rappresentante degli oltre 200mila indiani che vivono in Italia torna a Delhi per la riunione annuale delle comunità indiane all'estero. "Lo spazio - dice il mediatore a Il Giornale - c'è ancora ma vanno lasciati da parte i politici. Ci vorrebbe un incontro tra il capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e il suo omologo indiano che posso favorire. E' meglio che in questa fase parlino i militari per poi arrivare alla Corte suprema".  

Sahai non è "uno qualunque" e in India le sue parole hanno da sempre un notevole peso. A maggio l'uomo aveva inviato una e-mail alla Mogherini in cui spiegava che aveva preparato un'ìstanza alla Corte suprema indiana per autorizzare una soluzione extragiudiziale che riportasse a casa Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Ma non ha mai ottenuto risposta. L'uomo dice invece di aver avuto un primo contatto all'epoca con il governo Monti, ma tutto venne bloccato per il timore di uno smacco diplomatico se la vicenda dei due marò si fosse risolta solo grazie all'aiuto degli indiani d'Italia.  

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