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Giovedì, 28 Marzo 2024
CRONACA

Voti dalla 'ndrangheta: indagato senatore Pdl

Blitz della Dda di Catanzaro a Lamezia Terme: arrestate 65 persone. Tra le accuse a carico di Piero Aiello quella di voto di scambio. Ipotizzato accordo pre-elettorale con la cosca Giampà

Un politico nazionale risulta indagato a piede libero nell'inchiesta della Dda di Catanzaro che questa mattina ha condotto all'arresto di 65 persone a Lamezia Terme.

Si tratta del senatore Piero Aiello (Pdl), eletto in Parlamento alle ultime elezioni politiche. Nei suoi confronti viene ipotizzato un accordo per-elettorale con la cosca Giampà di Lamezia Terme.

C'è quindi anche il voto di scambio fra i reati contestati ad alcuni fra gli arrestati nel maxiblitz della polizia contro le cosche 'ndranghetine calabresi di Lamezia.

Uno degli avvocati arrestati stamani è infatti accusato di scambio elettorale politico-mafioso perchè finanziato la cosca Giampà attraverso un suo autorevole referente per ottenere voti alle elezioni amministrative del Comune di Lamezia del 2010.

Tra gli arrestati un consigliere provinciale, con numerosi incarichi anche in società con partecipazione pubblica al quale sono contestati i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e di estorsione. In particolare, oltre alla connivenza con la cosca Giampà, avrebbe estorto ad un commerciante di abbigliamento sportivo alcune tute da recapitare a detenuti del citato clan.

IMPRENDITORI ARRESTATI - Nell'operazione "Perseo" sono stati arrestati anche cinque imprenditori. Le Fiamme gialle hanno sequestrato beni per 1,2 milioni di euro. I reati contestati vanno dall'associazione mafiosa all'estorsione, alla ricettazione fino al possesso di materiali esplodenti. Nei confronti di due imprenditori, operanti nel settore dell'edilizia, è contestato il reimpiego di valori di provenienza illecita. Secondo quanto emerso dalle indagini, impiegavano in attività economiche edili il denaro provento dell'attivita di usura svolta dai sodali della cosca soprattutto mediante l'acquisto di terreni che procedevano a lottizzare e ad edificare per la successiva cessione a terzi estranei all'organizzazione. Un terzo imprenditore avrebbe avuto il compito di custodire e investire denaro della cosca avviando imprese edili per conto dei Giampà. E' inoltre accusato di estorsione per avere preteso somme di denaro da altri imprenditori e di ricettazione per avere custodito un motociclo di provenienza furtiva poi consegnato al gruppo di fuoco che coltivava un progetto omicidiario. Un quarto imprenditore, operante nel settore dei fuochi pirotecnici, avrebbe fornito esplosivo a diverse cosche per compiere danneggiamenti sia contro altri imprenditori che contro le cosche contrapposte. Infine, un commerciante di abbigliamento deve rispondere di ricettazione perché si sarebbe prestato a custodire automezzi rubati, recuperati poi da esponenti della cosca per commette reati.

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