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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Addio amniocentesi: una goccia di sangue rivela le malattie del feto

L’esame che prevede il prelievo di liquido amniotico per diagnosticare eventuali anomalie fetali potrebbe essere del tutto sostituito da uno strumento ideato da Gianni Medoro, un bioingegnere italiano

L'amniocentesi potrebbe una volta per tutte appartenere al passato e il prelievo di liquido amniotico dalla cavità uterina (oggi effettuato tra la 16esima e la 18esima settimana della gravidanza per individuare sindrome di Down o malformazioni al cuore del feto) essere sostituito da un semplice prelievo del sangue che sarà sufficiente per diagnosticare rare cellule fetali circolanti, la presenza di anomalie o altre malattie genetiche.

La rivoluzione per le future mamme sta in una macchina con il marchio made in Italy, la ‘Silicon BioSystems’, uno strumento ideato da un giovane bioingegnere pugliese Gianni Medoro (il primo schizzo della macchina lo fece su un foglietto alla fine degli anni Novanta mentre era seduto ad un bar di Bologna dove studiava) che poi, per la ricerca, si è affiancato al collega Nicolò Manaresi.

Da allora, le sperimentazioni, la ricerca, la costruzione di uno strumento, il ventaglio provato delle sue possibilità: dall'individuazione di una sola cellula tumorale (tra i circa 10.000 trilioni che compongono il corpo umano) e la sua evoluzione fino alla valutazione dell'opportunità, per un anziano, di un vaccino antinfluenzale o un altro. Quindi il brevetto marchiato Silicon Biosystems con sede a Bologna e l'acquisto, a settembre scorso, da parte dell'azienda toscana Menarini.

Tra due anni l'analisi potrebbe essere di routine, ma fino al allora le trenta macchine sparse per il mondo (8 in Italia) continueranno a lavorare per la ricerca. L'obiettivo amniocentesi è alla base dell’intesa che verrà siglata nei prossimi giorni a Singapore tra l'azienda di Firenze e Sign (Singapore Immunology Network), centro di immunologia a Biopolis, città della biomedicina realizzata da A Star, l'Agenzia per la scienza, la tecnologia e la ricerca di Singapore.

A guidare il gruppo, un'immunologa italiana, Paola Castagnoli, che sette anni fa ha lasciato l'università Bicocca di Milano, per creare a Biopolis un laboratorio nuovo di zecca e tirare su giovani ricercatori da tutto il mondo: 250 giovani scienziati provenienti da 25 paesi del mondo, tra cui circa venti gli italiani. È lei ad annunciare che nei prossimi due anni si potrebbe aver pronto il biomarcatore capace di trasformare quell'esame prenatale con il sostegno di Silicon Biosystems: “Già entro sei mesi - spiega l'immunologa - speriamo di aver messo in luce il marker che ci serve. Noi siamo ottimisti, gli italiani hanno la creatività nei geni, e in questo campo, come nella Formula Uno, conta arrivare primi”.

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