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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Violentata a 16 anni, ha sposato il suo stupratore: "Ho dovuto farlo"

In un'intervista video alla CNN, una donna di Kabul ha raccontato di essere stata costretta a diventare la moglie dell'uomo che abusò di lei per essere accettata dalla propria famiglia, rispettando il volere di una società che considera 'normali' episodi simili

Gli occhi sono l'unica parte del viso che tiene scoperta, il resto è nascosto, occultato da un velo viola che assicura il pudore di esporsi e la libertà raccontare una storia di violenza e soprusi: si chiama Gulnaz la donna che, con lo sguardo basso e fisso in un punto astratto di pensieri che si fanno parole, spiega in un’intervista video alla CNN la sua esperienza carica di dolore, seduta accanto all’uomo diventato suo marito dopo averla violentata a soli 16 anni.

"Non volevo rovinare la vita di mia figlia, di quella che portavo in grembo dopo lo stupro e allora ho deciso di sposarlo" dice Gulnaz, avvolta da un contegno tanto immobile da sembrare irreale: "Siamo persone molto tradizionali e quando ad una persona viene accostato un brutto nome, noi preferiamo la morte piuttosto che una vita isolata dalla società".

Dopo l'efferato episodio, suo fratello maggiore le impedì di tornare a casa, nella famiglia su cui aveva gettato una così grande onta, se non da donna sposata e in quello stesso momento il tribunale di Kabul la condannò per 'adulterio forzato' a due anni di carcere (diventati 12 in appello). Lì, nella prigione Badam Bagh di Kabul, diede alla luce Smile, il frutto di quella violenza, una piccola creatura che ha respirato i primi istanti di vita tra le pareti fredde di un luogo che con la tenerezza di un neonato non dovrebbe avere nulla a che fare.

Nel dicembre del 2011, poi, la decisione del presidente Hamid Karzai di liberarla e fu allora che si trovò ad essere una ragazza madre rifiutata dalla società ma soprattutto dalla sua famiglia, dai suoi genitori, abbandonata e senza nessun mezzo di sostentamento come accade a tutte le donne afghane che vengono stuprate e diventano madri senza mariti, donne bandite dalla società, senza nessuna speranza.

Con il solo desiderio di dare un futuro a sua figlia, Gulnaz decise allora di avvicinarsi alla famiglia del suo stupratore e di organizzare il matrimonio che le restituisse lo spettro di una dignità che, in fondo, non ha mai ritrovato del tutto. Nel 2013 diventò così la moglie di quell’uomo che mai avrebbe voluto incontrare e oggi lui è il padre dei loro tre figli ed ha anche sposato sua cugina.

Asadullah - che oggi ha otto figli, cinque con la cugina di Gulnaz e tre con lei - vive con le sue due mogli nella stessa casa ed è convinto di essere l’uomo che l’ha salvata da una vita esiliata da tutti, di averle fatto del bene: "Se non l’avessi sposata non sarebbe stata più accettata dalla nostra società e con lei anche la bambina" ha dichiarto lui, certo di una convinzione che risuona come inconcepibile oltraggio per chi ha a cuore il rispetto della donna e, in generale, la sacralità dell'essere umano, maschio o femmina che sia.

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