Ecco perché la marijuana fa scattare la ‘fame chimica’
Da uno studio è emerso che la sostanza stupefacente potenzia l’olfatto, responsabile dell'appetito incontenibile che viene dopo aver fumato
È chiamata ‘fame chimica’ quell’appetito irrefrenabile che colpisce coloro che trangugiano ogni sorta di cibo pur di soddisfare il senso di vuoto nello stomaco dopo aver fumato le infiorescenze essiccate della pianta di marijuana e adesso uno studio pubblicato su Nature Neuroscience ne spiega l’origine.
Stando ai risultati riscontrati sulle cavie di laboratorio dai ricercatori dell'Università di Bordeaux, pare che sia il THC, principio attivo della sostanza stupefacente, ad agire su determinati recettori connessi con il senso dell'olfatto, acuendo la capacità di odorare il cibo e quindi aumentando il senso di fame che “aumenta la percezione sensoriale che poi porta ad ingerire del cibo”, spiegano gli studiosi.
Questo accade perché il THC viene recepito da un'area del cervello conosciuta come 'bulbo olfattivo', zona di cui è stata privata una cavia geneticamente modificata, alla quale il THC non modificava in nessun modo il suo appetito.
I risultati della ricerca non forniscono solo la spiegazione per la cosiddetta ‘fame chimica’, ma hanno anche delle potenziali applicazioni cliniche, poiché sapere come aumentare l'olfatto o l'appetito di una persona potrebbe essere molto utile a curare determinate malattie neuropsichiatriche come l'Alzheimer o la depressione, caratterizzate da un deficit di perfezione olfattiva, così come aprire la strada a terapie anti-obesità in grado di bloccare o invertire questo processo.