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Martedì, 16 Aprile 2024
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Pubblicare le foto dei figli sui Facebook è pericoloso: ecco perché

Sempre più genitori decidono di non condividere informazioni riguardanti i propri figli per paura che immagini e dati sensibili possano essere utilizzati a sproposito

Un numero crescente di genitori americani ha deciso di dire basta alla costante, dilagante ed esagerata pubblicazione di foto dei propri figli sui social network e su Facebook in particolare, poiché divenuti consapevoli che questa tendenza a condividere tutto, quando si tratta di minori, potrebbe, a lungo andare, diventare molto pericolosa.  

Per quanto ci si senta genitori orgogliosi di pargoli ancora troppo piccoli per esprimere il loro disappunto, condividere ogni loro gesto, smorfia o prodezza porta con sé conseguenze controproducenti per una serie di motivi:

1- Le immagini, i video e le informazioni (compleanno, feste scolastiche etc.) espongono la prole a qualsiasi genere di malintenzionato che, con un paio di click, può essere in grado di sapere che faccia abbia il piccolo, quale scuola frequenti, gli orari della palestra e quelli in cui è in attesa da solo di mamma e papà. 
2- Non è dato sapere con esattezza come il social network utilizzerà l’immagine e le informazioni dei bambini.
3- Non è detto che il bambino sarà entusiasta,
una volta raggiunta l’età per iscriversi a Facebook, di sapere che frammenti della sua imbarazzante infanzia siano stati dispersi ai quattro venti della rete.

Ma se da un lato il numero di genitori accorti sta crescendo, dall’altro la fetta di chi condivide materiale sui propri figli a tutto spiano rimane grande: stando a una ricerca condotta nel 2011 dal University of Michigan's Institute for Social Research, il 66% dei genitori americani nati tra gli anni ’60 e ’70 condivide senza remore la vita dei propri bambini online.

Naturalmente, Facebook mette a disposizione una serie di strumenti che dovrebbero consentire di mantenere un controllo effettivo sui contenuti condivisi, ma alcuni genitori non si fidano e volendo guardare come lo scandalo NSA abbia influito sui sistemi di messaggistica (facendo la fortuna di app come Telegram), è ragionevole immaginare che, se questa tendenza continua ad aumentare, presto spunteranno nuovi social network che promettono una privacy blindata, studiati su misura per i genitori più premurosi.

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