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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Gravidanza: l'amniocentesi va in pensione, basta un esame del sangue

Accertarsi dello stato di salute del feto senza sottoporsi ad un esame invasivo è oggi possibile. Una semplice analisi del sangue può dare risultati ancora più attendibili

Accertarsi della salute del proprio bambino evitando i rischi dell'amniocentesi e della villocentesi da oggi si può.

Basta infatti un semplice esame del sangue, a partire già dalla decima settimana di gravidanza.

Attraverso l'analisi del DNA fetale, circolante nel sangue materno, sarà possibile controllare se sono presenti alcune tra le anomali cromosomiche più diffuse.

Il test si è dimostrato estremamente attendibile nel rilevare la trisomia del cromosoma 21 (99%), del 13 (98%) e del 18 (89%),  che danno rispettivamente origine alle temute sindromi di Down, di Edward e di Patau.

L'unico modo per sapere se il nascituro era affetto da una di queste anomalie era fino ad oggi quello di sottoporsi a  villocentesi o amniocentesi, procedure invasive, che comportano un sia pur minimo rischio di aborto.

Il nuovo test richiede un semplice prelievo di circa 20 ml di sangue materno, e avrebbe, secondo gli ideatori, una capacità predittiva del 99,8 per cento, di molto superiore a quella di altri test del sangue già disponibili e paragonabile a quella dell’amniocentesi.

“Gli aspetti innovativi sotto il profilo scientifico sono sicuramente l’aumento, rispetto ai test di screening attualmente disponibili, della detection rate dell’esame, la riduzione dei casi risultati falsamente positivi, che è stata dimostrata essere inferiore allo 0,1 %, e la conseguente possibilità di ridurre in maniera importante le procedure invasive che sono associate al rischio di perdita fetale – ha affermato la dr.ssa Marianna Andreani, specialista in ostetricia e ginecologia Certif. Fetal Medicine Foundation.

Questo tipo di procedura ha ottenuto quindi l'approvazione della Fetal Medicine Foundation londinese, ma anche del prof. K. Nicolaides, specialista rinomato a  livello mondiale nella diagnosi e nella terapia prenatale nonché direttore dell'Harris Birthright Centre per la Medicina Fetale (prima unità di diagnosi prenatale nel Regno Unito).

“Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dell’età materna. Questo aspetto è strettamente connesso all’incremento del rischio di anomalie cromosomiche fetali. Infatti, oltre i trentacinque anni, aumenta la probabilità di errori genetici nel feto – ha spiegato la dr.ssa Maria Verderio, specialista in ostetricia e ginecologia Certif. Fetal Medicine Foundation, consulente per la diagnosi prenatale presso Fondazione MBBM (Az. Osp. S. Gerardo Monza) – Alla luce di ciò, è evidente come questo Test rappresenti una soluzione rivoluzionaria, poiché grazie ad esso, sempre meno donne si sottoporranno inutilmente ad esami invasivi come amniocentesi e villocentesi”. 

Foto @ TM News Infophoto

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