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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Parlare col naso si può: creato un dispositivo che dà voce a chi l’ha persa

Un ragazzo di 16 anni ha messo a punto ‘Talk’, uno strumento che permette ad un computer di interpretare i respiri in codice Morse e di tradurli in parole. Il progetto è finalista del Google's Global Science Fair

Arsh Shah Dilbaghi, un giovanissimo ragazzo indiano di appena 16 anni, è tra i quindici finalisti del progetto ‘Google’s Global Science Fair’, la competizione online di livello internazionale per studenti di età compresa tra 13 e 18 anni che si sono contraddistinti per la particolare ingegnosità, per aver inventato ‘Talk’, un dispositivo che promette di essere un valido aiuto alle persone affette dalla disabilità di non riuscire a parlare.

Si tratta di uno strumento incredibilmente leggero, un piccolo tubo da inserire nella cavità nasale per registrare i respiri, riconoscendo quelli brevi e lunghi e associando gli stessi ai punto e linea dell’alfabeto Morse, così da ‘tradurre’ tali segnali e comunicare le parole corrispondenti. 
A Bunisess Insider, il giovane indiano ha riferito di aver fatto “testare il dispositivo ad una persona che soffre di SEM [una malattia del cervello] e del morbo di Parkinson”.

Lo sviluppo di ‘Talk’ è soltanto agli inizi, dal momento che il giovane ha preannunciato che in futuro vorrebbe aggiungere un sistema auto-predittivo al Computing-Engine e integrare Talk con tecnologie moderne, come Google Glass “per fare in modo che il mondo diventi per le persone con disabilità dello sviluppo un posto migliore in cui vivere” e l’invenzione si rivolge a quell’1,4% della popolazione mondiale che soffre di disturbi tali da rendere la comunicazione verbale del tutto impossibile. 

Per ora, il progetto concorre per il premio messo in palio da Google, una vacanza alle Isole Galapagos di dieci giorni, un finanziamento di 37.500 euro e una visita dell’aeroporto spaziale della Virgin Galactic  nel deserto del Mojave.

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