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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Addio pasta al dente: l'inquinamento minaccia la cucina italiana

Cresce l'anidride carbonica e si abbassano le possibilità di nutrirsi di 'pasta buona': questo è quanto emerso da uno studio che paventa la diminuzione delle proteine nel grano, responsabili del controllo della coottura

Sarà tutta colpa della crescente concentrazione di anidride carbonica stimata in aumento del 30%-40% se nei prossimi 40 anni, si dovrà dire addio agli spaghetti al dente, vanto a tavola degli italiani.   

Risuona come uno spietato verdetto per i buongustai quello emerso a seguito di una sperimentazione che si è tenuta nel corso di due anni, il 2012 e il 2013, presso il Centro di Ricerca per la genomica del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) di Fiorenzuola d'Arda (Piacenza) sul sistema Face (Free Air CO2 Enrichment - Arricchimento dell'aria aperta con CO2), in collaborazione con l'Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze, che ha decretato come l'atteso incremento di Co2, se da un lato non è salutare per l'uomo, dall'altro costituisce un valido fertilizzante per le piante (e tra queste il grano) che con le nuove condizioni atmosferiche crescerà di più, ma avrà meno proteine, fattore chiave per il controllo della tenuta della pasta in cottura.

Nell'ambito del "Progetto Ager: ricerca agroalimentare", i ricercatori hanno studiato il comportamento di 12 varietà di frumento duro, cresciute in un'atmosfera contenente circa 570 ppm di Co2, che è poi la concentrazione attesa nel 2050. Ne risulta, dicono i ricercatori, un generale aumento di biomassa vegetale e di produzione utile (granella), associata però a una diminuzione del contenuto proteico nella granella: "L'aumento di biomassa vegetale e di produzione" - sottolinea lo studio - "è una conseguenza diretta dell'effetto fertilizzante della Co2. In alcune varietà gli aumenti produttivi hanno raggiunto anche il 20%, ma il contenuto proteico influenza la tenuta della cottura della pasta salvo un lungimirante lavoro di miglioramento genetico che potrebbe realizzare nuove varietà capaci di fruttare al meglio l'aumento di C02 atmosferica, evitando o limitando le conseguenze negative sulla qualità del prodotto".

Nel frattempo, il gruppo Barilla, leader mondiale nel mercato della pasta e anche primo trasformatore di grano duro al mondo con 1,4 milioni di tonnellate all'anno, "attraverso gli incroci varietali, insieme a Produttori Sementi Bologna, ha sviluppato varietà di grano con caratteristiche adeguate ai diversi climi lungo il Paese": "la pasta italiana è al sicuro" fa sapere il gruppo di Parma.

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