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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Donne sexy e casalinghe nelle pubblicità: le aziende si scusano

Nel giro di poche ore due aziende hanno alimentato le polemiche per aver utilizzato un’immagine distorta della donna nelle loro rispettive pubblicità

La pubblicità è ancora l’anima del commercio? E’ lecito chiederselo se lo slogan “quando la carne chiama, Marchiante c’è” correda la foto di un pezzo di carne da macello posizionata accanto a una modella che fissa l’obiettivo, nella posa immortalata su un cartellone di Legnano che vorrebbe essere sexy e invece è solo banale.

È lecito chiederselo anche quando ferro da stiro, pigiama, grembiule e bracciale Pandora sono i regali pensati come alternative più o meno desiderabili da un prototipo di donna  inverosimile e grottesco, emergente dall’infelice lista pubblicata su un manifesto affisso nella metropolitana di Milano.

Viene da interrogarsi sull’effettiva utilità di queste idee per tentare di comprendere perché mai i creativi che le hanno concepite si siano detti “Ehi! Fermi tutti, questa sì che tira!”, convinti di allettare all’acquisto senza scivolare nel burrone degli stereotipi che da un bel po’ di tempo a questa parte si tenta di eliminare a favore di un’immagine femminile libera da costrutti.

Polemiche sulla pubblicità di Pandora: "Sessista". L'azienda: "Fraintesi"

“Un ferro da stiro, un pigiama, un grembiule, un bracciale Pandora: secondo te cosa la farebbe felice?", recita il claim che, come racconta Milano Today, ha scatenato il putiferio. A molti non è piaciuto affatto l'accostamento di elementi (il grembiule, il ferro da stiro) che identificano la donna in un ruolo da "casalinga", "addetta alle faccende domestiche", che oggettivamente appartiene ad un'altra società, ad un altro secolo. 

"Pubblicità orribile, sessista, anni cinquanta, che fonde gli stereotipi femminili al ribasso, relegando la donna ai bassifondi della società" si legge in un post. Tra le critiche è comparsa anche la richiesta a Diana De Marchi, consigliera comunale del Pd e presidente della commissione pari opportunità di Palazzo Marino, di occuparsi del caso, come già è successo in passato sui messaggi discriminatori apparsi a Milano tramite società concessionarie di spazi pubblici.

"Stereotipi inaccettabili, le parole esprimono pensieri e qui descrivono ruoli e compiti precisi nei quali la nostra città non si riconosce!", ha scritto la consigliera comunale su Facebook.

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Donna come carne da macello, rimossa la pubblicità sessista

Stessa ondata di indignazione per la réclame della macelleria con tanto di modella accanto a una grossa bistecca esposta per le vie di Legnano (Milano). A far notare la trovata sono stati l’assessore Umberto Silvestri, e le ex componenti della commissione pari opportunità, che hanno inviato una lettera aperta al sindaco Gianbattista Fratus e a Franco Colombo, assessore alle pari opportunità. “Disgustoso. Per chi passando è quasi obbligato a vederlo, per le donne che da solo oggetto qui sono diventate anche carne da macello. Vergognoso per quell'imprenditore che ha pagato per esporlo, per quell'agenzia di pubblicità che lo ha creato. Non ho più parole. Spero che il Comune di Legnano intervenga al più presto utilizzando ogni mezzo a sua disposizione” è stato il post apparso su Facebook.

Le scuse delle aziende

Entrambe le aziende in questione si sono affrettate a chiarire il messaggio e a chiedere scusa alla cittadinanza urtata nella sensibilità.

“Quante di noi a Natale hanno ricevuto qualcosa di non gradito? Tutte insieme diciamo no a pigiami, ciabatte e frullatori ma sì ai gioielli che amiamo", si legge nella replica di Pandora che ha ribadito di non avere avuto alcuna "intenzione offensiva", ma ha preso atto delle "interpretazioni opposte al nostro intento" rivolgendo le scuse a "tutte coloro che si sono sentite toccate nella loro sensibilità".

"Ci scusiamo con tutta la cittadinanza ed in particolare con le donne: non era assolutamente nostro intento offendere né tantomeno paragonare le donne a carne da consumare” è stata la replica dell’azienda di carni che ha provveduto a disporre l'immediata rimozione del cartellone pubblicitario".

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