Rivolta contro i tacchi alti obbligatori in ufficio: la protesta delle donne giapponesi
La petizione partita sui social con #Kutoo chiede al governo di intervenire per evitare che le donne debbano indossare tacchi alti sul posto di lavoro
Le scarpe con i tacchi alti saranno anche un vezzo per le donne che vogliano esaltare la propria femminilità con calzature tutt’altro che confortevoli, ma se l’accessorio diventa un obbligo imposto dal datore di lavoro, ecco che la situazione cambia. E diventa inaccettabile.
Lo è per le donne giapponesi che, aderendo alla campagna #KuToo - nome che viene dai termini "kutsu" (scarpe) e "kutsuu" (dolore) e trova similitudini con il più noto movimento social #metoo - hanno detto basta all’imposizione che rende il vezzo una fastidiosa forzatura.
Giappone, donne in rivolta contro l'obbligo dei tacchi alti al lavoro
A dare avvio al movimento è stata la scrittrice Yumi Ishikawa, promotrice della petizione con cui si chiede al governo giapponese di introdurre una legge che proibisca ai datori di lavoro di obbligare le dipendenti a indossare calzature ‘eleganti’. La richiesta, che ha goduto di un battente passaparola social, in pochi giorni è stata sottoscritta da 20mila persone, tutte concordi nel considerare l’obbligo una forma di discriminazione sessuale a cui ribellarsi una volta per tutte.
Secondo le attiviste, imporre di indossare scarpe con i tacchi alti è una pratica scorretta applicata nella maggior parte dei luoghi di lavoro in Giappone, una forma di discriminazione sessuale paragonata alla fasciatura dei piedi delle bambine in uso nella Cina imperiale che va abolita al più presto.
1万人を超えました!
— 石川優実@#KuToo署名中👞👠 (@ishikawa_yumi) 21 febbraio 2019
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問題点:
①性別によって同じ職場で強制される服装が違うこと
②健康を害してまで強制されるマナーとは?
「厚生労働省宛: #KuToo 職場でのヒール・パンプスの強制をなくしたい!」 https://t.co/q61K5E2TVw @change_jpより