Il calcio è uno sport da maschi? Come e quanto la Nazionale Femminile sta ribaltando gli stereotipi
La storia del calcio femminile ha molto da insegnare a chi ancora considera questo sport come prettamente maschile.Il calcio è uno sport da maschi? Basta guardare una partita delle Azzurre per rispondere
( Il calcio femminile raccontato da Paolo Bonolis nel 1987)
Nel 1987, durante una puntata di ‘Bim Bum Bam’, un giovane e capellone Paolo Bonolis rispondeva alla piccola mittente di una delle famose letterine inviate al programma per incoraggiarla a perseguire il suo desiderio di giocare a calcio. “E’ uno sport nobilissimo, non vedo perché i tuoi amici debbano prenderti in giro perché sei una ragazza che ama giocare a calcio”, argomentava il conduttore, perché “il fatto di essere maschi o femmine non cambia assolutamente niente” – spiegava – “sia gli uni che le altre hanno le stesse capacità fisiche e soprattutto gli stessi desideri da poter realizzare nella stessa identica misura”.
1987, 2019: a distanza di 32 anni dal consiglio espresso in modo così lineare dal presentatore tanto amato dai bambini degli anni Ottanta, ecco ‘accorgersi’ con una punta di amarezza quanto quella replica andrebbe ribadita anche adesso. Con lo stesso elementare linguaggio, con la stessa chiarissima espressione, farebbe bene ribadire il logico chiarimento dell’esordiente Bonolis ai bambini di ieri e adulti di oggi che ancora considerano il calcio un’esclusiva prerogativa maschile. Come i più capricciosi degli infanti viziati che a brutto muso, davanti a una distesa di giocattoli, avvisano l’amichetto: “E' tutto mio, vattene, tu non ci giochi”.
La Nazionale azzurra torna a partecipare al Campionato Mondiale di calcio femminile
E’ servita la discesa in campo della Nazionale azzurra femminile, in gara al Campionato Mondiale di calcio femminile dopo 20 anni di assenza, per rendersi ancora una volta conto di come questo sport sia ancora tanto incistato in una mentalità ostinata che separa gli uomini dalle donne esattamengte come i bagni pubblici a loro destinati, maschi da un lato, femmine dall'altro.
Fulvio Collovati aveva ne dato un assaggio qualche mese fa: “Quando sento le donne parlare di tattica, mi si rivolta lo stomaco. Se parli di come è andata la partita bene, ma non puoi parlare di tattica perché una donna non capisce come un uomo”, la frase che per qualche tempo è costata la sospensione dalla Rai all’ex calciatore. Un pensiero il suo che se tanto allora ha fatto spalancare la bocca in segno di assoluta disapprovazione, altrettanto lo si ritrova oggi in varie esternazioni di celato dissenso attraverso commenti, battute, argomentazioni che se pure ‘concedono’ alle donne la ‘grazia’ di giocare e di capirne di calcio, esprimono comunque una certa stizza di fondo. I biechi tentativi di spostare l’attenzione dal gioco giocato a vari ed eventuali riferimenti sessuali e sessisti (Cecchi Paone che indaga su presunti orientamenti omosessuali delle giocatrici della Nazionale e il post pubblicato dall’ex consigliere comunale del M5s a Reggio Emilia Cristian Panarari ne sono un lampante esempio), alla fine, questo fanno: tentano di svalutare la professionalità delle giocatrici che come i loro colleghi e forse pure più di loro s'impegnano per la gloria di una maglia in rappresentanza mondiale della nostra povera Italia.
La storia del calcio femminile
E allora torniamo indietro nel tempo, riavvolgiamo il nastro della storia per capire le origini della declinazione femminile di uno sport che di azzurro assoluto ha solo il riferimento al colore della maglia uguale per calciatori e calciatrici e per comprendere gli sforzi fatti dalla quota ‘rosa’ per guadagnarsi la credibilità che ha e che merita.
Il sito del Calcio Femminile Italiano racconta che le prime donne a praticarlo sono state alcune inglesi durante la Prima Guerra Mondiale, la squadra delle “Signore del Kerr”. In quel periodo, a causa della mancanza di uomini impegnati al fronte, alcune fabbriche iniziarono a dar lavoro alle donne che fino a quel momento erano “emarginate”, tra cui la Dick Kerr da cui prese il nome la squadra inglese. Le ragazze si allenavano durante le pause, vestite con gonne lunghe e corsetti, e ben presto capirono che erano brave quanto i maschi, tanto che in alcune circostanze le due compagini si sfidavano nel cortile della fabbrica.
Da lì presero vita altre squadre di calcio. Secondo il libro 'Storia & storie del calcio femminile', in Scozia il consiglio dell’associazione gioco calcio scozzese, ritenendo vile che alcune donne prendessero a calci un pallone, proibì ai club associati di affrontare queste ragazze e anche gli altri Paesi assunsero disposizioni tali da bloccare l’espansione del calcio femminile finché, negli anni 60, piano piano si iniziarono a formare le prime federazioni che rilanciarono lo sport.
In Italia questo movimento nacque nel 1930 quando a Milano venne fondato il Gruppo Femminile Calcistico formato da un gruppo di donne che scendevano in campo con la sottana, rispetto alle inglesi che scendevano in campo con lunghe gonne e corsetti. Ma l’anno zero risale al 1968 quando prese vita la Ficf, la Federazione italiana calcio femminile che portò anche al primo campionato a dieci squadre suddiviso in due gironi con criteri di vicinanza geografica. Nel 1970 a Roma molte società abbandonarono la Ficf e diedero vita alla Federazione italiana femminile giuoco calcio (Fifgc): si cominciò a discutere di un campionato di Serie A a 14 squadre e di una Serie B a 24 squadre (divise in 4 gironi) e vennero introdotte le visite mediche cui tuttora sono sottoposte le giocatrici. Altre rivoluzioni organizzative portarono al 1986 quando il calcio femminile entrò a far parte della Figc.
Chi ha detto che il calcio è uno sport da maschi?
La domanda se la pone il sito Barbie Mattel che, in occasione dell’ottava edizione del Campionato mondiale di Calcio femminile, ha realizzato il sogno di cinque piccole atlete per ricordare a tutte le bambine che non esiste barriera che non possa essere superata o traguardo che non possa essere raggiunto. La risposta? Sta nei numeri impressionanti registrati dall’Auditel nelle ultime partite trasmesse in diretta, nella forza delle gambe delle nostre ragazze che corrono, nell’orgoglio di battersi per vincere.
“E se i tuoi amici ti prendono in giro forse è perche sono invidiosi e giochi bene a calcio, e loro no”, diceva Bonolis durante una puntata di 'Bim BUm Bam' del 1987. Vale anche adesso.