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Martedì, 19 Marzo 2024
Economia

"Il Canone non ha più senso, via il tetto alla pubblicità per rendere autonoma la Rai"

Intervista alla deputata M5s Maria Laura Paxia, prima firmataria di una proposta di legge per l'abolizione del canone radiotelevisivo: "La tv pubblica non può più contare sui soldi dei cittadini". La tassa sui ricavi di emittenti private e pay tv? "Sarà irrisoria, una grande parte delle risorse arriverà dalla Web Tax".

"La mia proposta di legge interviene su una tassa ingiusta ed iniqua nata in un periodo in cui era giustificata dalla propaganda fascista in corso. Allo stato attuale è un’imposta che non ha più senso di esistere ed è arrivato il momento che la RAI sappia essere autonoma senza dover contare sempre sui soldi dei cittadini italiani". Lo dice a Today.it la deputata del M5s Maria Laura Paxia, firmataria di un progetto di legge depositato nei giorni scorsi alla Camera per abolire il canone Rai.

La proposta targata 5 Stelle punta a modificare i limiti di affollamento pubblicitari della tv pubblica equiparandoli a quelli delle televisioni private, mentre la parte restante del gettito verrebbe coperta grazie agli introiti della tassa sui servizi digitali, da una tassa sui ricavi delle emittenti radiofoniche e televisive diverse dalla Rai e da una tassa sui ricavi delle emittenti a pagamento, anche analogiche.  

Onorevole, sbaglio o l'intenzione è quella di introdurre una nuova imposta che andrebbe a gravare su tv, radio private e pay tv? 

"La tassa che si intende introdurre, alle reti diverse dalla RAI, è una tassa irrisoria che di anno in anno il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero delle Economie e Finanze stabilisce sulla base di criteri oggettivi e sicuramente per non gravare in modo eccessivo sulle varie emittenti inducendole al fallimento. Inoltre una grande fetta del sostentamento Rai è dato dalla cd Web Tax, tassa sui servizi digitali".

Ma non sarebbe scorretto penalizzare le emittenti commerciali per finanziare il gettito di una tv concorrente, ancorché pubblica? Non teme conseguenze sull’occupazione? 

"Credo sia doveroso un intervento di tutti per la tutela e la libertà della RAI, anche da parte di chi, potrebbe essere concorrente, volendo pensare che il privato non può mai essere concorrente alla cosa pubblica perché altrimenti vorrebbe dire andare contro l’interesse nazionale. Nonostante ciò la RAI è stata sempre, volutamente, depotenziata rispetto alle varie emittenti private, come ad esempio nel caso dei limiti di affollamento. Anche in questo caso l’Unione Europea, con una direttiva, aveva chiesto ad ogni stato di adeguare tutti i limiti di affollamento e mi auguro che quando verrà posta in ratifica il nostro paese non pensi a tutelare solamente le tv private escludendo da tale obbligo la televisione pubblica. L’occupazione non vedrà delle ripercussioni in materia, in quanto, come ho già specificato, sarà compito del MISE e del MEF stabilire l’esatto gettito annuale".

La sua proposta prevede anche l’eliminazione del tetto agli spot…

"Per quanto riguarda la pubblicità trovo giusto che la RAI possa essere competitiva sul mercato e possa iniziare a essere economicamente indipendente sempre in un’ottica di autonomia che è fondamentale per una televisione pubblica".

Sul tavolo c’è anche un piano per tentare di razionalizzare i costi? 

"Sicuramente il bilancio della RAI, al momento, è dopato da uscite esose per ogni singolo programma non volendo, per dinamiche del tutto sconosciute, produrre la maggior parte dei programmi che sono in onda. Grazie a questo meccanismo la società riesce ad eludere anche il tetto massimo di stipendio in quanto il cast, e i conduttori, non rientrano come stipendiati RAI ma in un più ampio budget che la RAI conferisce alle società esterne per la produzione. Questo credo sia abbastanza scandaloso e credo che vada trovato un limite e un rimedio altrimenti la RAI è destinata a dipendere per sempre dalle tasche dei cittadini senza offrire un adeguato servizio all’insegna dell’imparzialità".

A sentire le sue parole la strada da fare è ancora lunga…

"La riorganizzazione è necessaria e quanto mai urgente per uscire da un sistema in cui vi sono ingenti e sostanziali sprechi come da iniziativa legislativa già depositata dal MoVimento 5 Stelle. Basti pensare che il numero dei dipendenti del gruppo Rai, circa 13mila unità (contro 21mila della Bbc e 10mila di France Télévisions), è più del doppio di quello Mediaset e circa cinque volte di quello Sky, un dato che stupisce visto che mentre Mediaset e Sky riducono il personale a fronte della contrazione dei ricavi, la Rai operi in maniera diversa ovvero il fatturato diminuisce del 14% e il personale dipendente aumenta. Eppure tutti gli ultimi vertici dell’azienda si sono attivati nella riduzione del personale tramite uscite, in numero consistente, più o meno incentivate. Uscite che, evidentemente, sono state compensate da altrettante entrate”.

"Infine - aggiunge la deputata M5s -, sempre per rimanere in tema di sprechi c’è un’altra variabile da considerare. Infatti la Rai ha più personale poiché è più elevata, rispetto ai concorrenti, l’autoproduzione. Questo valeva fino agli anni Duemila, fino a quando il mercato dell’audiovisivo non si è consolidato. In misura graduale la Rai ha scelto l’acquisto dei programmi, sia per quanto riguarda l’ideazione (i format) come per la produzione". 

L’obiettivo è dunque quello di valorizzare di più le risorse interne?

"Come ho anche spiegato prima ormai il palinsesto è composto da programmi, in particolare quelli della prima serata, prodotti esternamente, nell’ideazione e spesso anche nella parte produttiva. È giusto che la Rai decida se favorire, nella produzione dei programmi, le risorse interne, avendo oltretutto bravi professionisti, spesso inattivi, o invece l’acquisto dei programmi, giacché le due scelte tendono a elidersi. Finora è certamente lievitato l’acquisto e nello stesso tempo non è diminuito il personale interno. Il risultato è che, ovviamente, gli indicatori comunemente usati per misurare la produttività, il fatturato medio per dipendente e, in particolare, il valore aggiunto per dipendente danno la Rai soccombente rispetto le emittenti private".

Mi perdoni, ma per raggiungere lo scopo di abolire o quanto meno ridurre l’importo del canone, non sarebbe più semplice privatizzare almeno una delle reti Rai, visto anche l’esito del referendum del 1995? 

"Il tema della privatizzazione non è all’ordine del giorno ma resto in attesa del procedimento parlamentare di discussione della legge per poter verificare cosa sia meglio per la nostra nazione". 

Maria Laura Paxia-2

Ha in mente un modello particolare a cui la Rai dovrebbe ispirarsi?

"La televisione pubblica è un servizio importante che esiste in ogni nazione ed ogni nazione, appunto, ha sue specifiche caratteristiche e sarebbe vano ricercare un comune denominatore nei diversi ordinamenti in quanto ogni legislazione guarda al meglio per i suoi cittadini.

"Vi sono tuttavia delle esigenze condivise tra i servizi pubblici europei, la prima è sicuramente quella che per servizio pubblico non deve intendersi servizio di Stato, e men che meno dei governi e dei partiti, ma servizio alla comunità nazionale svincolata da logiche partitiche e di potere; la seconda è che, per svolgere al meglio la loro importante funzione informativa, per essere imparziali ed obbiettivi, i servizi pubblici devono essere il più professionalmente autonomi dal potere politico e quindi ancorati a organi di garanzia civica mentre la terza ed ultima esigenza che accomuna i servizi pubblici europei è che debbono avere entrate coerenti che non condizionino la loro programmazione, cioè siano il più possibile pubbliche. In Italia abbiamo una televisione pubblica che è interessata, su ogni aspetto, alle logiche partitiche e di potere e che è servita come merce di scambio in diverse situazioni politiche portando una sostanziale privatizzazione, a favore dei partiti di turno. Svincolare la RAI da tali dinamiche è necessario e lo dobbiamo alla nazione". 
 

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