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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Addio alle monete da 1 e 2 centesimi: una buona notizia, ma ne siamo sicuri?

Il decreto che impone il blocco del conio dei centesimi da gennaio 2018 ha raccolto molti consensi tra i cittadini, ma ci sono molti effetti collaterali che potrebbero pesare proprio sulle tasche dei consumatori

Addio alle monetine da 1 e 2 centesimi. L'emendamento contenuto nella legge di conversione del decreto 50/2017 , conosciuta anche come Manovrina o Manovra-bis, è stato accolto molto bene dai cittadini, tutti contenti di non avere più a che fare con i “centesimini”, dal valore troppo basso per essere spesi, che la maggior parte delle volte finiscono persi o in qualche vecchio salvadanaio, per non appesantire le tasche o i portafogli. Il provvedimento, approvato dalla Camera dei Deputati, dovrebbe essere operativo dal 1 gennaio 2018, ma quella che sembra una bella notizia per  tutti, nasconde dei lati oscuri, che potrebbero far cambiare idea a molti. 

IL DECRETO

La proposta prevede il blocco del conio delle monetine da 1 e 2 centesimi, ma anche dopo il gennaio 2018, questi centesimi continueranno ad avere valore legale e potranno essere utilizzati per pagare, purché si riesca a raggiungere i 5 centesimi, la soglia di arrotondamento intermedia. Già, l'arrotondamento. Infatti il decreto prevede, per il pagamento in contanti, un arrotondamento dei prezzi, che dovrà essere fatto dai commercianti seguendo delle regole specifiche, potrà essere sia per eccesso che per difetto e dovrà essere applicato con i seguenti parametri:  0,1 e 0,2 saranno arrotondati a zero, 0,3 e 0,4 a 5 centesimi; 0,6 e 0,7 sempre a 5 centesimi e invece 0,8 e 0,9 a 10 centesimi. 

Qui troviamo il primo “nodo”. Tali regolamentazioni dovrebbero essere inserite nella norma, attualmente sprovvista, in modo tale da evitare quello che potrebbe essere un vuoto legislativo pericoloso, con i commercianti che potrebbero approfittare della situazione e far incrementare i prezzi in maniera disonesta. Tenendo conto delle regole dell'arrotondamento, gli effetti dell'eccesso e del difetto dovrebbero compensarsi, ma fino all'attuazione della legge questa resta soltanto un'ipotesi matematica.

Va ricordato che l'arrotondamento verrà applicato soltanto ai pagamenti in contanti, mentre per bancomat e carta di credito il consumatore pagherà il prezzo effettivo, compresi i centesimi. Inoltre l'arrotondamento riguarderà soltanto il prezzo complessivo della spesa e non ogni singolo prodotto.

Tra i fattori positivi c'è il risparmio provocato dalla sospensione delle monetine, 20 milioni di euro l'anno che il governo italiano intende utilizzare per l’ammortamento dei titoli di Stato. Proprio a marzo di quest'anno il debito pubblico ha toccato la cifra record di 2.260 miliardi, una cifra 'monstre' che confrontata con i 20 milioni di risparmio li rende infinitesimali, un po' come il valore delle monetine che ci apprestiamo a salutare. 

UNA MONTAGNA DI FERRO

Dal 2002, anno del definitivo passaggio dalla lira all'euro, sono state emesse quasi sei miliardi di monetine, una produzione con un elevato importo a carico dello Stato. Si parla di un circa 4,5 centesimi per la produzione di una moneta da 2di 5,2 centesimi per ogni 'ramino' da 1. Un gioco che non vale la candela, tanto che in molti Paesi europei la loro abolizione è già diventata realtà da molto tempo. In Finlandia, ad esempio, si optò per l'arrotondamento a 5 centesimi fin dall'introduzione dell'euro nel gennaio del 2002, una decisione presa qualche anno dopo anche dall'Olanda, dal Belgio e dall'Irlanda. Una mossa che ha portato giovamento a tutti queste nazioni, una su tutte l'Olanda, che ha risparmiato ben 36 milioni di euro.

LE OPINIONI

Sul decreto legge in questione si sono già espresse alcune associazioni dei consumatori, che tra  scetticismo e incertezza hanno commentato la notizia. “ Già all’epoca del passaggio dalla lira all’euro – fa sapere il Codacons - abbiamo avuto prova di come le leggi che regolavano gli arrotondamenti siano state violate in modo sistematico da esercenti, commercianti e professionisti. Non abbiamo alcun dubbio sul fatto che l’eliminazione dei centesimi, pur in presenza di regole per l’arrotondamento, darà sfogo ad aggiustamenti dei listini al rialzo e a rincari selvaggi”. Un 'giochetto' al rialzo che in Olanda, Belgio e Finlandia non è avvenuto, ma in Italia, si sa, spesso le cose funzionano in un altro modo. 

Se i consumatori sembrano favorevoli, il Codacons fa notare, attraverso la voce del presidente Carlo Rienzi come “già al momento del passaggio tra la lira e l'euro abbiamo assistito ad  una stangata media da “changeover” pari a 1.505 euro a famiglia solo nel 2002”. “La cosa più preoccupante – conclude Rienzi – è che il Governo non è in grado di controllare i prezzi né sanzionare gli speculatori”.

Sugli effetti collaterali di questa scelta si è espressa anche l'Unione Nazionale Consumatori, che attraverso il segretario generale Massimiliano Dona, ha stimolato un nuovo argomento, quello legato alle banconote di grosso taglio e alla moneta elettronica: “Piuttosto che abolire le piccole monete – si legge sul sito dell'Unc - perché allora non sospendere l’utilizzo delle banconote di grosso taglio come quelle da 500 ma anche da 200 euro, notoriamente utilizzate solo dalla delinquenza organizzata, a partire dal riciclaggio di denaro sporco fino al gioco on-line o anche alle tangenti?”

“Inoltre – continua Dona - molto di più si risolverebbe se si attuassero azioni concrete per incentivare la moneta elettronica che prima o poi anche nel nostro Paese dovrà sostituire l’uso delle banconote, uniformandosi a ciò che accade già da tempo negli altri Paesi della Comunità Europea dove la circolazione del danaro contante è solo una ridotta percentuale dei flussi monetari”.

Un ragionamento logico che porterebbe dei vantaggi sia allo Stato che ai cittadini: “La gestione del contante è infatti estremamente onerosa per gli aspetti legati alle risorse umane coinvolte, ai furti, alle perdite, alle apparecchiature, ai trasporti, alla sicurezza, alla conservazione, alla vigilanza e all’assicurazione: tutti costi che ricadono sui consumatori. Senza contare che la libera circolazione del contante  - conclude il segretario dell'Unione Nazionale Consumatori - incide sull’economia sommersa, sul 'nero' e, quindi, sull’evasione fiscale, per la mancata tracciabilità che lo contraddistingue”.

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