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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Pensioni, anticipo gratis per disoccupati e redditi bassi

Si potrà andare in pensione con un anticipo fino a tre anni e sette mesi, ma bisognerà pagare. Solo alcuni potranno lasciare il lavoro a 63 anni senza penalizzazioni sull’assegno

L’anticipo pensionistico, il cosiddetto Ape, sarà a costo zero per i disoccupati di lungo corso e per chi ha un reddito inferiore a 1.200 euro netti al mese. La rata può arrivare fino al 20-25% per gli anticipi volontari massimi di tre anni e sette mesi. In alternativa, piena o parziale, al prestito bancario esiste la possibilità di utilizzare la Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) per chi ha aderito a un fondo pensione.

CHI PUO' CHIEDERE L'APE - Potrebbero chiedere l’Ape, lo scivolo pensionistico, circa 350 mila persone. Una platea potenziale, stimata dal governo per il primo anno di attivazione. Ma per conoscere i numeri reali tutto è rimandato alla prova dei fatti. Ad oggi i parametri sui cui esprimere un giudizio non sono ancora completi: di certo c’è l’anticipo, tre anni e sette mesi, e la doppia corsia: gratis per categorie in difficoltà e costosa per il resto dei lavoratori.

LA PLATEA INTERESSATA - Gli interessati sono tutti coloro che hanno già compiuto 63 anni o li compieranno nel 2017. In pratica si tratta degli uomini nati tra la fine del 1950 e il 1954. Per le donne invece il discorso è più complesso, perché per il 2017 è prevista ancora l’uscita per vecchiaia a 65,7 anni e perché le nate nel ’52 possono già uscire quest’anno con 64 anni di età. Per cui, a fronte di uno scivolo ridotto, anche la platea in ‘rosa’ rischia di essere più contenuta. A meno che, per il 2017, la pensione sia consentita a partire dai 62 anni di età.

COSTO ZERO E BONUS - L’anticipo non avrà oneri (ci penserà lo Stato) per disoccupati senza ammortizzatori, disabili, parenti di disabili (non è ancora esplicitato se a prescindere dalla legge 104) e lavoratori occupati in attività particolarmente rischiose e pesanti, come gli operai edili. Il costo zero è riconosciuto solo a chi ha un assegno sotto i 1.500 euro lordi mensili (1.200 netti). Chi invece supera l’importo dovrebbe essere chiamato a restituire solo quanto ottenuto in anticipo, senza pagare interessi o premi assicurativi. L’Ape potrebbe essere anche uno strumento nelle mani delle imprese che decidono di riorganizzarsi e così facendo dichiarare esuberi. In quel caso, ma il meccanismo è ancora da chiarire, l’imprenditore potrebbe utilizzare lo scivolo, ma dietro un esborso da calcolare.

FUORI DALLE CATEGORIE PROTETTE - L’Ape di sicuro non sarà gratis per il lavoratore che non ha particolari problemi, se non quello di andare in pensione il prima possibile. Per ogni anno di anticipo pagherà circa il 5% o il 6% dell’assegno, da restituire sempre in venti anni. Se si è utilizzato appieno lo strumento, andando via 3 anni e 7 mesi prima, la quota oscillerà tra il 15% e il 18%. E poi c’è anche l’interesse alla banca e il premio assicurativo contro la premorienza. Ecco che si arriva al 20-25%. Chi richiederà l’anticipo dovrà andare all’Inps. Sarà l’Istituto di previdenza a fare il calcolo, un prospetto da cui ognuno capirà se avrà convenienza o meno. Una cosa sembra certa: chi può ottenerla gratis non ci penserà due volte, gli altri invece dovranno interrogarsi sul rapporto costi-benefici.
 

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