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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Ape Social e anticipo pensionistico: l'Inps dice no al 70% delle richieste

L'Istituto per la previdenza ha rigettato la maggior parte delle domande pervenute per Ape sociale e anticipo pensionistico per lavoro precoce. Su 65.972 ne sono state approvate soltanto 20.957 

No, no e ancora no. Dall'Inps sono arrivati una lunga serie di rifiuti per l'Ape sociale e per l'anticipo pensionistico per lavoro precoce. Almeno 7 richieste su 10 hanno ricevuto una risposta negativa dall'Istituto Nazionale Previdenza Sociale. I dati sono stati forniti, durante l'audizione in commissione Lavoro alla Camera, da Gabriella Di Michele, direttore generale dell'Inps: “Per gli anticipi dovuti a lavoro precoce, il no  riguarda il 70% delle richieste con il patrocinio dai patronati e il 64% delle altre. No al 65% delle domande di Ape sociale patrocinate e al 56% delle altre”.

In tutto le richieste sono sono state 65.972 ma di queste solo 20.957 sono state accolte, mentre altre 44.306 sono state respinte. Quelle che mancano all'appello sono ancora in fase di valutazione.

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L’anticipo spetta ai lavoratori pubblici e privati con almeno 63 anni di età purché siano disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori da almeno tre mesi; soggetti che assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave; invalidi civili con un grado di invalidità pari o superiore al 74%; dipendenti che svolgono da almeno sei anni in via continuativa un lavoro particolarmente difficoltoso o rischioso (tra i quali operai edili, operatori ecologici, facchini, insegnanti di scuola dell’infanzia, infermieri organizzati su turni ecc). I sei anni si possono calcolare nell’ambito degli ultimi sette.
 
L’indennità è corrisposta per dodici mensilità nell’anno, fino all’età prevista per il conseguimento della pensione di vecchiaia o comunque fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata. Nel caso in cui le risorse finanziarie stanziate siano insufficienti rispetto al numero degli aventi diritto, la decorrenza dell’indennità e’ differita dando priorità ai richiedenti più anziani.

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Quanto spetta e i requisiti necessari

L’indennità è pari all’importo della rata mensile di pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione (se inferiore a 1.500 euro) o pari a 1.500 euro se la pensione è pari o maggiore di questo importo. L’importo dell’indennità non è rivalutato. Viene erogato per 12 mesi. Per ottenere l’indennità è necessario avere almeno 63 anni di età e almeno 30 anni di anzianità contributiva per disoccupati e disabili. Per i lavoratori che svolgono attività difficoltose o rischiose l’anzianità contributiva minima richiesta è di 36 anni; maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi; non essere titolari di pensione diretta. L’assegno è compatibile con lo svolgimento di lavoro dipendente soltanto nel caso in cui i relativi redditi non superino gli 8.000 euro annui e con lo svolgimento di attività di lavoro autonomo nel limite di reddito di 4.800 euro.

I lavoratori precoci

I lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno lavorato almeno un anno prima dei 19 anni, potranno andare in pensione con 41 anni di contributi. Il requisito in futuro (nel 2019) sarà adeguato alla speranza di vita. Potranno fare richiesta i lavoratori precoci disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori da almeno tre mesi, invalidi con un grado di almeno il 74% o coloro che svolgono da almeno sei anni in via continuativa un’attività gravosa. La domanda va presentata all’Inps entro il 31 luglio in caso di requisiti raggiunti entro il 2017 e entro il 1 marzo degli anni successivi per i requisiti che si raggiungono entro l’anno. Le domande sono accolte entro il limite di spesa di 360 milioni per il 2017, 550 milioni per il 2018, 570 per il 2019 e per 590 milioni a decorrere dal 2020.

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