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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Autostrade allo Stato, il conto è salato: ecco quanto costerebbe 

Se la gestione delle autostrade italiane tornasse allo Stato il costo sarebbe di circa 18 miliardi di euro. Secondo il centro studi di Fillea Cgil, per rientrare della spesa ci vorrebbero quasi 40 anni

All'indomani del crollo del Ponte Morandi di Genova, il Governo, per bocca (e mano) di Salvini, Di Maio e Toninelli, ha subito messo in moto la procedura per revocare la concessione ad Autostrade per l'Italia. Ma quanto costerebbe il ritorno dello Stato come gestore diretto della rete autostradale? La cifra, non da poco, sarebbe intorno ai 18,2 miliardi di euro. Se il prezzo da pagare fosse questo, ci vorranno almeno 38-39 anni per rientrare della spesa, tenendo conto di un margine di ricavo netto di circa 500 milioni l’anno e senza interventi straordinari di finanza pubblica. 

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A calcolarlo è la Fillea Cgil mettendo nero su bianco tutte le voci economiche di un’eventuale revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia. I costi per la manutenzione ordinaria sostenuti da Aspi – ha spiegato il segretario generale della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi – sono circa 310 milioni l’anno. Per manutenzione straordinaria, ampliamento opere esistenti, cofinanziamento grandi opere “servono minimo 1,3 miliardi l’anno per almeno i prossimi quattro anni (totale 5,2 miliardi)”. I costi operativi e organizzativi (subentro Anas, clausola sociale Pavimental, acquisto e manutenzione mezzi) ammontano 175 milioni l’anno. Nella lista vanno poi inseriti il “mancato incasso da concessioni (per lo Stato) e mancate entrate di sovrapprezzo (Anas) per circa 430 milioni euro l’anno” e il “mancato incasso da imposte dirette per utili di azienda connessi ad attività ordinaria per concessione pari a 350 milioni circa”. 

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I calcoli della Fillea Cgil tengono conto dei bilanci ufficiali presentati e delle proiezioni dello stesso ministero dei Trasporti. Teorizzando per il futuro gli stessi ricavi operativi da pedaggi di Aspi, pari a circa 3 miliardi l’anno, i diversi oneri di cui all’articolo 9 della concessione (al netto degli eventuali indennizzi di cui all’articolo 9 bis della Convenzione stessa, che potrebbero non essere riconosciuti per colpa grave o in compensazione di più sanzioni di importo massimo 150 milioni di euro) “costerebbero allo Stato, magari con il subentro di Anas, tra i 15,8 miliardi ai 18,2 miliardi di euro”. 

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Ipotizzando, quindi, “il ritiro della concessione per gravi colpe ed in decretazione di urgenza per tutela di interessi nazionali, quindi senza riconoscimento dell’eventuale indennizzo, e assumendo gli importi dovuti più bassi e gli attuali livelli delle tariffe (pedaggi), lo Stato dovrebbe farsi carico direttamente e tramite Anas di circa 2,5 miliardi di euro l’anno di nuovi costi (tra costi per manutenzione, investimenti e mancate entrate) e, anche mantenendo un margine di ricavi netti di circa 500 milioni l’anno, senza interventi straordinari di finanza pubblica, rientrerebbe dei costi complessivi in circa 38/39 anni”, ha concluso Genovesi.

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