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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Italia

Banca Etruria, la sentenza: dopo la bancarotta arrivano le condanne

Condannati gli ex vertici di Banca Etruria tra cui il presidente Fornasari e il Dg Bronchi. Il tribunale di Arezzo conferma l'impianto accusatorio: rinviati a giudizio altri 26 tra dirigenti e consiglieri

L'ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari e l'ex direttore generale Luca Bronchi, imputati per bancarotta fraudolenta, sono stati condannati a 5 anni di reclusione per il crac dell'istituto di credito aretino. È questa la sentenza di primo grado emessa, con rito abbreviato dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Arezzo, Giampiero Borraccia.

Per i due condannati, il giudice ha accolto le richieste che erano state formulate durante la requisitoria dal pool di sostituti procuratori che si sta occupando delle indagini sul dissesto di Banca Etruria, guidato dal procuratore capo Roberto Rossi.

Il giudice ha poi condannato a due anni l'ex vice presidente Alfredo Berni per bancarotta fraudolenta e a un anno l'ex membro del cda Rossano Soldini per bancarotta semplice. I quattro condannati erano gli unici ad aver chiesto il rito abbreviato.

Per gli altri 26 indagati, tra ex dirigenti e consiglieri di amministrazione, il gup ha deciso per il rinvio a giudizio con rito ordinario per tutti. 

Tra i rinviati a giudizio con rito ordinario figura, tra gli altri, anche l'ultimo presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, a cui è contestata la concessione della liquidazione all'ex dg Bronchi.

Banca Etruria, la sentenza

Il processo riguarda i finanziamenti concessi e mai rientrati che secondo il procuratore della Repubblica Roberto Rossi portarono al crack della banca aretina. In udienza si erano costituite circa 2000 parti civili: i danni che chiedono ammontano complessivamente a circa 1,5 milioni di euro.

Gli avvocati dei quattro condannati avevano chiesto l'assoluzione per i loro clienti. Leggermente più basse le condanne inflitte dal giudice rispetto alle richieste formulate dalla Procura per Berni (erano stati chiesti due anni e sei mesi) e Soldini (un anno e sei mesi).

Nel corso della requisitoria, che aveva visto impegnati pm Andrea Claudiani, Angela Masiello e Julia Maggiore, erano state indicate tutte le attività che avevano portato al crac della banca aretina: dall'acquisto dello yacht di Civitavecchia (registrando una perdita di 25 milioni di euro), che avrebbe dovuto essere il panfilo più grande del mondo e che è rimasto in un cantiere, ai finanziamenti al relais di lusso villa San Carlo Borromeo dello psicanalista Armando Verdiglione; dai prestiti alle società del finanziere Alberto Rigotti ai prestiti all'impresa Sacci per una cinquantina di milioni di euro, registrando la maggiore sofferenza nei conti della ex Banca Etruria.

L'ex dg Bronchi era accusato anche per la sua liquidazione, pari a 700 mila euro netti, che secondo la Procura è anch'essa una distrazione da comprendere nella bancarotta fraudolenta.

L'ex vicepresidente Berni era accusato in particolare di un prestito al gruppo Saico, mentre l'ex consigliere di amministrazione Soldini era accusato per il prestito Sacci. Soldani, nelle tormentate vicende di Banca Etruria dell'ultimo decennio, fu tra i primi a contestare la gestione dell'allora presidente Fornasari.

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