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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Italia

La crisi delle banche venete costerà 708 euro a famiglia, Bankitalia: "Evitato lo shock"

Il Codacons fa i conti in tasca agli italiani dopo il salvataggio dopo l'ok alla cessione di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza a Banca Intesa San Paolo che stanzierà 60 milioni di euro "a titolo di ristoro per i piccoli risparmiatori delle due banche

La crisi di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza costerà in totale 42,5 miliardi di euro alla collettività. Lo afferma il Codacons, che fa i conti in tasca agli italiani dopo il salvataggio deciso dal governo delle due banche venete.

I 118.994 soci di Bpvi e gli 87.502 di Veneto Banca hanno subito il deprezzamento delle proprie azioni per complessivi 10 miliardi di euro, cui si aggiungono ulteriori perdite negli ultimi anni per quasi 9 miliardi di euro e aumenti di capitale per 6,5 miliardi. A tali cifre si aggiungono i costi del salvataggio di Stato varato dal Governo che mobiliterà 17 miliardi di euro portando il conto complessivo della crisi delle banche venete a sfiorare i 42,5 miliardi di euro.

Secondo i calcoli fatti dall'associazione dei consumatori il decreto del Governo costerà ad ogni singola famiglia italiana 708 euro. 

"E’ una vergogna – tuona il presidente Codacons, Carlo Rienzi –  Ancora una volta il Governo mette le mani in tasca agli italiani per salvare le banche ridotte al fallimento da una mala-gestione i cui costi vengono scaricati sulla collettività. I cittadini si ritrovano doppiamente danneggiati dalla crisi di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza: una prima volta attraverso il crollo delle azioni delle due banche, già costato 19 miliardi di euro ai risparmiatori assieme agli aumenti di capitale e alle perdite degli ultimi anni, la seconda volta attraverso le risorse pubbliche che il Governo mette a disposizione del salvataggio, 17 miliardi di euro pari a 708 euro a famiglia, soldi che potrebbero essere destinati a ridurre le tasse, completare le opere incompiute, o mettere in sicurezza le scuole a rischio".

Dello stesso avviso anche Aduc che punta il dito contro l'operazione che vede in Banca Intesa il ruolo di cavaliere senza macchia. "Non solo a Banca Intesa si regala la parte buona della banca - commentano dall'associazione di consumatori fiorentina - ma gli si regala anche circa 5 miliardi che lo Stato letteralmente butta via per coprire il buco fatto dai privati".

La nazionalizzazione come alternativa?

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"Insieme al Monte dei Paschi di Siena ed alle altre banche in difficoltà, le banche venete potrebbero diventare uno strumento di rilancio dell’economia italiana - suggerisce Alessandro Pedone, responsabile Aduc Tutela del Risparmio - una banca pubblica che dovrebbe avere lo scopo di finanziare la ripresa magari anche attraverso nuovi strumenti monetari".

Bankitalia: "Evitato lo shock"

A tutta risposta arriva la nota di Bankitalia che classifica la liquidazione delle banche venete, con la cessione a Intesa Sanpaolo delle attività sane, come "un'operazione necessaria inevitabile, condotta in tempi rapidissimi, che nella sua struttura avrà costi limitati per lo Stato e che ha evitato shock al sistema finanziario e all'economia reale" sottolinea il vice direttore generale di Bankitalia, Fabio Panetta. 

"E' stato evitato un ulteriore shock ai risparmiatori", ha aggiunto Panetta. Per il capo della vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, si e' trattato di "un'operazione difficile straordinaria". "Non è facile - ha spiegato Barbagallo - in un fine settimana organizzare un'operazione in tempi rapidissimi, credo sia stata un'operazione di successo".

Intesa: "Contratto salta se problemi con il decreto"

Bankitalia ha confermato l'avvenuta cessione di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza a Banca Intesa San Paolo, dopo l'approvazione e l'entrata in vigore del decreto del governo, e ha annunciato la nomina dei commissari liquidatori mentre emergono nuovi dettagli sull'accordo. In particolare, Intesa Sp ha fatto sapere che l'accordo per il "salvataggio" sara' nullo se il decreto legge non sara' convertito o se verranno aggiunti oneri a suo carico. 

Il contratto per la cessione di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza a Banca Intesa include una clausola risolutiva in caso di mancata conversione del decreto legge o se la conversione dovesse comportare modifiche più onerose per l'acquirente. Lo rende noto un comunicato della stessa Banca Intesa. Il contratto, si legge in una nota dell'istituto

"include una clausola risolutiva, che prevede l'inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche in liquidazione coatta amministrativa del perimetro oggetto di acquisizione, in particolare nel caso in cui il Decreto Legge non fosse convertito in legge, ovvero fosse convertito con modifiche e/o integrazioni tali da rendere piu' onerosa per Intesa Sanpaolo l'operazione, e non fosse pienamente in vigore entro i termini di legge". 

Nella squadra dei commissari per entrambe le banche è presente l'ex amministratore delegato di Popolare Vicenza, Fabrizio Viola. Per Popolare Vicenza gli altri commissari sono Claudio Ferrario e Giustino Di Cecco, per Veneto Banca sono Alessandro Leproux e Giuliana Scognamiglio. 

Banca d'Italia ha ribadito che dal perimetro della cessione, sono esclusi, tra l'altro, i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute) e ulteriori attività e passività delle Banche in liquidazione, come specificate nel contratto di cessione". "Sono altresi' esclusi i diritti degli azionisti, gli strumenti di capitale (computabili e non nei fondi propri) e le passivita' subordinate". Rientrano invece nel perimetro, il contributo delle partecipazioni in Banca Apulia e Banca Nuova, in Sec Servizi, in Servizi Bancari. 

Intesa San Paolo stanzierà 60 milioni di euro "a titolo di ristoro per i piccoli risparmiatori detentori di obbligazioni subordinate emesse dalle due banche" che "includono un importo come proprio intervento in aggiunta alla quota parte prevista del contributo del sistema bancario". Il consigliere delegato e ceo dell'istituto, Carlo Messina', ha sottolineato che l'operazione "consentira' di mettere in sicurezza oltre 50 miliardi di risparmi affidati alle due banche e di tutelare 2 milioni di clienti, di cui 200.000 aziende operanti in aree tra le piu' dinamiche del Paese. Oltre a cio', l'integrazione delle due banche e del relativo personale sara' gestita senza licenziamenti ma solo attraverso uscite volontarie". Messina ha ricordato che si tratta di "due istituti ormai in condizione di dissesto conclamato il cui costo per Intesa Sp, unito a quello sopportato per la crisi delle 4 banche locali dell'autunno 2015, e' stato pari a oltre 1,5 miliardi euro". 

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