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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Firenze

Bekaert delocalizza, lavoratori e sindacati ai produttori di spumanti: "Boicottatela"

Nello stabilimento di Figline, di proprietà della multinazione belga che ha appena annunciato l'intenzione di delocalizzare e licenziare 318 dipendenti, vengono prodotte le gabbiette "fermatappi" usate per imbottigliare la maggioranza dei vini

I 318 lavoratori della Bekaert di Figline, multinazionale belga che lo scorso 22 giugno ha annunciato il loro licenziamento collettivo a settembre, hanno scritto una lettera ai produttori di spumanti per chiedere loro di boicottare i prodotti dell'azienda, che intende delocalizzare in Romania. 

Lo stabilimento di Figline e Incisa Valdarno, è dedicato alla produzione di rinforzi in acciaio per pneumatici ma anche altri prodotti, come le "gabbiette" fermatappo usate per imbottigliare la maggioranza dei vini

Bekaert, la lettera e il boicottaggio

Nella lettera, ripresa da FirenzeToday e che porta la firma degli operai e delle sigle sindacali Fim/Cisl, Fiom/Cgil, Uilm/Uil, si chiede ai produttori di spumanti di non comprare più da Bekaert.

Noi, lavoratori italiani della Bekaert e artefici di un prodotto ritenuto da tutti un'eccellenza nel nostro campo, siamo a chiedervi di sostenerci nella nostra battaglia. Sosteneteci, voi che producete un'eccellenza italiana ancora piu visibile come i vini e gli spumanti che ci invidiano in tutto il mondo (...) Bekaert non può pensare di tappare gli spumanti italiani piu famosi in tutto il mondo fregiandosi e facendone un vanto e al contempo trattare i lavoratori italiani peggio di un tappo di spumante di cattiva fattura

Qualora Bekaert fosse un vostro fornitore, siamo a chiedervi di non acquistare le gabbiette prodotte da loro per le vostre bottiglie oppure ad aiutarci a far arrivare al vostro grossista, tutta la nostra - e pensiamo vostra - rabbia nei confronti di chi non rispetta il nostro Paese.

"Ve ne saremo immensamente grati come cittadini, lavoratori italiani e come consumatori", concludono i lavoratori di Bekaert.

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La storia dell'azienda

Tutto nasce nei primi anni '20 a Figline Valdarno con la nascita di una fabbrica chimica, l'Azoto, diventa poi nel dopoguerra di proprietà della Pirelli. Con il passaggio al magnate dei pneumatici italiano l'azienda si specializza nella produzione dello "steel cord", una cordicella metallica usata per costruirci sopra la gomma dello pneumatico. Pirelli però qualche anno fa, come ricostruiscono anche i sindacati e i lavoratori nella loro lettera, decide di scorporare la produzione della cordicella metallica e la fabbrica viene acquistata dal gruppo belga Bekaert. L'azienda continua a produrre in Italia, fino all'annucio qualche settimana fa dell'intenzione di delocalizzare la produzione in altri paesi europei. Negli ultimi anni, dice Bekaert, a causa dei costi strutturali notevolmente superiori a quelli di altri stabilimenti, il sito di Figline non è stato in grado di generare performarce sostenibili dal punti di vista finanziario. Da qui, la scelta di delocalizzare. 

La rabbia dei sindacati e le proteste

Il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, aveva definito "inaccettabile" il comportamento dell'azienda. "Non si scherza con la vita di 318 lavoratori e le loro famiglie e con uno stabilimento che nel territorio ha una storia consolidata senza  nessun avviso e motivazione ma anzi annunciando contemporaneamente investimenti nel resto del mondo", aveva detto.

"Il mondo non gira per la logica del profitto, ma grazie a persone oneste che si impegnano per svolgere al meglio il loro lavoro. Lo dimostreremo, lo stiamo già facendo e insieme alle istituzioni insisteremo per ottenere il ritiro della procedura di licenziamento", erano state le parole poi Daniele Calosi, segretario della Fiom di Firenze all'indomani dell'incontro tra sindacati, istituzioni e proprietà al ministro dello Sviluppo economico.

Intanto dal 5 al 21 agosto è prevista una serie di eventi di protesta, con un palco montato davanti alla sede di Figline Valdarno. Ad agosto, quindi, quando lo stabilimento chiuderà per le 2 settimane di ferie, "vorremmo rendere l'ingresso della fabbrica il centro della città, facendolo vivere con eventi e manifestazioni", dicono i lavoratori e a settembre, promettono, "ci porteranno via con la forza pubblica, perché noi rimarremo insieme. Intendiamo lavorare il periodo di preavviso".

I lavoratori stanno inoltre pensando di organizzare un volo charter per andare a protestare direttamente in Belgio.

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