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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Bonus babysitter e congedi, rischio "beffa" per tante famiglie: cosa succederà

Chi ha chiesto il congedo non può avere i 600 euro. Un genitore che ha già chiesto il congedo di 15 giorni per stare a casa con i figli (prendendo metà stipendio) nei mesi scorsi non può ora sostituire i 15 giorni aggiuntivi di congedo con il bonus babysitter, che servirà anche per i centri estivi. Le due misure non si intrecciano: è un problema

Chi ha chiesto il congedo non può avere i 600 euro. Ci sono criticità in parte impreviste, senz'altro non messe in conto da molte famiglie, per quel che riguarda bonus babysitter e congedo parentale straordinario. In sintesi, non sarebbero compatibili né sovrapponibili: bisogna scegliere se fare richiesta per una cosa o l'altra. Non è una questione minore nella vita quotidiana di tante famiglie italiane in questa fase 2: in pratica un genitore che ha chiesto a marzo o aprile il congedo di 15 giorni per stare a casa con i figli (prendendo come noto metà stipendio), a giugno può chiedere solo altri 15 giorni e sempre con busta paga dimezzata. Non possono quindi sostituire i 15 giorni aggiuntivi di congedo con il bonus babysitter.

Lo stesso discorso in caso opposto, ovvero se una mamma o un papà hanno già preso i primi 600 euro del bonus babysitter: dal 1 giugno (quando sarà attiva la nuova procedura sul sito dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) potrà chiederne altri 600 ma non potrà sostituire il bonus con 15 giorni di congedo. E' un problema il fatto che le due misure procedano su rette parallele senza potersi mai incrociare.  Il congedo parentale non è una soluzione che le famiglie scelgono a cuor leggero, perché dimezza lo stipendio del lavoratore. Quindi ora che la fase acuta dell'emergenza è quasi ovunque alle spalle, molti genitori preferirebbero poter usare il bonus baby sitter (ora sono più facili da trovare) e tornare a lavorare.

Non è tutto. Il bonus baby sitter potrà essere speso per lasciare i bambini nei centri estivi a partire dalle prossime settimane. Ma se un genitore ha chiesto i primi 15 giorni di congedo ed è costretto - se ha ancora bisogno di un supporto per seguire i figli - a rinnovarli anziché chiedere i 600 euro, non potrà usare il bonus per i centri estivi. Beffa. C'è ancora tempo però per risolvere l'intricata faccenda, la politica si è già messa in moto e una soluzione la si può trovare.

Chiara Gribaudo (Pd), vice capogruppo alla Camera, ha presentato un’interrogazione sull'argomento. C'è tempo e modo di intervenire, ma bisogna fare in fretta e i congedi parentali e i bonus baby sitter andranno in ogni caso rimodellati a lunga scadenza. “Abbiamo chiesto alla ministra Bonetti come intenda modificare i congedi parentali e i bonus baby sitter in modo da renderli fruibili da tutte e da tutti - aggiunge - Il governo conosce la difficilissima situazione in cui si trovano le donne italiane in questa emergenza da coronavirus. Tante, troppe, madri lavoratrici hanno dovuto sacrificare la propria professione per dedicarsi esclusivamente al lavoro di cura, perdendo il proprio sostegno economico. In molte sono state sottoposte a forti carichi di stress, dovendosi sobbarcare sia il lavoro in smart working che quello di cura. Ancora oggi, in questa fase 2, scuole e servizi chiusi significano donne che possono scegliere solo di restare a casa, mentre i concedi parentali continuano ad essere macchinosi e diseguali tra le diverse categorie, ad esempio tra dipendenti pubblici e privati, tra chi è in cassa integrazione e chi no, tra le partite Iva. Serve maggiore attenzione e esemplificazione”. 

“Le donne italiane - ha sottolineato Lia Quartapelle, capogruppo Pd in commissione Esteri - rischiano di perdere il lavoro o di dover gestire in solitudine, o quasi, le difficoltà legate alla cura dei figli. E’ nostro dovere stare vicino ai cittadini e semplificare loro la vita, soprattutto semplificarla alle donne. Lo stiamo facendo in molti modi, i congedi e i bonus baby sitter sono senz’altro strumenti utili, purtroppo però finora non sono stati utilizzati da tutte le donne che ne avrebbero bisogno. Anche perché in queste settimane sono emerse delle rigidità per il loro utilizzo. Presenteremo, quindi, delle nostre proposte affinché congedi parentali e bonus baby sitter siano più facilmente utilizzabili anche da chi è in cassa integrazione parziale; siano utilizzabili a ore; siano estesi fino ai 16 anni dei figli; e anche che sia possibile utilizzarli in modo combinato tra loro. Ci auguriamo sostegno a questa iniziativa del Partito democratico, per essere davvero vicini alle donne”.

Per intrecciare bonus baby sitter e congedo parentale, l'Inps ha chiesto adesso un parere al ministero del Lavoro. Staremo a vedere le prossime novità. Meno problemi per chi non ha ancora chiesto né il congedo né il bonus babysitter. Può domandare 30 giorni anche non consecutivi (prendendo metà stipendio) oppure 1.200 euro da spendere per baby sitter o per i centri estivi (sono 2.000 euro per operatori sanitari e forze dell’ordine). L'Inps informa infatti con una nota che sta implementando le procedure telematiche per l'adeguamento delle norme in materia di bonus baby sitter dopo che il decreto rilancio ha previsto l'incremento dell'importo complessivo della misura da 600 a 1.200 euro (per chi chiaramente non lo ha già utilizzato). 

L'importo complessivo massimo - ricorda l'inps - è "pari a 1.200 euro per i lavoratori dipendenti del settore privato nonché per i lavoratori iscritti in via esclusiva alla gestione separata, per i lavoratori autonomi iscritti all'Inps e alle casse professionali". Per i comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico e per il settore sanitario, pubblico e privato accreditato, sottolinea, "il limite massimo è stato invece aumentato a 2.000 euro". Il decreto rilancio, prosegue il messaggio,  "ha previsto inoltre che il bonus, in alternativa, possa essere erogato direttamente al richiedente, per la comprovata iscrizione ai centri estivi, ai servizi integrativi per l'infanzia (indicati nell'articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65), ai servizi socio-educativi territoriali, ai centri con funzione educativa e ricreativa e ai servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia".

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