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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Torino

Borsalino-Marenco, crac da 4 miliardi: ci sono 51 indagati

Le 51 persone denunciate sarebbero coinvolte nel fallimento delle società facenti capo a Marco Marenco, ex patron dello storico marchio di cappelli ‘Borsalino’. Gli indagati sono accusati di bancarotta fraudolenta

La Guardia di Finanza di Torino e Asti ha denunciato 51 persone che sarebbero coinvolte nel  fallimento delle società facenti capo a Marco Marenco, ex patron dello storico marchio di cappelli ‘Borsalino’. Secondo quanto emerso dalle indagini delle fiamme gialle, gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta ai danni di 12 aziende del gruppo, operanti nei settori dell’import-export di gas naturale e della produzione di energia elettrica.

Crac Borsalino-Marenco: sequestrati 107 milioni di euro 

Nel corso dell’inchiesta, sono stati anche sottoposti a sequestro preventivo beni per un valore complessivo pari a 107 milioni di euro. Dalle indagini, coordinate dalla procura di Asti, è emerso un crac societario di oltre 4 miliardi di euro e condotte distrattive per circa 1 miliardo e 130 milioni di euro. In particolare, gli illeciti ipotizzati nei confronti degli indagati sono reati tributari (dichiarazione fiscale infedele, l’omesso versamento delle imposte, la sottrazione al pagamento delle accise), truffa aggravata, appropriazione indebita, false comunicazioni sociali e, bancarotta fraudolenta aggravata.

Crac Borsalino-Marenco: una 'galassia' di 190 società

Le indagini che hanno consentito di scoprire una ‘galassia’ di almeno 190 società, residenti nel territorio nazionale ed estero, legate da complesse catene partecipative, talvolta schermate mediante l’interposizione di aziende offshore situate in ‘paradisi fiscali’, hanno evidenziato che il denaro, le partecipazioni e i beni sottratti venivano impiegati in operazioni infragruppo e successivamente trasferiti all’estero, mediante compravendite fittizie.

Nel corso dell’inchiesta è anche emerso che alcuni dei responsabili, al fine di eludere le indagini, utilizzavano dispositivi telefonici criptati e si avvalevano della collaborazione di pubblici ufficiali, anch’essi individuati e a vario titolo indagati per corruzione, favoreggiamento e accesso abusivo a sistemi informatici, che garantivano a Marco Marenco e ai propri familiari servizi di sicurezza, oltreché il reperimento di notizie circa lo stato delle indagini.

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