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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

Brexit da incubo: tutto in sette giorni

Votazioni cruciali per l'Europa, la Brexit e per la premier May. Nell'eventualità che non vi sia un accordo tra Londra e Bruxelles, il governo italiano ha preparato un dossier per l'emergenza: "Prepararsi al 30 marzo 2019"

Sarà dal numero di "yes" e "no" che verranno pronunciati nell'aula della Camera dei Comuni che si deciderà il destino di Theresa May e della Brexit. Una settimana cruciale per determinare le modalità con le quali il Regno Unito uscirà dall'Unione europea, che potrebbe portare ad una proroga della Brexit e perfino ad un secondo referendum.

Il 29 marzo è la data da tempo fissata per il divorzio tra Londra e Bruxelles, ma sull'accordo di uscita del regno unito dall'europa negoziato dalla premier May con la Ue resta i nodo del 'backstop, la clausola di salvaguardia per il confine irlandese.

L'accordo così com'è viene rifiutato senza appello dall'ala euroscettica dei Tories, ed è improbabile che intervengano novità sostanziali nelle prossime ore poiché, per ammissione di Downing Street e della Commissione europea, il negoziato per modificare il 'backstop' è in una "fase di stallo". 

Salvo cambiamenti di programma dell'ultimo minuto, la Camera dei Comuni martedì 12 marzo su esprimerà nuovamente con un voto negativo e si prevede una nuova sconfitta parlamentare per la premier.

Difficile, se non impossibile, che la May riesca a superare la fatidica soglia di 325 voti necessaria per la maggioranza. Secondo i calcoli di queste ore, all'appello mancherebbero addirittura 200 voti, portando la premier ad una disfatta paragonabile a quella di gennaio. In base al calendario fissato nelle scorse settimane, se l'accordo verrà bocciato, mercoledì i Comuni si riuniranno nuovamente per decidere sull'opzione 'no deal', vale a dire se uscire o meno dall'Unione europea senza un accordo.

Se prevarranno i sì, il 29 marzo si concretizzerà lo scenario che in questi due anni di negoziati si è cercato di scongiurare: la Brexit caotica, disordinata, per la quale sono stati messi a punto piani di emergenza, ma sul cui esito pratico nessuno ha certezze.

Se prevarranno i no, giovedì 14 marzo è previsto un nuovo voto. Stavolta, per decidere se chiedere una proroga dell'Articolo 50. In caso di voto favorevole alla mozione, Londra chiederà formalmente all'Unione europea un "breve" rinvio della Brexit, in modo da guadagnare tempo, senza dover prendere parte alle elezioni per il rinnovo dell'Europarlamento, come auspicato dalla May.

La parola passerebbe quindi ai 27 leader della Ue, che nel vertice in programma il 21 e 22 marzo potranno accogliere la richiesta britannica, disinnescando (per il momento) lo spauracchio del 'no deal'. I leader Ue potrebbero anche decidere di accogliere la richiesta britannica di una proroga, ma non per un breve periodo, bensì per un tempo più lungo.

A questo punto, se Londra accetterà la controproposta europea, si avrà comunque un rinvio della Brexit. Al contrario, se l'ala oltranzista dei Tories dovesse bocciare la controproposta Ue, si arriverebbe ad una fase di stallo, la stessa alla quale si giungerebbe direttamente, nel caso in cui i Comuni dovessero bocciare, nel voto del 14 marzo, la mozione per l'estensione dell'Articolo 50.

Il rompicapo della Brexit si farebbe quindi, se possibile, ancora più complicato.

Gli scenari prevedibili sono sostanzialmente tre: una Brexit senza accordo; un secondo referendum; un nuovo voto (il terzo) sull'accordo della premier May. Di nuovo, in caso di voto favorevole, si procederebbe ad una Brexit 'ordinata', il 29 marzo. In caso di ennesima bocciatura dell'accordo, lo scenario 'no deal' diventerebbe a questo punto inevitabile. A meno che, la Ue all'ultimo minuto non facesse delle consessioni sul 'backstop', tali da convincere la riottosa maggioranza parlamentare della May. L'accordo verrebbe quindi approvato dai Comuni, probabilmente pochissimi giorni (o ore) prima che l'orologio della Brexit segni inevitabilmente la sua ora alla mezzanotte del 29 marzo.

Brexit senza accordo: che succede

Per il caso di recesso senza accordo, la Commissione europea ha avviato da tempo il proprio lavoro sulla base di un piano d’emergenza collettivo, definendo nel novembre 2018 un calendario di lavoro comune tra i ventisette Stati membri dell’UE. 

In un documento del governo italiano si legge come per evitare perturbazioni le imprese coinvolte devono quindi prepararsi, prendere le decisioni del caso e completare tutte le procedure amministrative necessarie prima del 30 marzo 2019.

Da parte britannica, il 6 dicembre è stato reso pubblico un documento d’indirizzo (policy paper) sui diritti dei cittadini in caso di recesso senza accordo che tende ad una tutela dei diritti acquisti per tutti i cittadini dell’UE che risultino continuativamente residenti nel Paese da almeno cinque anni (per ottenere il cd. Settled Status) o per un periodo inferiore (per ottenere il cd. pre-Settled Status) alla data del 29 marzo 2019, invece che alla data del 31 dicembre 2020, venendo meno, senza l’accordo di recesso, il periodo transitorio. Chi si trovi nelle condizioni di poter beneficiare del nuovo sistema (Settled o pre-Settled Status) potrà far domanda di registrazione senza costi entro il 31 dicembre 2020. Coloro i quali si vedranno riconosciuto lo status di Settled (o di preSettled) potranno continuare a godere, in linea di massima, di diritti e benefici assicurati fino ad ora, la cui tutela tuttavia verrebbe demandata a tribunali britannici (senza alcun possibile coinvolgimento di istanze giurisdizionali europee, come invece previsto nell'accordo di recesso). A quanti giungeranno nel Regno Unito dopo il 29 marzo 2019 verrà riservato diverso trattamento, basato sulla legislazione nazionale britannica in materia di immigrazione e su principi di reciprocità con la situazione dei britannici residenti nei Paesi di provenienza degli interessati.

Da parte italiana, in linea con le Comunicazioni della Commissione europea del 13 novembre 2018 e del 19 dicembre 2018 sulle misure preparatorie e di emergenza alla Brexit, sono in preparazione misure legislative per un sostanziale mantenimento del quadro giuridico esistente per garantire che i cittadini britannici residenti al 29 marzo 2019 in Italia avranno riconosciuti i requisiti e il tempo necessario per chiedere e ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo disciplinato dalla Direttiva 2003/109/CE. In questo modo, essi potranno continuare a godere di diritti quali l’accesso a cure mediche, occupazione, istruzione, prestazioni sociali e ricongiungimento familiare. I cittadini britannici che vivono e che lavorano in Italia sono stati invitati ad iscriversi all’Ufficio Anagrafe del proprio Comune italiano di residenza prima del 29 marzo 2019.

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