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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Buoni pasto, qualcosa non va: "Sempre meno accettati, lavoratori penalizzati"

Perché ristoranti e supermercati non accettano i buoni pasto erogati ai lavoratori del pubblico impiego? La denuncia del sindacato Ugl, che chiede chiarezza

Lo scorso 9 settembre, con un decreto varato dal Ministero dello Sviluppo Economico, il governo ha introdotto una modifica dell'utilizzo dei buoni pasto, il mezzo di pagamento fornito dai datori di lavoro alternativo al servizio mensa usato da aziende pubbliche e private. Da quel giorno è possibile cumulare anche otto buoni pasto alla volta per fare la spesa. Non solo: i ticket restaurant possono essere usati non soltanto come già accade nei bar, nelle tavole calde e nella grande distribuzione ma anche nei mercatini, negli spacci aziendali, negli agriturismi. Bene, benissimo, anzi no. Perché i buoni pasto in uso ai dipendenti pubblici statali e degli enti locali sono sempre meno accettati nei punti vendita: la denuncia arriva dal sindacato Ugl-Unione Generale del Lavoro. 

Cosa sta succedendo e perché? Andiamo con ordine. I dipendenti della pubblica amministrazione - lavoratori statali e degli enti locali - hanno diritto ai buoni pasto, che spettano al lavoratore e non possono essere ceduti ad altri: gli importi dei ticket si diversificano a seconda del tipo di ufficio e del ruolo del lavoratore. "Faccio l'esempio dei dipendenti della Polizia di Stato o di quelli del Comune di Roma - ci racconta al telefono Marco Milani, coordinatore romano della Ugl -: questi lavoratori si servono di "Qui Ticket" in convenzione con la pubblica amministrazione".

Qual è il problema? "Sempre più spesso - dichiara il sindacalista, allegando le foto visibili in questo articolo - stiamo notando che sempre più ristoranti, pizzerie e negozi di generi alimentari non accettano i buoni 'Qui Ticket' erogati ai lavoratori del pubblico impiego che maturano il diritto al buono pasto nel corso della prestazione lavorativa. In molti casi, i buoni 'Qui Ticket' vengono rifiutati, oppure vengono accettati solo per il 50% dell'importo speso". Tradotto: i lavoratori sono impossibilitati a poter utilizzare i buoni pasto elettronici o cartacei nella pausa pranzo e quindi sono costretti a pagare in contanti. Nel frattempo hanno accumulato un considerevole numero di buoni pasto inspendibili.

Non è chiaro se questa anomalia derivi da eventuali ritardi nei rimborsi della ditta di cui si servono Stato e Comuni, ammette l'Ugl, "ma è evidente che ci sono problemi e a noi interessa in primis che il lavoratore venga messo in condizione di esercitare i propri diritti, previsti contrattualmente". Il sindacato invita le istituzioni a fare chiarezza. Abbiamo contattato "QUI! Group S.p.A", la società che emette i buoni pasto in questione. La ditta ha preferito non rilasciare dichiarazioni. 
 

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