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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Il paradosso della fase 2: al lavoro più over 50 che giovani

Una situazione ai limiti del paradossale quella fotografata dai consulenti italiani del lavoro, in vista della fase 2 dell'emergenza coronavirus e della ripresa dal 4 maggio di diverse attività produttive

Soprattutto over 50 e prevalentemente lavoratori dipendenti nel Nord Italia: è l'identikit di una grossa fetta dei 4,4 milioni di italiani che dal 4 maggio, secondo quanto stabilito dal Dpcm del 26 aprile, riprenderanno la propria attività lavorativa, mentre 2,7 milioni continueranno a restare a casa in attesa di successive misure governative. A tracciarlo è la nuova indagine della Fondazione studi consulenti del lavoro "Ritorno al lavoro per 4,4 milioni di italiani. Al Nord prima che al Sud, anziani più dei giovani", che approfondisce appunto le caratteristiche di chi da lunedì riprenderà a lavorare.

Secondo la ricerca dei consulenti del lavoro, realizzata a partire dai microdati delle Forze Lavoro Istat, su cento rimasti a casa per effetto dei provvedimenti di sospensione delle attività, ben il 62,2% potrà tornare al lavoro. La ripresa però avrà effetti inattesi. Coinvolgerà soprattutto lavoratori over 50, rispetto ai giovani, interesserà maggiormente il Nord Italia, più esposto al contagio in questi due mesi di emergenza da Covid-19, e favorirà i lavoratori dipendenti a discapito degli autonomi.

La ripresa, sottolineano i consulenti del lavoro, interesserà principalmente i lavoratori dell’industria, dove l’attività potrà ritornare a pieno regime (100% dei settori riaperti): su cento lavoratori che rientreranno al lavoro il 60,7% lavora nel settore manifatturiero; il 15,1% nelle costruzioni; il 12,7% nel commercio e l’11,4% in altre attività di servizio. E a tornare al lavoro sarà principalmente la componente maschile, più presente in questo comparto. Saranno, infatti, 3,3 milioni gli uomini che torneranno al lavoro (il 74,8% del totale), mentre “solo” 1,1 milioni le donne (25,2%). In generale, saranno soprattutto lavoratori dipendenti (3,5 mln, pari al 79,4% di chi riprenderà a lavorare) mentre gli autonomi (il restante 20,6%) dovranno ancora aspettare: solo il 49% di quanti sono stati interessati dai provvedimenti di sospensione potrà riaprire già dal 4 maggio.

italiani tornano a lavoro 4 maggio-2

Tra i paradossi legati alla riapertura delle attività produttive prevista dalla Fase 2, nonostante il dibattito nazionale sull’opportunità di prevedere rientri differenziati per tutelare maggiormente la popolazione più adulta, c’è anche l’aspetto legato all’età dei lavoratori coinvolti. Gli over 50 riprenderanno a lavorare prima dei giovani. Su cento occupati in settori 'sospesi', a rientrare saranno il 68,7% dei 50-59enni; il 67,1% dei 40-49enni; il 59% dei 30-39enni e il 48,8% degli under 30. Alta anche la percentuale degli over 60 (pari al 60,1% di quanti sono rimasti a casa per effetto del blocco delle attività).

Secondo la ricerca dei consulenti del lavoro, anche la 'settorialità' delle aperture delinea un quadro non coerente rispetto alla diffusione della pandemia. La ripresa, infatti, si concentrerà proprio nelle aree più interessate dal virus: a fronte di 2,8 milioni di lavoratori al Nord Italia, saranno 812 mila al Centro e 822 mila al Sud gli occupati che rientreranno al lavoro. Tra le regioni interessate: Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Marche e Lombardia, dove il tasso di rientro oscilla intorno al 69%; di contro in Val d’Aosta (49,3%), Lazio (46,7%), Sicilia (43,4%), Calabria (42,5%) e Sardegna (39,2%), la ripresa interesserà meno di un lavoratore su due tra quelli "sospesi".

Ovviamente la riapertura dei settori non comporterà necessariamente la presenza in sede dei lavoratori, ma seguendo le indicazioni ribadite negli stessi ultimi provvedimenti governativi, dovrà essere promosso il più possibile il lavoro agile. Da questo punto di vista, tuttavia, l’indagine evidenzia come solo nel 36,6% dei casi i lavoratori chiamati a riprendere le proprie attività potranno farlo in smart working; mentre la maggior parte (63,4%), per le caratteristiche del proprio lavoro, non potrà che farlo in sede.
 

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