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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia Italia

Cresce l'occupazione ma resta l'emergenza giovani (che ora emigrano)

Per il 2019 Confindustria stima una crescita dell'economia italiana dell'1,2% ma si dovrà aspettare il 2021 per assistere, ai ritmi di ripresa attuali, al recupero della crisi iniziata nel 2007. Nel frattempo l'Italia potrebbe perdere una generazione di lavoratori

Tra il 2018 e il 2019 l'occupazione continuerà a crescere, ma resta l'emergenza giovani: lo sottolinea il Centro Studi di Confindustria negli ultimi Scenari economici: "La bassa occupazione giovanile, diversamente dal passato, si trasforma in emigrazione".

Dopo il +1,2% registrato nell'anno in corso Confindustria stima che le unità di lavoro equivalenti a tempo pieno aumenteranno dell'1,1% nel 2018 e dell'1% nel 2019. Alla fine dell'orizzonte previsivo torneranno a 24,7 milioni, 1,5 milioni sopra al minimo toccato a fine 2013, ma 560mila unità sotto il livello pre-crisi.

Nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi anni, nel mercato del lavoro italiano sono ancora 7,7 milioni le persone a cui manca lavoro in tutto o in parte; erano 8,1 milioni nel 2014.

Nel 2017 il numero di individui attivamente in cerca di un impiego, ossia i disoccupati, è rimasto intorno a 3 milioni: l`aumento dell'occupazione è stato infatti accompagnato da una forza lavoro che, dopo essere cresciuta dell'1% nel 2016 (nessuna variazione nel 2015) ha continuato a salire nel 2017 (+0,7% acquisito per l`anno a ottobre). Ciò ha portato il tasso di disoccupazione all'11,3% in media d`anno, dall'11,7% nel 2016. A fronte di tassi di crescita della forza lavoro più contenuti, la disoccupazione scenderà al 10,9% nel 2018 e al 10,5% nel 2019.

Per Confindustria la vera emergenza sono i giovani

L'impatto della crisi sul mercato del lavoro è stato particolarmente marcato per i giovani e ciò ha acuito la già molto netta segmentazione del mercato del lavoro italiano. Il tasso di disoccupazione per i 15-34enni è al 21,4%, ancora tra i più alti nell`Eurozona, seppur in contrazione rispetto al picco di metà 2014 (24,9% in luglio). Il tasso di occupazione ha toccato un minimo a inizio 2015 (38,7%) e da allora è risalito al 40,5%".

"La scarsa occupazione giovanile causa una riduzione nel lungo periodo della forza lavoro a cui il sistema può attingere, anche perché conduce all'emigrazione, e abbassa così il potenziale di crescita, creando un circolo vizioso che è urgente spezzare".

Dal 2008 al 2016, periodo in cui il tasso di disoccupazione in Italia è passato, "per gli under 40, dal 9,8% al 18,6%, hanno spostato la residenza all`estero 624mila italiani: di questi, circa 320mila avevano tra i 15 e i 39 anni, il 51,4% del totale degli emigrati, un`incidenza quasi doppia rispetto a quella della stessa classe di età sulla popolazione (28,3%)".

Confindustria plaude alla Manovra 2018

Gli sgravi contributivi previsti dalla Legge di bilancio, secondo Confindustria, "vanno nella giusta direzione perché stimolano la domanda di lavoro per gli under 30 (under 35 nel 2018) ma è urgente anche un rafforzamento delle politiche di attivazione per far entrare più giovani nel mercato del lavoro".

Le prossime elezioni politiche rappresentano un bivio per l'Italia. La priorità è proseguire sul sentiero delle riforme per continuare a spingere la crescita, altrimenti il rischio è che il Paese arretri. 

"L'instabilità politica e le misure demagogiche prese per motivi di consenso seminano una pianta i cui frutti maturano nel medio-lungo periodo operando attraverso l'abbassamento del potenziale di crescita, anche per la mancata approvazione di quelle riforme che, al contrario, tale potenziale elevano. Questo si applica particolarmente all'Italia, sia come spiegazione delle origini antiche del suo male di lenta crescita sia come rischio di non perseverare nella prossima legislatura lungo le linee di politica economica e di cambiamento faticosamente intraprese negli ultimi anni. 
In questo senso "le prossime elezioni politiche si presentano come un test molto rilevante e disegnano per il Paese una biforcazione tra il proseguire lungo il cammino delle riforme o non far nulla, che in termini relativi vuol dire arretrare, se non proprio tornare indietro".

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