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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Coronavirus, come andremo al mare? L'estate è un rebus: "Plexiglass e igloo sono fantascienza"

Quando e come andremo in spiaggia? La stagione estiva è alle porte e gli stabilimenti balneari attendono di capire come potranno aprire al pubblico. Il presidente nazionale del Sib: ''Plexiglass e igloo sono fantascienza. Distanziamento e sanificazione non sono un problema, ma serve sapere l'indice di affollamento''

L'estate 2020 è un miraggio. L'epidemia del nuovo coronavirus ha stravolto la vita degli italiani oltre ad assestare un duro fendente all'economia, colpendo più duramente soprattutto tutti i settori che prevedono assembramenti, dal turismo agli eventi, fino al turismo. Potremo andare al mare quest'estate? E se sì, come ci andremo? Domande che affollano le menti, sia dei cittadini che progettavano le loro vacanze, sia degli addetti ai lavori che non sanno in che modo dovranno organizzare la stagione estiva che è alle porte. Il mese di maggio è appena iniziato, ma a causa delle molteplici incertezze dettate dall'evolversi della pandemia, l'estate 2020 rimane ancora un rebus. Un enorme punto interrogativo che abbiamo cercato di approfondire con Antonio Capacchione, presidente nazionale del Sindacato italiano balneari (Sib-Confcommercio).

Coronavirus e turismo, il “peso” del segmento mare

L'Italia, grazie alla sua conformazione geografica, è in grado di offrire sbocchi turistici di qualsiasi genere, dalle città d'arte alla montagna, passando appunto per il mare. Un segmento di grande valore, come sottolineato a Today dal presidente del Sib: ''Il dibattito affrontato nelle ultime settimane ha dimostrato la centralità del segmento mare nel turismo italiano. Nel 2019, su 432 milioni di presenze turistiche, circa un terzo (140-150 milioni), riguardava il turismo in località marittime. Un giro d'affari di circa 132 miliardi di euro, con un'incidenza sul Pil pari al 13%, di questi 70 miliardi sono riferiti al segmento mare e 7 miliardi ai servizi per la balneazione''. Una “fetta” importante, che coinvolge 30mila aziende con circa 100mila addetti diretti, oltre ad un milione di indiretti. 

''In questi giorni, con l'avvicinarsi della stagione estiva – ha sottolineato Capacchione – l'accostamento tra vacanze e mare è emerso sempre di più, motivo per cui, in un momento come questo, i servizi alla balneazione diventano ancora più importanti. Offrire la possibilità di un bagno sicuro e di una fruizione con tutti i comfort e le comodità ha sempre rappresentato per l'Italia un grande vantaggio competitivo al livello internazionale''.

Coronavirus, come andremo al mare?

Quando e come potremo andare al mare? Sicuramente l'estate che ci prepariamo ad affrontare sarà diversa da quelle che abbiamo vissuto in passato, ma per capire quali saranno le modalità di fruizione, servono chiare informazioni dal Governo, come sottolinea da Antonio Capacchione: ''Siamo bloccati in attesa delle linee guida. In questo momento non possiamo allestire le spiagge perché mancano delle misure chiare. Fino ad ora ci sono sempre state le ordinanze locali ma, considerando che il meccanismo del contagio funziona nel medesimo modo a qualsiasi latitudine, è indispensabile avere delle regole che valgano per tutti. Senza linee guida possiamo soltanto fare delle ipotesi''.

Uno stallo confermato anche da un'indagine effettuata da Cna Balneari Sicilia su un campione di oltre 200 operatori censiti dalla Confederazione: ''Solo il 20 per cento degli operatori siciliani si sta adoperando per allestire gli stabilimenti dopo l'avvio della 'fase 2'''.

''Il risultato la dice lunga sul clima di incertezza che vive il comparto – hanno scritto in una nota il portavoce Guglielmo Pacchione e il coordinatore Gianpaolo Miceli - e tutto questo nonostante le lodevoli iniziative della Regione in termini di accelerazione sulla estensione delle concessioni al 2033 e di esenzione dei canoni demaniali per il 2020".

Ma quali sono i principali nodi da sciogliere per poter permettere alle persone di recarsi in spiaggia? Secondo il presidente del Sib, il problema principale è uno: ''Per quanto riguarda il distanziamento gli stabilimenti ne hanno sempre avuto cura, con gli ombrelloni che in molti lidi sono già lontani 3-4 metri. Anche la sanificazione e il tracciamento non sono un problema, gli stabilimenti italiani hanno attrezzature all'avanguardia, la vera problematica riguarda il cosiddetto indice di affollamento: ossia il carico di persone che possono stare in uno spazio aperto come la spiaggia, che comunque è naturalmente salubre e arieggiato. Quello che ci devono comunicare è proprio questo indice di affollamento''.

Nelle ultime settimane, pensando alle varie ipotesi su come si potrà andare in spiaggia, ne abbiamo viste di tutti i colori, dalle barriere in plexiglass agli igloo, fino ai mini-recinti. Tutte idee “improponibili” secondo Capacchione: ''Stiamo parlando di fantascienza, opzioni che non possono essere prese in considerazione. Bisogna evitare la medicalizzazione dell'azienda, lo stabilimento balneare è un luogo in cui le persone si rilassano e si godono le vacanze, non possono essere visti come il reparto di un ospedale o un campo di concentramento''.

Coronavirus e turismo, il bonus vacanze e le altre proposte

Tra le varie ipotesi che potrebbero trovare spazio nel prossimo decreto c'è quella del bonus vacanze, un contributo economico che i cittadini potranno spendere nelle strutture italiane. Un'idea accolta positivamente dal presidente nazionale Sib: ''Va bene tutto quello che può far crescere la domanda interna, considerando che quella esterna è da escludere almeno per quest'anno. Tutte le idee che incentivano al turismo vanno nella direzione giusta''.

''Le altre necessità della categoria che abbiamo evidenziato – ha proseguito Capacchione – riguardano la certezza della durata aziendale e i ritardi burocratici di diversi Comuni in merito alla concessione demaniale, oltre alla possibilità di ridurre alcuni costi, come il canone o la Tari, considerando che quest'anno le spese aumenteranno e le entrate saranno certamente minori''.

Infatti, considerando la probabile impossibilità di viaggiare all'estero e le difficoltà economiche degli italiani, la perdita per il settore potrebbe essere mastodontica: ''Il calo delle entrate potrebbe arrivare fino all'80% - ha aggiunto –. Secondo un'indagine da noi commissionata, il 57% degli intervistati ha detto che non intende fare vacanze, il 17-18% non le potrà fare per motivi economici, e un altro 10% dovrà rinunciarvi perché ha già consumato le ferie''.

Un'altra problematica sarà poi quella delle spiagge libere: ''Il nostro pensiero è sempre rivolto all'offerta dell'intero territorio - ha sottolineato Capacchione - E' importante che le spiagge libere non siano pericolose o abbandonate, ma non possiamo farci carico anche di questo aspetto. Però possiamo offrire alle autorità pubbliche tutta la nostra esperienza affinché sia possibile la fruizione del mare in completa sicurezza''.

Allora cosa ci dobbiamo aspettare? Qualche indicazione in merito è arrivata dall'audizione odierna del Ministro per i beni e le attività culturali: ''Franceschini ha detto due cose importanti – ha spiegato il presidente Sib –. In primis che la decisione su come e quando aprire non spetta ai politici ma al comitato tecnico-scientifico, poi ha confermato quanto annunciato nei giorni scorsi, ossia che nel prossimo decreto ci sarà una norma in grado di eliminare i ritardi dei Comuni''.

Quando andremo al mare? Una data certa ancora non esiste e tutto dipenderà dall'andamento della curva epidemiologica. Secondo l'attuale calendario sembra improbabile che questo avvenga prima dell'1 giugno, intanto il presidente Sib ha voluto concludere lanciando un messaggio di speranza: ''Noi ce la metteremo tutta per assicurare che anche quest'anno ci sia la balneazione, che serve non soltanto dal punto di visto economico, ma anche da quello morale''. 

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