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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

La crisi della "carta" affonda le edicole: ne chiudono due al giorno

L'allarme di Fenagi, l'associazione di giornalai ed edicolanti Confesercenti: nel 2019 sono andate perse 781 edicole: in tutta Italia ne sono rimaste 5mila

L'avvento dei quotidiani online, dei social e degli smartphone ha messo in ginocchio l'intero settore dell'informazione cartacea: negli ultimi anni è stato lampante infatti il calo di vendite per giornali e riviste di ogni tipologia. Una crisi che della carta stampata che viene “pagata”, per una grossa parte, dalla rete di vendita. Tradotto in parole povere, se non vengono comprati i quotidiani, a farne le spese è anche chi li vende, ossia il giornalaio. 

Edicole in crisi: due chiusure al giorno nel 2019

Nel corso del 2019 la moria di edicole è andata avanti al ritmo di due chiusure al giorno, contando anche altre attività che si occupando della vendita di quotidiani e riviste,  per un totale complessivo di 781 perdute durante l'anno, con una variazione negativa del 5,2%. Un dato che aggrava ancora di più il bilancio dell'ultimo decennio: tra il 2011 ed il 2019, infatti, la rete della rivendita di quotidiani e riviste ha perso 4.102 attività, circa un quarto, il 22%, del totale delle imprese, passando da 18.447 a 14.345. A lanciare l'allarme è Fenagi, l'associazione di giornalai ed edicolanti Confesercenti.

Edicole in crisi: ne sono rimaste 5mila

Il dato allarmante include tutti i negozi e pubblici esercizi che aggiungono all'attività prevalente la vendita dei giornali. Le edicole vere e proprie, cioè i tradizionali chioschi specializzati solo nella vendita di giornali e periodici e non riconvertiti ad altri prodotti o attività, sono ormai solo circa 5mila in tutta Italia.

Le difficoltà delle imprese sono legate a doppio filo al calo repentino delle vendite dei prodotti editoriali. Un fronte su cui il 2019 è un anno da dimenticare: i ricavi dalla vendita di quotidiani e periodici dovrebbero infatti essersi assestati a poco più di 1,9 miliardi, il 10% in meno rispetto al 2018 ed è il dato peggiore degli ultimi 5 anni, come stima Fenagi sulla base delle elaborazioni condotte sui dati resi pubblici dagli Uffici studi delle associazioni della filiera della carta.

Edicole in crisi, Anselmi (Fenagi): ''Una lotta per la sopravvivenza"

L'emorragia di edicole che chiudono è un fenomeno che si tocca con mano nelle grandi città e dunque, per sopravvivere, diventano sempre più dei luoghi dove è possibile trovare non solo giornali e riviste ma una serie di servizi, come ritirare un pacco, i soldi o un certificato. "Le edicole oggi, per sopravvivere, stanno diventando dei veri e propri 'hub' dove si va sempre più per ritirare pacchi consegnati dalle multinazionali dell'e-commerce, un servizio questo che garantisce un certo flusso di clienti". A fotografare la situazione è Ermanno Anselmi, coordinatore nazionale Fenagi-Confesercenti commentando i risultati di uno studio della associazione sulla crisi delle edicole, in cui viene stimato che ne chiudono due al giorno, in 10 anni addirittura, hanno chiuso i battenti in 4.100.

"Ma all'edicola oggi - prosegue Anselmi - si va anche per acquistare i biglietti dell'autobus, dei bus turistici, i biglietti per lo stadio. Addirittura, vi si possono ritirare certificati anagrafici, visure catastali o prelevare soldi laddove vengono installati gli sportelli automatici Atm".

Insomma l'edicola è sempre più polifunzionale. "I giornalai in particolare - spiega il responsabile Fenagi - chiudono l'attività nei quartieri più periferici delle città dove non ha senso neanche la trasformazione dei chioschi in piccoli empori che vendono cineserie, magliette, souvenir, come avviene nelle zone centrali di Roma, Napoli Torino, Milano, Firenze".

Il Governo dovrebbe intervenire sulle varie crisi del settore con una legge quadro per l'editoria 5.0. Intanto, di recente, gli edicolanti hanno incontrato il sottosegretario all'Editoria Andrea Martella al quale hanno chiesto di intervenire sulla leva fiscale estendendo a questa categoria le agevolazioni previste con il regime forfettario, alle quali ad oggi non possono accedere visti che hanno un regime Iva speciale. "Oggi noi paghiamo aliquote Irpef che vanno dal 23 al 27% e vorremmo che venisse ridotta al 15%, ci vorrebbe una norma, speriamo che il governo possa provvedere quanto prima", conclude Anselmi esponendo le ragioni dei giornalai.

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