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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

L'economia europea si è fermata e nell'Italia a crescita zero vola il debito pubblico

A giugno il debito è aumentato di 21,5 miliardi. E i dati Eurostat certificano come il rallentamento dell'economia colpisca anche Germania e Francia. Berlino studia un maxi piano di investimenti pubblici in infrastrutture

Tre dati negativi che arrivano da due osservatori diversi: se la Banca d'Italia certifica la progressiva crescita del debito pubblico, nuove preoccupanti notizie arrivano da Eurostat che oltre a stimare una crescita zero per l'Italia, segnala l'indebolimento dell'economia europea che registra un crollo della produzione industriale di ben lo -1,6% a Giugno. 

Capitolo uno, il debito pubblico. Come è noto il fardello che pesa sui conti italiani è l'enorme debito accumulato dalle amministrazioni pubbliche. A giugno il debito è aumentato di 21,5 miliardi rispetto al mese precedente, arrivando a registrare quota 2.386,2 miliardi.

debito pubblico italia-2

Banca d'Italia nel suo bollettino statistico spiega come l'incremento rifletta l'effetto complessivo della rivalutazione dei titoli di Stato. Nota positiva dal capitolo delle entrate tributarie che a giugno hanno segnato un aumento del 2,4% (0,8 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2018. "Al netto di alcune disomogeneità contabili, si può stimare che la dinamica delle entrate tributarie sia stata più favorevole", scrive Bankitalia nel bollettino.

Di chi è quindi la colpa del debito italiano: continua a leggere qui

Come ricorda il recente rapporto della Commissione europa il debito pubblico dell'Italia è il secondo più alto dell'Ue e uno dei più grandi del mondo. Per avere un'idea del macigno che pesa sull'economia, non basterebbe la ricchezza prodotta in Italia in un anno per ripagare i debiti dello Stato. Debiti che -messi insieme- costituiscono un fardello che ogni anno fa spendere all'Italia per interessi 65 miliardi di euro, cioè il 3,7% del Pil: per capirci è quanto lo Stato destina all'educazione.

Se il debito è un capitolo serio - ma già noto - le notizie più negative arrivano dall'istituto di statistica europeo. Come spiega Eurostat sono molti i segnali negativi che arrivano dai Paesi del mercato comune europeo. Nella zona euro la produzione industriale è scesa dell'1,6% e nella Ue-28 di 1,5%.

produzione industriale eurostat-2

Se in questo caso l'Italia pesa nella media calo appena con lo 0,2%, è l'Irlanda a far registrare un - 8,8% seguita da Portogallo (-4,5%), Francia (-2,3%) e Germania (-1,8%). Oltre alla zona euro, sono molti i segni meno anche nella Ue-28: Danimarca (-7,6%), Croazia (-2,2%), Cechia (-2,8%), Polonia (-2,1%), Ungheria (-1,8%). 

La frenata tedesca è una cattiva notizia anche per l’Italia poiché la Germania figura come primo mercato per l'export italiano. Per Berlino, da un decennio locomotiva d'Europa, pesano l'escalation dei conflitti commerciali tra Stati Uniti e Cina, ma anche il caos-Brexit e l’indebolimento della crescita globale. E ora anche in Germania si pensa ad una maxi obbligazione federale da 450 milioni di euro per finanziare un piano di investimenti pubblici in infrastrutture. 

Inoltre come dicevamo le cattive notizie riguardano anche il Prodotto interno lordo, l'indice che misura la crescita dell'economia, una sorta di termometro che ora registra i segnali di una febbre dilagante. Scende infatti allo 0,2% l'indice del Pil dell'area euro nel secondo trimestre del 2019 (rispetto allo 0,4% del trimestre precedente). 

Segnali di debolezza che vedono l'Italia fanalino di coda dell'intera Europa a 28: dopo il +0,1% registrato nel primo trimestre dell'anno, il Pil in Italia registra nel secondo trimestre una variazione congiunturale nulla.

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