Boom di colf e badanti, crolla il numero di operai e artigiani: così cambia il lavoro in Italia
E' un'Italia a due facce quella che emerge dai dati Istat sui cambiamento in atto nel mondo del lavoro. Bene servizi e ristorazione, soffrono industria ed edilizia
Boom di badanti, colf, cuochi e baby sitter. In netto calo il numero di operai e artigiani e più in generale soffrono le professioni qualificate. E' un'Italia a due facce quella che emerge dai dati Istat - elaborati da AdnKronos - sui cambiamento in atto nel mondo del lavoro nel periodo compreso tra il 2008 e il 2017.
In 9 anni il numero di occupati nel settore dei 'servizi alle famiglie' è aumentato dell'84,4%, riuscendo a registrare anche il record in termini assoluti, con un incremento di 346.000 unità.
Cresce anche la ristorazione
In confronto, i buoni dati registrati nel settore della ristorazione e alberghi, sembrano poca cosa (+25,1%). Solo osservando la situazione nel suo complesso, si può avere un'idea dell'eccezionalità del trend. Lo scorso anno gli occupati risultano poco più di 23 milioni, con una riduzione di 67.000 unità rispetto al 2008.
Soffrono ediliza ed industria
Ma come dicevamo c'è anche l'altra faccia della medaglia. Per un settore che va bene ce n'è più di uno che va male. Nel settore delle costruzioni, ad esempio, negli ultimi anni è stato registrato un calo del 27,5% e la perdita di 537.000 posti di lavoro. Va male anche l'industria in senso stretto, con 358.000 unità in meno (-7,3%). Il macro settore dell'industria, che comprende le due categorie in perdita, complessivamente registra un crollo di 895.000 unità che porta il totale degli impiegati a 6 milioni (-13%).
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Sempre meno operai ed artigiani
Osservando i dati da un altro punto di vista, quello del tipo di lavoro svolto, emerge che sono gli operai e gli artigiani ad aver pagato in misura maggiore il cambiento in corso, con una riduzione di un milione di posti, che porta il totale delle persone che svolgono questo tipo di attività a 5,2 milioni (-16,2%). Male anche per le professioni qualificate, con 362.000 posti in meno, che fanno scendere il totale a 8 milioni (-4,3%). A compensare le perdite registrate nelle due categorie ci sono i dipendenti nel commercio e servizi, che salgono a quota 7,1 milioni, grazie a un incremento di 861.000 unità (+13,9%). Bene anche il personale non qualificato, che sale a 2,5 milioni, grazie alla creazione di 437.000 posti (+20,9%).