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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Italia

Tre miliardi per salvare (ancora) Alitalia, solo la metà alla scuola

Dati alla mano l'allocazione delle risorse decisa dal Governo Conte nel decreto rilancio mostra come il 5% del totale degli stanziamenti finisce per finanziare la compagnia aerea. Una dote per un futuro tutt'altro che certo. Potevano andare altrove?

Un miliardo e mezzo alla scuola, un miliardo e mezzo all'università, tre miliardi per la sanità e tre miliardi per salvare Alitalia. Conti alla mano l'allocazione delle risorse decisa dal Governo Conte nel decreto rilancio mostra come il 5% del totale degli stanziamenti finisce per finanziare la compagnia aerea. Ancora una volta diranno, anzi dicono in molti.

Fatto sta che nel decreto Rilancio viene previsto un fondo di 3 miliardi di euro per il 2020: una dote equivalente in pratica all’intero fatturato 2019 di Alitalia e finalizzata alla costituzione della newco della futura Alitalia, Alitalia Tai. La nuova compagnia sarà interamente controllata dal ministero dell'Economia o da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta. A sostegno della nuova compagnia viene garantito un contratto di servizio di 5 anni per garantire la continuità territoriale (i collegamenti con Sardegna e Sicilia, ndr) e per lo svolgimento delle attività afferenti a servizi pubblici essenziali di rilevanza sociale. 

Un (mini) fondo di 200 milioni è invece previsto per le tre compagnie aeree minori operative in Italia, tra cui Air Italy (ora in liquidazione).

L'esecutivo giustifica l'intervento in Alitalia dipingendo il vettore come asset strategico per il turismo, eppure i dati Enac citati da molti detrattori dell'intervento statale mostrano come - con 26 milioni di passeggeri Ryanair e 15 milioni Easyjet - siano le compagnie anglosassoni a detenere il primato di principale vettore negli aeroporti italiani. Alitalia si ferma infatti a 9,8 milioni di passeggeri trasportati da e per l'Italia, una quota che vale l'8% del volume totale, appena davanti alla spagnola Vueling (5 milioni).

"Un confronto mortificante e offensivo" secondo Giordano Masini, coordinatore della segreteria di Più Europa. "Alitalia non doveva nemmeno figurare nei decreti per il sostegno all`economia, dal momento che si trova in stato fallimentare per demeriti propri, non certo per colpa del Covid-19. Eppure - sottolinea Masini - è la seconda volta in pochi mesi che il governo chiede ai cittadini italiani di buttare soldi in quel pozzo senza fondo, questa volta per creare una compagnia pubblica della quale nessuno sente il bisogno e che continuerà a pesare sulla nostre spalle ben oltre il capitale iniziale di ben tre miliardi di cui leggiamo oggi nel decreto".

Sempre da +Europa è il segretario Benedetto Della Vedova a bollare il decreto rilancio come un "puzzle di misure" che darà un po' di ossigeno alle imprese ma per poco tempo. "Si tratta di 55 miliardi di nuovo deficit e il deficit non potrà essere aumentato all'infinito". Proprio Della Vedova era stato il principale sostenitore dell'ipotesi di dirottare i 3 miliardi destinati ad Alitalia per estendere il taglio dell'Irap, puntando invece alla cessione della compagnia. 

"Mancano le competenze, manca la visione. Come ci si immagina l'Italia di domani? Quali sono le attività da incentivare, da potenziare?". si chiede Giuseppe Berta, storico dell'industria e docente di storia contemporanea all'Università Bocconi di Milano.

L'impressione è che si tratti dei soliti "soldi a pioggia", elargiti "un po' a tutti per non scontentare nessuno". Eppure, dopo lo shock del covid19, questo sarebbe davvero il momento di fare qualcosa di diverso. "Se in un frangente così grave non abbiamo niente da dire, non avremo da dire niente mai più. Finiremo ai margini", ammette sconfortato in un'intervista all'Adnkronos. "Per fare una politica industriale bisogna avere una visione dello sviluppo - sostiene Berta - Cosa che l'Italia non sembra avere, da almeno vent'anni".

Ma quale è la situazione di Alitalia e dei suoi diecimila dipendenti? Dei 112 aerei sono un centinaio quelli operativi ma il commissario Leogrande nel disegnare il piano industriale ha ideato una compagnia più piccola, con una novantina di aerei di cui solo 20 a lungo raggio, abbandonando parte delle linee intercontinentali. Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, nel corso del question time alla Camera aveva spiegato come servissero almeno 3 miliardi per tutelare la situazione occupazionale e puntare al rilancio della compagnia. "Non è percorribile lo standing alone, servono alleanze". Al momento l'ipotesi di bando di cessione è stata sospesa, la costituzione della newco passerà all'affitto dei rami di azienda per accelerare e il commissario sta valutando il perimetro esatto dell'intervento.

A sostegno dell'intervento è il Movimento 5 stelle con Mauro Coltorti, Presidente della Commissione Trasporti del Senato, che spiega come durante l'emergenza coronavirus Alitalia abbia fatto "Servizio Pubblico Essenziale", mettendosi al servizio del Paese con voli di rimpatrio in collaborazione con la Farnesina e la Protezione Civile pur nel contesto pandemico che ha visto annullare le principali fonti di guadagno su cui si fondavano le aspettative della Compagnia.

I sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ta chiedono che oltre al finanziamento contenuto nel decreto, il governo "ripristini il finanziamento strutturale del Fondo straordinario del trasporto aereo, la creazione di un fondo di settore per sostenere le aziende italiane danneggiate dalla pandemia e l'applicazione del contratto nazionale di settore quale riferimento minimo per tutte imprese del trasporto aereo''.

Un approfondimento dell'Istituto Bruno Leoni

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