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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

"Senza qualità e indecisa": istantanea di un'Italia (ancora) in crisi

Il Paese del 'nì' e della 'qualipatia'. Il Rapporto Eurispes 2019 analizza l'Italia in tutte le sue sfaccettature, con le solite problematiche che vengono a galla: dal lavoro nero e precario fino al gioco d'azzardo

L'Italia, la Repubblica del '' fondata sulla 'qualipatia': è questo il modo in cui viene descritto il nostro Paese dal 31esimo Rapporto Eurispes presentato a Roma, che nell'edizione del 2019 si fonda sul concetto di 'qualità', di cui ne viene ravvisata l'assenza in diversi aspetti, dalle tendenze sociali a quelle economiche, passando per la politica e la cultura. Nell'indagine vengono a galla molte problematiche che di certo non aiutano l'Italia e gli italiani nell'affrontare la crisi economica: dal lavoro nero o precario agli stipendi irregolari, passando per la piaga del gioco d'azzardo e finendo con i cittadini che sempre più spesso sono costretti ad attingere ai propri risparmi per coprire le spese. 

Il Rapporto Eurispes 2019

Il rapporto 2019 ruota attorno a 6 dicotomie: Pubblico-Privato, Sovranismo-Mondialismo, Lavoro-Tecnologia, Identità-Differenza, Realtà-Rappresentazione e Sicurezza-Insicurezza. Ad arricchire il Rapporto, le indagini campionarie che, nell'edizione di quest'anno, hanno sondato alcuni dei temi tradizionalmente proposti dall'Eurispes e altri di recente interesse: la fiducia nelle Istituzioni, l'opinione sull'operato del Governo, la situazione economica delle famiglie e i consumi, il mondo del lavoro, l'euro e l'Europa, l'opinione sui temi etici, il testamento biologico e il fine vita, il gioco con vincita in denaro, il rapporto dei cittadini con la televisione pubblica, il mondo degli animali, le nuove abitudini alimentari e la sensazione di sicurezza dei cittadini.

Rapporto Eurispes 2019: il documento integrale

Nel Rapporto vengono, inoltre, affrontati attraverso le schede fenomenologiche diversi altri temi di stretta attualità come, ad esempio, il caporalato e la tratta degli esseri umani, i fenomeni migratori visti attraverso i media, lo stato del sistema delle reti museali, la capacità di innovazione del Made in Italy, il digitale nei beni museali, gli sprechi alimentari, lo sviluppo del microcredito, il riciclo creativo, i temi del lavoro, il volontariato, l'uso dei farmaci, le fake news e le ricadute sui consumi, l'economia della bellezza, e ancora, il business del calcio, i vaccini, i Big Data, l'alcolismo, il tabagismo e la sugar tax.

Il concetto di qualipatia

Prima di approfondire i punti principali del Rapporto Eurispes, andiamo a capire meglio il concetto di qualipatia, attraverso le parole del presidente Gian Maria Fara: “Si sta affermando nella società italiana una nuova patologia, la 'qualipatia', intesa nella accezione negativa, ovvero l'avversione ed il rifiuto per tutto ciò che richiama la qualità. Una patologia che archivia l'essere e santifica l'apparire, che esalta il contenitore a discapito del contenuto, che premia l'appartenenza e mortifica la competenza”.

“La separazione tra Sistema e Paese, che abbiamo descritto nel Rapporto Italia 2018, non sembra affatto superata e il Paese -spiega Fara- resta in attesa di capire che cosa intende fare il Sistema per sanare la frattura. È caduta la cultura della programmazione. Le grandi questioni che attraversano la vita del Paese sono affrontate con la superficialità e con l'improvvisazione dettate dai tempi della comunicazione. Ogni argomento, anche se di grande rilevanza, viene affidato ad uno spot, uno slogan, un tweet. Il dibattito pubblico risulta immiserito a causa del declino della cultura dell'ascolto, del rispetto dell'altro da sé e dalla mancanza di una idea di comunità e di un senso stesso dello Stato. L'appiattimento del livello dello scambio politico a quello di eloquio da bar e, di più, l'imbarbarimento producono solo volgarità fine a se stesse”.

Per Fara “il tratto distintivo dell'Italia di questo 2019 sembra consistere nella difficoltà di affermare la propria identità, di sapere scegliere i percorsi ai quali affidare il proprio cammino, di dimostrare la capacità di decidere e di operare per poter stare ai tempi della complessità e della globalizzazione. Il nostro si potrebbe definire 'Paese del Ni', che non riesce mai ad esprimersi in maniera definitiva con un ''No'' o con un ''Si''. Le scelte non sono mai chiare, soggette a cambiamenti o capovolgimenti. Sul piano istituzionale, mai, nella storia recente, si erano potute osservare una tale ''capacità di indecisione'', una così grande confusione di ruoli e di responsabilità, una così netta separazione tra dichiarazioni, annunci e fatti”.

Lavoro, un italiano su 5 in nero o con doppia occupazione

Cala il pessimismo tra le famiglie italiane ma più di 1 cittadino su 5 è costretto al doppio lavoro o al lavoro nero. E' il rapporto Eurispes a fotografare così la realtà di un Paese che sembra ritornare all'ottimismo ma che vede il 21,2% del campione intervistato ammettere di lavorare senza contratto: i più esposti i giovani, quelli tra i 18 e i 34 anni, che secondo l'indagine hanno lavorato senza contratto nel 58,6% dei casi per i 18-24enni e nel 34,7% per i 25-34enni.

E cresce l'ottimismo nonostante, si legge ancora, il 45% debba attingere ai risparmi per arrivare a fine mese. Il 41,8% dei cittadini infatti ritiene che negli ultimi 12 mesi, la situazione economica del Paese sia rimasta stabile, con un valore superiore a quello del 2018 di quasi 3 punti (38,9%) e di quasi 20 punti rispetto al 2017 (22,2%). In parallelo, diminuiscono coloro che ravvisano un peggioramento (38,6%, -2,9% rispetto al 2018); contenuta in un 12,7% la percentuale degli ottimisti. Tuttavia ben il 45,1% degli italiani afferma di essere costretto a utilizzare i risparmi per arrivare alla fine del mese (40,7% nel 2018) mentre un terzo non ha difficoltà (33%); il 22% riesce a risparmiare; più di 1 su 4 (27,7%) incontra difficoltà a pagare le utenze; il 21,1% a sostenere le spese mediche.

Quanto costa (a tutti noi) il lavoro nero di colf e badanti: buco fiscale da 3 miliardi

Tra coloro che hanno un mutuo, quasi un terzo (32,7%) paga con fatica le rate e la metà di chi è in affitto fatica a pagare il canone. Per far fronte alle difficoltà, il 32,6% è stato costretto a ricorrere al sostegno economico della propria famiglia di origine, uno su dieci ha chiesto prestiti a privati (10,1%).

Lavoro, irregolarità negli stipendi 

Stipendi in ritardo o non erogati per il 22,1% dei lavoratori: per 1 lavoratore su 5 la busta paga è irregolare o evanescente a tal punto da determinare il cambio di lavoro. Lo dice l'Eurispes nel suo rapporto al capitolo "i disagi sul lavoro". Tra le insoddisfazioni più sentite anche la mancanza di tempo da dedicare a se stessi (48,5%), i carichi troppo pesanti di lavoro (47,7%), gli spostamenti casa-lavoro (44,4%) e le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (41,8%). Il 38,6% lamenta l'assenza di stimoli professionali, mentre sono circa il 32% coloro i quali dichiarano di avere rapporti conflittuali con i colleghi ed il 30% con i superiori.

E se il 28,5% ritiene che i propri diritti siano scarsamente tutelati e circa il 27% è preoccupato dalla precarietà del contratto e dall'insicurezza del posto di lavoro. Ad abbandonare il posto di lavoro a causa del "mobbing" è stato il 7,1% degli intervistati a cui va aggiunto il 16,5% che ci ha pensato, ma non lo ha fatto, per un totale del 23,6%.

Consumi, boom di spese per le badanti

A fronte di consumi familiari costanti è stato boom per la voce di spesa dedicata alle badanti: dal 24,9% del 2018 all'attuale 42,2% di italiani che affermano di aver speso di più per questa voce; in particolare, a spendere di più sono le persone che vivono sole (62,5%). In aumento anche la spesa per le baby sitter: quasi tre italiani su dieci (29,6%) hanno infatti speso somme più alte per l'assistenza ai bambini mentre un altro 29,3% ha registrato un aumento nelle spese per l'istruzione scolastica privata dei figli e il 26,6% per le attività sportive ed extra scolastiche.

Gioco d'azzardo, un'abitudine per 3 italiani su 10

Quasi 3 italiani su 10 partecipano a giochi con vincita in denaro, il 28,2%, a fronte del il 71,8% che dichiara di non farlo mai. In particolare, il 18,3% gioca solo dal vivo, il 2% solo on line, il 7,9% in tutti e due i modi. Nel complesso, circa 1 italiano su 10 gioca on line. Il Gratta e Vinci è il gioco più amato (l'85%), seguito dal Lotto e SuperEnalotto (77,4%), lotterie (62,4%), scommesse sportive (52,7%). 

Italia d'azzardo: 18 milioni di giocatori, è allarme minori

La speranza di una grossa vincita è la motivazione che più spesso induce a giocare (27,9%), seguita dalla ricerca di denaro facile (22%) e solo successivamente dal divertimento (21,1%; nel 2009 erano il 27,4%). L'8,2% gioca per occupare il tempo libero, il 5,5% per il brivido del gioco, il 4,7% per tradizione familiare, stessa percentuale dice di volere mettere alla prova la sua abilità, il 3,3% spera di vincere una cifra consistente da donare a chi ne ha bisogno. Quattro giocatori su 10 confessano di sentire, almeno qualche volta, di giocare troppo e spendere troppi soldi. Uno su 4 ha chiesto denaro in prestito per giocare.

Quanto alla pubblicità, secondo il 35,4% degli italiani non è giusto che lo Stato promuova il gioco lecito e responsabile mentre il 26,9% è dell'opinione opposta e il 22,5% non sa valutare. In particolare, il 30,6% del campione (giocatori e non giocatori) è contrario perché ritiene che anche il gioco lecito crei dipendenza, il 14,8% perché anche con il gioco lecito si possono perdere grosse somme; mentre il 16,6% è favorevole perché è un buon modo per scoraggiare il gioco illegale e il 10,3% perché in questo modo i giocatori sono più tutelati. Oltre 1 cittadino su 4, non necessariamente giocatore, conosce circuiti di gioco illegale.

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