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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Ex Ilva, cosa c'è nell'accordo (a tempo) tra ArcelorMittal e commissari

L'intesa raggiunta tra i commissari straordinari e il gruppo franco-indiano pone le basi per la futura contrattazione. Sindacati in allarme: ''Partiamo in salita, no ad una trattativa a tempo''

I commissari straordinari dell'Ilva e ArcelorMittal hanno firmato un accordo di base non vincolante sul futuro degli stabilimenti. Un patto che pone le basi per la futura negoziazione che però avrà una scadenza, neanche così lontana: il 31 gennaio 2020. Proprio il termine massimo ha messo in allarme i sindacati, che considerano troppo breve il tempo a disposizione per una trattativa, soprattutto se in bilico ci sono migliaia di posti di lavoro.

Ex Ilva, accordo di base tra ArcelorMittal e commissari

Ad annunciare l'intesa in extremis tra i commissari straordinari dell'ex polo siderurgico di Taranto e il gruppo franco-indiano era stato in precedenza Ferdinando Emanuele legale di ArcelorMittal. "Abbiamo raggiunto un accordo di base che indica le base per la negoziazione che si svolgerà fino al termine massimo del 31 gennaio con lo scopo di raggiungere un accordo vincolante" ha detto pochi minuti prima dell’udienza davanti a giudice civile di Milano Claudio Marangoni. L'udienza, fissata per discutere del ricorso d’urgenza presentato dai commissari dell’Ilva contro ArcelorMittal, è quindi stata rinviata al 7 febbraio 2020.

Nell’udienza di oggi si è dato atto dell’accordo raggiunto, senza consegnarlo al giudice, si è preso atto delle dichiarazioni dell’ad di ArcelorMittal Italia Lucia Morselli che ha ribadito gli impegni presi - spiega l’avvocato di Ilva Giorgio De Nova - "quindi noi abbiamo chiesto i termini del 20 gennaio per il deposito della memoria e la controparte al 31. Il giudice ha fissato la data della prossima udienza al 7 febbraio", chiosa l’avvocato

Ex Ilva, cosa c'è nell'accordo di base

L’accordo di base è un Heads of agreement che si limita ad indicare le basi della futura negoziazione che si svolgerà fino al termine massimo del 31 gennaio con lo scopo di raggiungere un accordo vincolante. Secondo quanto riferisce una fonte, "è un accordo di quattro pagine in inglese che serve per avviare un confronto sul piano industriale". Il negoziato tra le parti dovrà sciogliere nodi relativi all’investimento della multinazionale franco-indiana, l’ammontare dell’importo dell’intervento statale, la decarbonizzazione del sito di Taranto e gli esuberi.

In una nota di ArcelorMittal scrive: "AM.InvestCo ha firmato un accordo non vincolante con i Commissari Ilva nominati dal Governo che costituisce la base per continuare le trattative riguardanti un piano industriale per Ilva, incluso un investimento azionario da parte di un ente partecipato dal Governo". "Il nuovo piano industriale prevede investimenti in tecnologia verde da realizzarsi anche attraverso una nuova società finanziata da investitori pubblici e privati", aggiunge. 

I negoziati dunque, si legge ancora nella nota, proseguiranno fino a gennaio 2020. Nel frattempo, conclude la nota, nel corso dell'audizione che si è tenuta oggi, i Commissari Ilva e AM InvestCo hanno chiesto un ulteriore rinvio fino alla fine di gennaio 2020 della richiesta delle misure provvisorie avanzate dai commissari Ilva.

Ex Ilva, Re David (Fiom): ''No ad una trattativa a tempo''

Immediata la reazione dei sindacati. Il leader Fiom, Francesca Re David, ha commentato così: "Non siamo disponibili ad una trattativa a tempo ancor più se sul tavolo c'è la spada di Damocle dei licenziamenti. Un negoziato non si avvia con una data di 'scadenza', è solo il contenuto dell'accordo a definire la fine di una trattativa. E il tema del negoziato, per noi, è zero esuberi. Se A.Mittal e governo avessero concordato qualcosa di diverso allora se ne dovranno assumere la responsabilità". 

Ex Ilva, Bentivogli (Fim): ''Trattativa parte in salita''

Sulla stessa linea anche Marco Bentivogli, leader della Fim: "Siamo sempre disponibili al confronto ma in un mese ribaltare gli assunti di queste premesse che non vanno, ci sembra un'operazione tutta in salita".

 "Per noi resta inoltre confermato il rifiuto di un piano industriale che contenga esuberi - prosegue -  "Quelle di oggi infatti ci sembrano solo linee guida molto simili a quel piano industriale già presentato dal ministro Patuanelli nell'ultimo incontro al Mise e su cui abbiamo dato un giudizio negativo".

"Vorrei capire piuttosto quale sarà l'obiettivo finale in termini occupazionali considerato che a quanto ci risulta i livelli attuali, quelli previsti dall'accordo del 2018, saranno raggiunti solo nel 2023", aggiunge Bentivogli. "Abbiamo sempre detto che sia per le soluzioni industriali e tecnologiche che per quelle ambientali, e con esse le ricadute occupazionali, il migliore equilibrio è rappresentato dall'accordo 2018. I 3 o 5 anni di tempo che serviranno per realizzare il piano industriale infatti sono un rischio anche relativo all'ulteriore perdita di quote di mercato, con nessuna garanzia che vengano riacquisite alla fine del piano", conclude.

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