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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Taranto

Ex Ilva, ArcelorMittal mette in cassa integrazione 1.400 operai

''Il mercato è in grave crisi'': con una nota ufficiale il gruppo industriale ha reso nota la scelta di ricorrere alla Cigo per almeno tre settimane. Sindacati preoccupati: ''Decisione grave, ArcelorMittal la ritiri''

Brutte notizie per gli operai dell'ex stabilimento Ilva di Taranto, il gruppo industriale ArcelorMittal ha reso noto che, a causa della 'grave' crisi del mercato', si troverà costretto a ricorrere temporaneamente alla Cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo). Come confermato dalla nota dell'azienda, la Cigo interesserà lo stabilimento di Taranto per un numero massimo al giorno di circa 1.400 dipendenti per 13 settimane. Il gruppo industriale sottolinea che nonostante lo scenario sia ''molto critico, ArcelorMittal Italia conferma il proprio impegno su tutti gli interventi previsti per rispettare il piano industriale e ambientale, al termine dei quali, con un investimento da più di 2,4 miliardi di euro, Taranto diventerà il polo siderurgico integrato più avanzato e sostenibile d’Europa''.

Arcelormittal ricorda che lo scorso messe è stata presa la decisione di ridurre la produzione primaria in Europa, ''a causa delle critiche condizioni del mercato'' e che riguardavano anche lo stabilimento di Taranto, dove era stata rallentata la produzione da 6 a 5 milioni di tonnellate. L’azienda ha già contattato le organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie di Taranto, per informarle di questa operazione. Ulteriori dettagli saranno forniti nell’incontro già programmato per domani, 6 giugno. “È una decisione difficile ma le condizioni del mercato sono davvero critiche in tutta Europa'', spiega l’amministratore delegato di Arcelormittal Italia, Matthieu Jehl. ''Ci tengo a ribadire che sono misure temporanee, l’acciaio è un mercato ciclico”, aggiunge.

Settore in crisi per un mix di fattori

Un mix di fattori, si legge nella nota, ''sta penalizzando l’intero settore dell’acciaio europeo, che soffre una situazione economica sempre più peggiorata negli ultimi mesi. Tutti gli indicatori evidenziano un forte rallentamento del mercato e non solo nel settore automotive, attualmente in calo del 10%''. In particolare l’indice pmi è sceso a 47,4 nel marzo 2019, andando per il sesto mese consecutivo sotto quota 50 e raggiungendo il punto più basso dal maggio 2013.

Il comparto siderurgico ha registrato un progressivo rallentamento a partire dal primo trimestre di quest’anno, in particolare, in riferimento ai prodotti siderurgici da coils. A oggi si registra ''un’importante riduzione del consumo di acciaio a livello europeo e, anche italiano, che ha determinato un progressivo minor carico di ordini e, quindi, di lavoro'', si sottolinea.

Accanto alla riduzione della domanda di acciaio in Italia si è registrato un ''aumento senza precedenti delle importazioni da paesi terzi'': nei primi quattro mesi del 2019 le importazioni di prodotti da coils e lamiere sono aumentate del 51% rispetto allo stesso periodo del 2018 (anno quest’ultimo già di per sé record per importazioni da paesi terzi)''. Inoltre, tale contesto ''sopravviene a un periodo in cui le scorte a magazzino sono aumentate ben oltre i livelli standard di giacenza''.

Ad aggravare la situazione, ''le deboli misure di salvaguardia per le importazioni di acciaio adottate dalla commissione Ue, che ci rendono vulnerabili in un momento in cui i prezzi dell'acciaio sono bassi, i costi energetici elevati e i costi delle materie prime in continuo aumento''. Nella nota si ricorda che ieri 45 amministratori delegati dei più importanti gruppi siderurgici europei hanno scritto una lettera aperta ai capi di Stato e di governo della Ue e alle istituzioni comunitarie, per chiedere un'azione urgente a sostegno del settore.

La preoccupazione della Fiom

Fiom "preoccupata"dalla decisione di ArcelorMittal di mettere in cig 1.400 lavoratori dello stabilimento di Taranto. Una decisione improvvisa legata a difficoltà di mercato che però, spiega il leader delle tute blu della Cgil, Francesca Re David, fa seguito alla riduzione del volume di produzione programmata da 6 a 5 milioni di tonnellate.

"E' del tutto evidente che la prospettiva della cassa integrazione ordinaria, per quanto legata per definizione ad un evoluzione di ciclo congiunturale, non ci rassicura e diventa un ulteriore elemento di incertezza. Sono mesi che la Fiom chiede un incontro al Mise per una verifica degli impegni sottoscritti, che diventa ancora più urgente alla luce delle decisioni comunicate oggi", prosegue sottolineando come nell'incontro in programma per lunedì 10 giugno al Mise il sindacato chiederà "una verifica sull'attuazione dell'accordo sottoscritto in merito alle strategie industriali e produttive e agli investimenti relativi al processo di risanamento ambientale".

Per domani intanto è stato già fissato a Taranto l'incontro tra ArcelorMittal e le Rsu in cui verrà formalizzata la procedura di cassa. "La decisione comunque rappresenta un elemento di ulteriore preoccupazione in una fase di assestamento critico degli obiettivi del piano industriale", conclude Re David.

Palombella (Uilm): "Decisione grave, la ritiri"

"La comunicazione arrivataci da ArcelorMittal a pochi giorni dall'incontro di lunedì prossimo è grave, inopportuna e sbagliata". Così il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, commenta la decisione dell'azienda di voler ricorrere allo strumento della cassa integrazione ordinaria per 13 settimane, a partire dai primi di luglio, per lo stabilimento di Taranto. Il provvedimento riguarderebbe un massimo di 1.395 lavoratori, comprensivi anche dei lavoratori dei servizi a supporto della produzione, con la fermata di treno nastri 1, colata continua 5, e laminazione a freddo. "Le ripercussioni ci sono anche per gli altri stabilimenti ex Ilva d'Italia dove si utilizzeranno piano di smaltimento ferie per far fronte alla riduzione dei volumi produttivi'', aggiunge Palombella che ricorda come non si ''sia mai verificato prima che a pochi mesi dall'acquisizione un'azienda facesse ricorso alla cassa integrazione ordinaria".

"Siamo consapevoli che esiste un problema di riduzione della produzione di acciaio in Europa provocata dalla crisi dell'auto in particolare e non solo, ma anche per effetto dell'importazione di acciaio da Paesi terzi, Turchia e Cina in particolare", spiega ancora Palombella chiedendo tuttavia ad ArcelorMittal "di mantenere inalterati i livelli produttivi previsti dal piano industriale, come dall'accordo stipulato il 6 settembre 2018 al ministero dello Sviluppo economico". E nel prossimo incontro al Mise calendarizzato per lunedì la Uil si appresta a chiedere "garanzie, tempi di scadenza e impegni precisi oltre al ritiro dell'annuncio". Il contrario infatti, conclude, "sarebbe un segnale sbagliato per i lavoratori di ArcelorMittal, ma soprattutto lancerebbe un messaggio di disperazione per quelli in Amministrazione Straordinaria che vedrebbero allungarsi ulteriormente i tempi di reintegro in azienda e sarebbe un brutto colpo per l'intera città di Taranto e per chi crede nel rilancio e nel consolidamento della siderurgia in Italia".

Furlan (Cisl): "Da Governo manca la strategia"

"ArcelorMittal deve rispettare gli accordi che ha firmato. C'e' troppa disinvoltura nel paese nel fare gli accordi e poi non rispettarli: pensiamo a Whirlpool ma non solo. Manca anche una vigilanza da parte del governo e una strategia e questo è' un elemento negativo che ha risvolti sull'occupazione e sullo sviluppo assolutamente drammatici". Così' il leader Cisl, Annamaria Furlan, commenta l'annuncio di ArcelorMittal sulla cig in arrivo per 1.400 lavoratori dello stabilimento di Taranto. Per questo da una parte serve un'azione da parte del governo molto piu' forte di politica industriale, perché manca una logica e una visione, e dall'altra una grande responsabilità delle imprese che in molti momenti sta mancando", conclude Furlan .

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