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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia Taranto

Ex Ilva, Arcelor Mittal spegne l'impianto: una bomba sociale su Taranto

Per mancanza di ordini l'impianto comincerà a spegnersi tra appena dieci giorni, poi sarà il turno dei tre altoforni ancora attivi. Per i sindacati un quadro drammatico che preoccupa anche l'indotto: le aziende occupano 5mila persone ora senza stipendi

L'amministratore delegato Arcelor Mittal, Lucia Morselli, ha incontrato i rappresentati sindacali dell'impianto siderurgico di Taranto. Quello che è emerso è per certi versi drammatico: smentendo il Governatore della Puglia Michele Emiliano che aveva auspicato una permanenza dell'impegno della della multinazionale franco-indiana fino a maggio, l'ad della società che ha preso in affitto l'ex Ilva ha comunicato il piano per lo spegnimento degli altoforni.

Ex Ilva, via al piano di spegnimento

I tre impianti ancora attivi nell'area a caldo dell'acciaieria saranno spenti a partire dal 12 dicembre (altoforno 2), 30 dicembre (afo4) per concludersi il 15 gennaio con lo spegnimento dell'altoforno numero 1.

Ancora prima, tra il 26 e 28 novembre verrà inoltre chiuso il treno a caldo "per mancanza di ordini".

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Va ricordato che lo scorso giugno erano già partite le operazioni di smantellamento dell'altoforno numero 3 che - come previsto dal piano ambientale sottoscritto da Arcelor Mittal - avrebbe dovuto far posto ad un impianto di trattamento acque reflue entro giugno 2020. All'avvio della operazione Arcerlor Mittal ebbe a dichiarare come la società si impegnasse "con serietà per rispettare tutti i termini previsti dal Piano Ambientale: obiettivo, fare di Taranto il polo siderurgico tecnologicamente più avanzato e sostenibile d’Europa".

Ex Ilva, i sindacati: "Quadro drammatico"

Una dichiarazione di intenti che ora appare vuota alla vigilia del tavolo di crisi convocato al Ministero dello sviluppo economico, incontro cui la multinazionale a rinviato ogni dichiarazione sul piano di esuberi che si preannuncia "lacrime e sangue".

"Questo piano di fermate - spiega il segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli - modifica sostanzialmente le previsioni contenute nell'Autorizzazione Integrata Ambientale. Se ancora non fosse chiaro la situazione sta precipitando in un quadro sempre più drammatico che non consente ulteriori tatticismi della politica".

Ex Ilva, Emiliano: "Decarbonizzazione la chiave di tutto"

"Ricostruire l'impianto nei suoi altiforni non funzionanti o al limite massimo della produttività con la tradizionale tecnologia a carbone  non avrebbe alcun senso". Lo spiega il governatore della Puglia Michele Emiliano a margine del Consiglio regionale, ribadendo la sua posizione a proposito della situazione dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto.

"Una delle ipotesi possibili è che i due forni funzionanti, l'uno e il quattro, il due è in grande difficoltà, possono continuare la produzione a carbone. Nel frattempo utilizzando i finanziamenti dell'Unione Europea si può far partire la decarbonizzazione. Una decarbonizzazione che avverrebbe anche con la sperimentazione di nuove tecnologie e potrebbe collocare l'acciaieria di Taranto nella nuova era dell'acciaio mondiale, un'era a basso livello di emissioni di CO2 e di inquinanti. Questa è la sfida della Puglia".

"Noi - ha evidenziato Emiliano - siamo contenti che sia il governo, sia il sindacato, sia la Confindustria di Taranto abbiano finalmente compreso che questa è l'unica strada, che la decarbonizzazione è la chiave di tutto".

Ex Ilva, la crisi dell'indotto: 200 milioni di crediti

Il disimpegno di ArcelorMittal da Taranto sembra "ormai prendere corpo" spiega il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro, al termine dell'incontro con il ministro dello sviluppo Stefano Patuanelli, riportando quella che appare più che una impressione, una certezza

Intanto ammontano a quasi 200 milioni i crediti che le aziende dell'indotto vantano nei confronti dell'ex Ilva. Come spiega Confindustria le imprese tarantine vantano nei confronti di ArcelorMittal 50 milioni di euro che si sommano ai 150 milioni già praticamente 'persi' nel corso delle gestioni commissariali precedenti.

Una situazione che preoccupa i sindacati alla luce della notizia della richiesta dell'avvio della procedura di cassa integrazione e la contestuale minaccia di mancati pagamenti degli stipendi per i lavoratori delle aziende operanti all'interno dello stabilimento siderurgico.

"Confindustria - concludono Fim, Fiom e Uilm - ponga fine a questo inutile ricatto sulla pelle dei lavoratori".

Quanto vale l'indotto dell'Ilva

Ma quanto vale l'indotto dell'ex Ilva? Si stima che l'impianto siderurgico dia lavoro a circa 5mila persone impegnate in quasi 200 aziende: attorno agli altiforni lavorano imprese metalmeccaniche ma anche mensepulizie e trasporti.

La crisi di liquidità ha investito prima i 246 dipendenti di EnetecFc e Iris, poi i 50 lavoratori di Gamit impegnati nelle manutenzioni meccaniche per il siderurgico.

Nelle ultime ore lo scacco matto per Arcerlor Mittal è arrivato proprio dalla messa in mora collettiva chiesta attraverso Confindustria. Agli affittuari dell’ex Ilva restano meno di 48 ore per saldare il debito, poi dal week end c’è il rischio che le aziende dell’indotto si fermino, complicando ancora di più la situazione. Se le ditte dovessero decidere di fermarsi, il siderurgico rischia la paralisi.

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Dati Confindustria sul peso delle multinazionali nell'economia italiana in un'infografica realizzata da Ansa-Centimetri, Roma, 5 novembre 2019. ANSA/CENTIMETRI

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