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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia Taranto

Ex Ilva, nelle testimonianze ai Pm il requiem dell'impianto: perdite inesorabili

La crisi economica della società che gestisce l'impianto tarantino è disastrosa per stessa ammissione dei manager. ArcelorMittal avrebbe esaurito le finanze per il piano industriale. "700 milioni di perdita". Ripercussioni inevitabili anche sull'indotto

La crisi dell'ex Ilva ha origini lontane, ma la gestione di ArcelorMittal non riesce a garantire i risultati sperati, anzi le perdite sono inesorabili.

Lo si legge nelle testimonianze raccolte dai pubblici ministeri di Milano che indagano sull'acciaieria tarantina, report che restituiscono l'immagine di un gruppo in profonda crisi finanziaria.

"Il primo trimestre non è andato bene...il secondo doveva segnare il pareggio ed è andato invece peggio del primo - dice Matthieu Jehl, ex amministratore delegato di ArcelorMittal ai pm - per motivi di contingenza di mercato, ma anche di risultati operativi in termini di qualità e di volumi".

"Il terzo trimestre è stato peggiore anche del secondo e a detta di Jehl dovevamo recuperare 140 milioni, con taglio del personale con cassa integrazione guadagni".

Poi tutto naufraga con l'annuncio del piano di fermata e l'impianto sostanzialmente si ferma con il disdettamento degli ordini dei clienti.

Tra le testimonianze si leggono delle lamentele dei manager della multinazionale per gli alti costi della manodopera e soprattutto degli straordinari, dei costi di manutenzione degli impianti e delle materie prime impiegate.

Con riferimento al personale, nella riunione di giugno-luglio, "i manager esteri richiesero espressamente di ricorrere allo strumento della cassa integrazione ordinaria per circa 1300 persone, perché si stava delineando già da qualche mese una evoluzione del mercato non favorevole".

Ex Ilva, che cosa succede adesso: le ultime notizie

La situazione del più grande impianto siderurgico d'Europa è tuttavia ancor peggiore delle premesse e, come viene fatto notare dagli stessi dirigenti, nonostante la sospensione del piano di fermata, l'azienda non ha tutto quello che serve per proseguire l'attività, in quanto l'approvvigionamento delle materie prime è stata cancellata.

"Il piano prevedeva di lasciare una scorta minima di materie prime solo per un altoforno per un mese" spiega un dirigente ai pm milanesi che indagano sulla gestione ex Ilva-ArcelorMittal.

"L'ad Morselli ha dichiarato ufficialmente ai primi di novembre in un incontro con i dirigenti e quadri che aveva fermato gli ordini, cessando di vendere ai clienti".

"Sia il precedente amministratore delegato Mathieu Jehl, sia il nuovo amministratore delegato Lucia Morselli, hanno dichiarato che la società aveva esaurito la finanza dedicata all'operazione", mette a verbale Claudio Sforza, direttore generale dell'ex Ilva sentito come testimone dai pm milanesi. Un'affermazione che, a dire del testimone, sarebbe stata ripetuta anche in occasione di un incontro sindacale dello scorso 15 novembre al Mise alla presenza del ministro Patuanelli.

"Preciso che in quella occasione - dice il dirigente - l'ad Morselli non ha parlato di crisi di finanza ma di disastrosa crisi economica".

ArcelorMittal: "Ex Ilva ha 700 milioni di perdita per il 2019"

Una crisi economica che si ripercuote anche sull'indotto. Come spiega Steve Wampach, chief financial officer di ArcelorMittal Italia l'azienda sta pagando in ritardo i propri fornitori. "Stiamo pagando, ma con ritardo. Ad oggi abbiamo circa 130 milioni bloccati, ma, tra gli altri, ci sono anche problemi nella regolarità della documentazione dei fornitori".

In questo primo anno di esercizio, secondo i dati in suo possesso, risulta "Ebitda 580 milioni di perdita, ammortamenti per ulteriori 70 milioni e per interessi altri 50. Quindi come previsione abbiamo circa 700 milioni di perdita per il 2019". 

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